𝟎𝟒.

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Falangi fra il pelo morbido, intento ad accarezzarlo con delicatezza mentre era seduto su uno sgabello della cucina.

Più precisamente la cucina nell'appartamento di Minho. «Non mi aspettavo che avessi un animale domestico» disse, guardando Soonie seduto sul proprio grembo. «Beh, tre animali domestici» si corresse.

Un sorriso gli occupò le labbra quando il gatto dal naso bianco fece le fusa sulle sue cosce, l'unica differenza che poteva distinguerlo da Doongie, che all'opposto di Soonie aveva il naso arancione.

«Mi sono sempre piaciuti» rispose, dandogli le spalle dato che stava preparando qualcosa ai fornelli. «Sin da piccolo» si voltò verso di lui, con due tazze fumanti fra le dita. «Tieni» gliene porse una, poggiandola sul bancone davanti a lui.

«Grazie, Minho» tolse la mano dal corpo del gatto, provocandogli un miagolio di dispiacere. «Cioccolata calda?» chiese, osservando il liquido denso nella tazza bianca.

Minho prese posto sullo sgabello davanti al biondo, il bancone l'unico oggetto a separarli. «Non ti piace?»

Han scosse il capo. «No, non intendo questo» prese il cucchiaino, iniziando a rotearlo nella cioccolata calda.

«Allora cosa?» unì le labbra all'infuori per soffiare, dopodiché prese un sorso, piccolo per non scottarsi la lingua.

«Fai questo con tutte le persone che ti porti a letto?»

«A cosa ti riferisci con "questo"?» gli rispose, osservando Dori saltare sullo sgabello al proprio fianco per ricevere un minimo di attenzione. L'attenzione che era completamente rivolta al ragazzo davanti a sé.

Sospirò, il capo basso rivolto verso il liquido denso. «Che ne so» alzò le spalle, cercando qualche parola giusta per spiegarsi. «Fai tutto il gentile, offrendo qualcosa da mangiare o bere. E poi ci fai sesso?»

Il maggiore inarcò un sopracciglio, poggiando nuovamente la tazza sul legno del bancone. «È questo quello che pensi di me, Han?» gli domandò, pronunciando con un tono ancora più basso (quasi lento) il suo nome.

«... Così sembrerebbe»

Minho si alzò, facendo il giro del bancone, solo per raggiungerlo con passi calmi. Si posizionò dietro al suo sgabello, chinandosi abbastanza da sfiorare il lobo dell'orecchio con le labbra. Espirò, l'alito caldo che colpì la sua pelle sensibile. «Non è così, invece. Solo tu hai avuto questo piacere di vedermi così gentile»

La mano di Han si bloccò come congelato, smettendo di girare il cucchiaino. Gli occhi fissi nel liquido, osservando i cerchi che aveva creato con la posata, roteanti in un uragano di liquido cioccolato.

Le parole gli rimbombarono nel cervello. "Solo tu", solo lui.

Deglutì a fatica, girando di poco il capo di lato per creare un contatto visivo con quegli occhi a forma felina. «Bugiardo. Questa sarà di sicuro una delle tante frasi che dici a tutti» rispose, cercando di sembrare indifferente.

Minho ci rifletté sopra, sospirando. «Devo amettere che in realtà sei stata la seconda persona, a vedermi così» gli poggiò una mano sulla spalla. «Ma non è questo il problema ora, giusto? Abbiamo fatto un accordo, ci tocca solo rispettarlo»

Il biondo annuì. «Hai ragione» rispose, notando lo sguardo di Minho scivolare più in basso, posizionandosi precisamente sulla sua bocca rosa come petali. E senza rendersene conto, i suoi occhi compirono la stessa azione.

«Permetti?» gli chiese il maggiore, avvicinandosi finché le punte dei loro nasi non si sfiorarono. Quando ricevette un piccolo consenso, schiacciò quel filo di distanza, premendo le loro labbra insieme.

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