L'inganno

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Il caos e la confusione nella mia testa raggiunsero il culmine, fino ad esplodere quando venni a scoprire del suo fidanzamento. Finalmente avevo una risposta alle mie incertezze no? Potevo mettermi il cuore in pace, proseguire con la mia vita e smettere di pensare a lei. Ma qualcosa non tornava, sentivo ancora un peso angosciante sullo stomaco e capii che volevo delle risposte. Se per tutto questo tempo, in realtà io le piacevo? Forse sarei dovuto essere meno egoista e fare la prima mossa, forse lei mi interessava veramente, ma ormai era troppo tardi, l'avevo persa. Tuttavia dovevo togliermi questo fardello di emozioni, e l'unico modo per farlo era andare a parlare con lei a cuore aperto e così feci.

E' un afoso pomeriggio d'estate, sapevo che oggi i suoi genitori non sono in casa, non volevo distrazioni dovevamo essere solo io e lei. Mi accertai che anche il suo nuovo ragazzo fosse impegnato altrove, e così mi presentai alla sua porta.

Al suono del campanello il mio cuore batteva a mille, l'attesa era snervante, non avevo programmato nessun discorso, cosa che, al contrario, sono solito a fare, le mie dita scivolano l'una sull'altra mentre mi stropicciavo le mani e continuavo nervosamente a pulirmi le scarpe sullo zerbino, fino a che la porta si aprì.

Probabilmente avevo interrotto il suo relax, dato che si presentò struccata, con i capelli scompigliati e ancora in pigiama, nonostante ciò, mi sembrava bellissima. Alla mia vista spalancò gli occhi in un'espressione meravigliata, non sono il tipo che fa visite senza avvisare e soprattutto non ero mai stato a casa sua, lo stupore era giustificato. 

Balbettai un "ciao" e senza farla parlare feci subito chiare le mie intenzioni:

"Ti devo parlare di una cosa a cui sto pensando da molto" dissi di getto;

"Oh, ehm, va bene, dimmi pure" rispose lei quasi spaventata;

"In realtà è una cosa un po' complicata, se potessimo entrare sarebbe meglio" dissi io nervosamente;

"Ah, ehm, va bene, andiamo dentro allora" rispose lei incerta.

La seguii dentro casa, ormai il mio battito cardiaco era irrecuperabile, in pochi istanti mi passavano per la testa parole da mettere insieme per formulare il discorso perfetto, ma ero troppo nervoso, non riuscivo a ragionare, pensavo al suo ragazzo, pensavo al mio stato d'animo, a quanto avrei voluto entrare in quella casa come fidanzato e non come estraneo. Ormai non c'era più niente da fare, le parole erano superflue e non sarei mai stato abbastanza coraggioso da parlarle onestamente dei miei sentimenti, tutto quello che volevo era continuare a vivere beato, senza preoccupazioni, senza ricevere quell'interesse che in fin dei conti, non ho mai meritato. 

La speranza mi aveva portato qui, in casa di lei, ma non ero più uno speranzoso, bensì un ingannato e mentre era girata di spalle per chiudere la porta, fu l'inganno a muovere la mia mano per afferrarla e tapparle la bocca. Sfilai il coltello che avevo dietro la schiena, incastrato nei pantaloni, e mosso dall'amore o dall'odio, la pugnalai dove io mi sentivo più ferito, al cuore, mentre la stringevo tra le mie braccia. 

Introspezione di un narcisistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora