𝟎𝟏.

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Amaro. Era questo, quello che provava Minho, in quell'esatto momento. Amaro sulla lingua, nelle vene, sulla pelle del suo corpo.

Amaro perché sapeva che sarebbe stata un'altra notte insonne. Nonostante i suoi arti affaticati e il corpo stanco.

Si alzò dal letto, camminando con passi pesanti verso il bagno. Senza neanche lanciare un'occhiata alla figura nuda stesa nel suo stesso letto, coperta solo da un lenzuolo bianco.

Camminò nel corridoio buio, e quando raggiunse la sua destinazione, chiuse la porta alle sue spalle con un lieve scricchiolio, provocato dal legno.

L'aria fredda della stanza colpì il suo corpo appena entrò, facendogli venire i brividi lungo la schiena. Si tolse i boxer (l'unico indumento che lo coprivano), per poi buttarli nella cesta dei vestiti da lavare posta sul pavimento.

Entrò nella doccia e aprì il getto d'acqua, lasciando che le goccioline fredde (seppur inverno) gli portassero via quei strati caldi di sudore sulla pelle.

Si passò le dita fra le ciocche corvine, tirandole all'indietro per investirle di shampoo. Le palpebre pesanti abbassate, evitando che la schiuma gli andasse nelle pupille.

I suoi movimenti erano lenti, provocati dalla stanchezza della giornata. Non che avesse fatto qualcosa di nuovo; di giorno era andato all'università, e di notte si era ritrovato nuovamente a fare sesso con uno dei tanti studenti del suo stesso istituto.

Come ogni notte, dopotutto.

Uscito dalla doccia con un accappatoio nero addosso, andò verso il lavandino, guardandosi nell'armadietto a specchio quasi in modo riluttante.

Il suo sguardo si posò su quelle solite occhiaie scure a incorniciargli gli occhi a forma felina, che poi tastò sotto i polpastrelli, esercitando una lieve pressione su di esse.

Su quelle occhiaie che diventavano ogni mese più profonde, se non ogni notte.

Allungò una mano verso lo specchio e infilò le dita sul bordo laterale, aprendo l'anta dell'armadietto. Dopodiché la fece scendere sulla seconda mensola al suo interno, prendendo un barattolo di vetro e un bicchiere dello stesso materiale.

Ne aprì il coperchio rotondo, tirando fuori da esso una pastiglia bianca di Melatonina.

Schiuse le labbra e la fece cadere sulla lingua, sollevando il manico del lavandino per riempire il bicchiere di acqua, che avrebbe bevuto per deglutire quella pillola.

Dopo aver finito, ritornò in camera, guardando la figura seduta al mezzo del letto. «Ti sei già svegliato» affermò, senza tanta curanza.

Afferrò dal comodino un pacchetto di sigarette e l'accendino, facendosi strada verso il balcone. I soffi di vento gli scompigliarono i ciuffi, ma solo di poco poiché erano incollati alla sua fronte.

Non li aveva asciugati. Aveva sempre odiato usare l'asciugacapelli.

Premette la rotolina dell'accendino, lasciando schioccare quella piccola scintilla di fuoco con cui riuscì ad accendere fortunatamente al primo colpo la punta della sigaretta.

Dei passi risuonarono dietro di lui, e istantemente delle braccia gli avvolsero la vita. «Dovresti asciugare i capelli quando c'è il vento, sai? Altrimenti rischi di poter prendere la cervicale» gli sussurrò all'orecchio con una voce bassa, Seungmin.

Minho alzò le spalle. «Non ne ho bisogno, esco raramente fuori quando ho i capelli bagnati» si spiegò.

Prese un profondo tiro dalla sigaretta, mantenuta fra l'indice e il medio, espirando lentamente. Dopo aver trattenuto il fumo per qualche istante nella bocca, lo lasciò uscire, occhi fissi sulla nuvoletta bianca che si creò nell'aria finché non scomparve.

insomnia ✦ minsung.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora