PARTE 2

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Camminavo tutta tranquilla fino a quando un enorme edificio coperto da miliardi di persone mi è spuntato davanti. Lo ammetto, non sapevo cosa fare. Perciò mi nascosi e aspettai cinque minuti che suonasse la campanella. Una mossa da codarda? Sì. Una mossa vincente? Anche. Solo gli stupidi sono coraggiosi. Lo sanno tutti che essere coraggiosi porta a grandi guai. Tranne su Harry Potter, lì se sei coraggioso finisci a grifondoro e sei il protagonista. Sennò ti mettono a corvonero e sei un bambino intelligente, te lo concedo, ma Silente ti snobberà. Io sono convinta di essere una corvonero. Mi si addice, se mi impegno qualche idea non proprio stupida viene anche a me. 
Alcune persone si immaginano il suono dell'inferno come un brontolio, altri come come il suono della nota più bassa del pianoforte prolungata all'infinito. Io me l'immagino come quello della campanella di quella scuola. Specifico proprio di quella perché era un suono leggermente più acuto di quello calssico, più stridente; probabilmente si era rotta o qualcosa del genere. Il punto è che suonava d'inferno.
La scuola era bella: corridoi moderni, bagni grandi, classi spaziose, palestra gigante e banchi senza scarabocchi o buchi.
La mia classe era la 2b e quando non mi trovai a fare dieci rampe di scale mi resi conto quanto fosse comoda una scuola su un solo piano.
La classe si trovava sullo spigolo dell'edificio e quindi aveva le finestre sia davanti che di lato.
Ero la prima ad essere arrivata in classe. Mi sedetti all'ultimo banco, cioè il quarto, vicino alla finestra. Aspettando i miei compagni.
Entrò un'emo girl che si mise a sedere due banchi davanti a me. Poi una gang più grande della mia casa si prese tutti e quattro i banchi in terza fila e tutti i banchi in un ultima fila tranne il mio. Dopo entrarono due ragazze: una con i capelli castani e gli occhi marroni e l'altra con gli occhi azzurri e i capelli mori raccolti in sei treccine probabilmente fatte da una parrucchiera cieca visto che quella ragazza mi ricordava davvero troppo Travis Scott.
Per ultima entrò una ragazza che si sedette vicino a me. Era la leader. Non la conoscevo ma lo sapevo, lo leggevi nel suo volto e su quello degli altri quando era entrata.
-Come ti chiami?- mi chiese.
-Veronica.-
-Bel nome. Io sono Sara.-
Ci avrei potuto scommettere che si chiamava Sara. Aveva proprio la faccia da Sara: capelli biondo scuro, lentiggini, occhi color miele, labbra piccole e volto aguzzo. Non succedeva spesso che qualcuno aveva una faccia che si addiceva così tanto al nome, i genitori di Sara saranno stati fortunati. 
La prima ora c'era inglese, una noia mortale, perciò tirai fuori il telefono e iniziai a giocare a subway surf, tanto la prof non mi vedeva, ero all'ultimo banco. Poi questa cosa di usare il telefono è continuata pure per l'ora di matematica e di storia, fino alla ricreazione.
Dovrei ringraziare chi ha inventato i distributori automatici perché quelle barrette kinder anche se erano tute squagliate erano buonissime.
Poi arrivarono le due ore della morte, le ore del supplizio, le ore del lamento... In poche parole le due ore di educazione fisica. Quel prof era un patito di pallavolo e io sono impedita. Vi giuro non ci faccio apposta non so proprio fare, sembro una papera con i piedi al contrario; anzi con le zampe al contrario, le papere non hanno i piedi.
Fatto sta che è successa un po' più bella, un ragazzo con un cespuglio in testa e la tech della nike mi ha chiesto l'instagram. Mi piace? No. Sono felice che abbia apprezzato la mia persona? Sì.
Niente ora ho l'instagram di questo kevinn.n_ , o almeno così di chiamava sui social.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21 ⏰

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