Sophia's Pov
"Bene ragazzi, adesso passiamo al vostro lavoro settimanale!" disse il Sig. Arthur, mentre io ero perennemente persa nei mie pensieri.
Pensavo e ripensavo ad Harry, al suo viso triste, al suo sguardo bastonato e di come tutto questo mi faceva tremendamente male anche solo a immaginarlo di nuovo. Ricordavo perfettamente cosa si provava a sentirsi sbagliati per un mondo così diverso dal proprio modo di essere, cosa si provava a sentirsi così maledettamente delusi, tristi, pieni di rabbia.
Ricordavo cosa volesse dire essere sofferenti al punto che avresti voluto piegare il mondo con un solo urlo, ma tutta quella voglia di ribellione finiva nell'esatto momento in cui ti rendevi conto che il mondo, avrebbe finito col piegare sempre e comunque te. In qualunque modo.
Riflettevo sulla possibile causa della sua tristezza, sul perché esistesse qualcosa di più importante di lui, da togliergli il sorriso fino a quel punto, e sostituirlo con il nulla, con il vuoto, e se solo avessi saputo cos'era, giuro che lo avrei distrutto con le mie stesse mani. Soffrivo nel vederlo così, nel vederlo piegato fino a questo punto. Dovevo salvarlo, condurlo da me... ma come?
"Questa settimana vi occuperete di giornalismo locale. Ognuno di voi dovrà lavorare ad un'intervista su un personaggio particolare, di un certo calibro e notorietà ovviamente, e poi redigerci un intero progetto giornalistico." Affermò prendendo una piccola ciotola con dei foglietti al suo interno. "Qui dentro ci sono i nomi dei diversi personaggi che ho pensato per voi. A turno prenderete un foglietto e svolgerete il lavoro su chi vi è uscito. Almeno così renderemo l'attività equa ragazzi, si tratta solo di sorte". Concluse ammiccando.
A quell'ultima parola m'illuminai improvvisamente. E osservavo con attenzione ogni singolo movimento all'interno della classe, quasi come per poter seguire il cammino invisibile di quella ipotetica "sorte".
Mentre il professore girava di banco in banco attendendo che ogni studente prendesse il foglietto, pensavo a come sarebbe stato bello, oltre che irreale, vedere il suo nome su quel pezzo di carta e sperare che il destino non si fosse preso gioco di noi tre giorni fa, ma magari ci avesse riservato soltanto un incontro migliore. Ma era letteralmente impossibile che accadesse, quindi mi rassegnai a priori.
Dovevo mettermi l'anima in pace, avrei trovato altri modi per andare da lui.
All'improvviso percepii una figura davanti a me e soltanto quando appoggiò la ciotola sul banco, intuì chi fosse. Guardai il prof dritto negli occhi, come se volessi affidarmi a lui riguardo alla imminente scelta alla cieca che avrei fatto, poi - trattenendo il respiro - allungai una mano all'interno del contenitore e presi il primo foglietto che mi capitò.
' George Hampton. Sponsor musicale internazionale.'
Rilessi più volte quel nome che all'apparenza sembrava tanto importante e, anche se sciocco, un po' rimasi delusa."Credevi davvero che sarebbe uscito il suo nome Sophia?" Dissi a me stessa, sorridendo amaramente... che sciocca che ero. Era ovvio che non potesse essere così. Ma me lo aspettavo, quindi non fu molto difficile sorvolare ed andare oltre. Ma la mia speranza rimaneva sempre accesa.
Rilessi l'impiego di quel personaggio stranamente famoso, ma per niente noto alle mie orecchie. Era uno sponsor musicale... perfetto! Mi sarei occupata di musica e mi ritenni soddisfatta ugualmente. Avevo avuto comunque molta fortuna e tirai un piccolo sospiro di sollievo.
Dopo pochi minuti suonò la campanella segnando la fine delle lezioni. Finalmente potevo concentrarmi su questo progetto e, conoscendomi, avrei iniziato da subito.
"Mercoledì prossimo c'è la consegna del lavoro, quindi datevi da fare mi raccomando!" annunciò il professore da dietro la cattedra, mentre tutti gli altri sistemavano le loro cose annuendo. "Ah, Miss Vincent!" mi chiamò, facendomi cenno di raggiungerlo.
"Si Mr. Arthur?"chiesi curiosa avvicinandomi. "Da lei mi aspetto un lavoro egregio, lo sa vero? E' una delle studentesse migliori che abbiamo, non potrebbe essere altrimenti quindi!"
Portai gli occhi al cielo. Odiavo quando mi facevano troppi complimenti riguardo al mio 'talento' giornalistico o sulle mie abilità concerni alla scrittura. Iniziavo a credere seriamente che tutto "quest'oro colato" verso di me, era dovuto soltanto alle mie origini, e non realmente alle mie capacità. Probabilmente era solo per il mio cognome, per la mia reputazione rimasta immutata dalla mia generazione, ed era fastidiosamente odioso. Non che non sia orgogliosa delle mie discendenze, ma entrarne sempre in confronto era estenuante, non riuscivo mai ad essere valutata io nel mio singolo, nelle mie singole capacità, nei mie sforzi.
Dannazione! Se non fosse per quel maledetto cognome, per quel maledetto passato, forse adesso avrei avuto opinioni sincere. Perché ero certa ancora adesso, che tutto quel che mi veniva riferito o veniva pensato su di me, era sopravvalutato a causa della mia identità.
Ed era davvero triste non sentirsi apprezzati per quello che si era davvero. Per l'immenso universo, anche se devastato, che si aveva dentro.
"Si... si lo so" affermai tristemente delusa, abbassando lo sguardo.
"Perfetto. Non a caso lei ha avuto un personaggio molto importante. Non è affatto facile entrare in contatti con lui: si sposta in tutte le parti del mondo continuamente ed è sempre molto impegnato. Ma sono riuscito a rintracciare una serie di informazioni e dove si trova precisamente in questo periodo, così potrà raggiungerlo facilmente senza troppe ricerche." Disse porgendomi un bigliettino plastificato.
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Come l'ultima volta.
FanfictionLui e lei a Parigi, ad amarsi davvero. Per fuggire da quella realtà troppo opprimente per loro, che li ostacolava soltanto e da quell'insistente passato che li costringeva a nascondersi. Lui è il suo VERO amore, quello che la fa sentire viva, come...