Di quel castello in cielo
ho costruito ogni pilastro,
allestito ogni stanza
con mobili intarsiati di speranza,
lampadari ricchi di luminosa temperanza,
due troni eleganti e avvolgenti.Ho cucito uno stendardo con
policromi gomitoli di confidenze.
"Sarà il simbolo della nostra rinascita,"
ho pensato ingenuamente.
Ho aspettato,
non vedevo l'ora mi affiancasse.
Ho lottato con tenacia,
perso sangue,
per conquistare il nostro regno.La lancetta si trascina
ed io con lei.
Uno, dieci, diciassette rintocchi.
Affacciata alla finestra,
lo vedo, eccolo là,
finalmente, è il momento.Chiamo con gioia il suo nome,
nessuna reazione,
non un battito di ciglia.
Dice che va tutto bene,
pietrificato.Nel dubbio d'esser mutata in Medusa,
chiamo d'urgenza Perseo,
ma costui dichiara:
"Nessuna serpe agghinda il tuo cranio."Sognavo il castello di Camelot,
amor cortese e nobiltà d'animo.
Apro gli occhi
sulla Torre di Babele che sto elevando,
non sull'acque dell'Eufrate,
ma sulle rive del Cocito.Nella nostra stanza da ballo
Lissa e Acli danzano,
dipingono di nero lo stendardo
per dargli fuoco
e gettarne i resti
nel Lete.Ora tuona la solitudine,
uno sciame furibondo di mattoni
si tuffa nel vuoto.Michele,
sei solo uno schiavo,
rispondi ai dettami
di un Dio marketer,
corrotto,
che gode della tua acquiescenza,
acquosa, flebile coscienza.Ci siamo giurati fedeltà e parità:
la coppia angelica promessa.
Dunque perché mi trovo confitta
nei ghiacci
di questo lacrimoso fiume?Il trono è cascato.
Illeso arcangelo,
non mi vedi tra i detriti;
te ne torni
tra le tue tenebre azzurre.Un bruco,
colori vivaci,
masticavo i doni di Gea
e cucivo con pazienza la mia crisalide.Le tue mani mi hanno avvolta.
Nel silenzio di dita fredde e ruvide,
son cresciute senza colore le mie ali.
Del mio volo invisibile nessuno
si complimenterà,
nemmeno tu
che dici di avercela messa tutta.Stagioni intere di kintsugi,
per riavere un miocardio
integro e capiente,
andati all'aria
assieme al cagionevole palazzo
per distratta ottemperanza.Fragile scettica,
incapace di accettare
che con lento silenzio
si sta fratturando
il cuore che avevi riassemblato.Piccola sciocca,
ma non lo hai capito?
Non esistono prìncipi
né amanti collaborativi.
Esistono bambini,
petulanti o silenziosi,
noncuranti o lascivi,
abbagliati dal desiderio
irrefrenabilmente egoista
di vedersi riflessi
nei tuoi occhi vivi.
Svuotandoti dall'interno,
entrando,
assorbendo,
spegnendo,
con codardia,
l'entusiasmo.
Collezionano
lepidotteri in teche,
chiamano "amore"
un'affascinante
asfissia.[Gustave Dorè - illustrazione per il Paradiso Perduto di Milton, Lucifero sconfitto]
"Ho bisogno di un flusso di vita, non di questa folata di favole."
- Sylvia Plath[Gustave Dorè - La Giudecca (quarta zona del Cocito) e Lucifero]