Capitolo 4

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Ellen

Una volta fatta la doccia con il bagnoschiuma fruttato e lo shampoo alla pesca, indossai un pigiama invernale con la stampa di orsi bianchi sulla stoffa grigia.

Mi spazzolai i lunghi capelli biondo cenere e osservai il mio volto sullo specchio per una frazione di tempo interminabile.

Adocchiai gli occhi azzurri tondi arrossati per via della schiuma -che non mi dicevano nulla-, le lentiggini che mi facevano sentire macchiata e sporca più di quanto non lo fossi già, le labbra carnose e rosee -probabilmente l'unica cosa che mi sentivo in dovere di apprezzare-.

Distolsi lo sguardo dal mio riflesso e lo rivolsi verso gli scatoloni che si intravedevano dietro la porta d'entrata della camera e quella d'uscita del bagno.

Giusto devo controllarle quelle maledette scatole

Così con Florida Kilos di Lana del rey mi misi all'opera sul pavimento a controllare l'interno, ispezionandone ogni minimo dettaglio.

La vista si fece più chiara e solo pochi istanti dopo realizzai di essermi addormentata mentre facevo il lavoro richiesto da Ethan.

<<Carino questo fermacarte.>>

Riconobbi subito la sua voce.Cazzo. Nicholas

<<Nicholas.>> mugugnai con la voce impastata dal sonno.

Nicholas
<<Sai me la immagino così la tua voce mentre ti fai sbattere da qualcuno.>>sbottai divertito dopo averla sentita fare versi nel sonno.

Perché cazzo mi interessava la sua voce mentre si faceva scopare?

<<Non é divertente.>> disse con una mano che reggeva la fronte e il gomito che spingeva sul pavimento.

Stranamente non replicai.
All'istante mi accorsi delle sue strane pupille e che la bustina aperta che poco prima schiacciava con i seni conteneva droga.

<<Sei cogliona,che cazzo ci fai tu con questa roba?>> la rimproverai indicandole la bustina.

<<Io dovevo... oh no. No, no no no. É caduta aiutami subito a raccoglierla.>>

Ma porco cristo é cogliona per davvero.

<<Ti droghi?>> speravo per lei che la risposta fosse no, sapevo quanto era difficile buttarsi in mezzo a droghe e club, senza riuscire ad uscirne fuori.

<<Ma sei pazzo, certo che no devo esaminarla ma... Posso dire di essere fatta?>> la sua richiesta impacciata mi rubò un sorriso da vero idiota.

Ok più era cogliona più era fottutamente bella.

<<Questo puoi saperlo solo tu. Ti senti sballata?>>le chiesi e d'istinto mi alzai piano dal materasso diretto verso il pavimento , dove Ellen si trovava seduta in ginocchio con il viso inclinato verso me, a seguire con lo sguardo ogni mio movimento.

<<No.>>

Mi sedetti appoggiandomi sull'armadio rigorosamente bianco e lei cadde con il sedere a terra, proprio sulle mie gambe fasciate da jeans scuri -che avevo ancora addosso dopo essere tornato dall'Havana's Club mezz'ora prima-, Dio che mi succedeva?

Perché quell'impacciata sentimentale mi faceva quell'effetto?

Portai avanti le braccia e con i palmi le tastai le cosce coperte da quel pigiama bizzarro, ma che a lei donava in realtà.

<<Adesso?>> le chiesi spostandole i capelli di lato e sussurrandole sul lobo dell'orecchio. Non sentii la sua risposta perché ero troppo concentrato sulla cicatrice che le riempiva la nuca e cominciai a tastarla con l'indice. Lei se ne accorse e di scatto si tirò in piedi.

<<Ti prego vattene.>> mi supplicò.

<<Ti aspetti che me ne vada? Dai ti facevo più intelligente.>>

In realtà no, non la facevo più intelligente.

<<Non ti conosco nemmeno e ti lascio toccarmi, é sbagliato. Vattene, mi sei stato sin dal primo momento poco simpatico e fino a poco fa mi chiamavi "principessa di sto cazzo" o cose simili. Scommetto che vuoi usare anche me come fai con tutte. Mi fai schifo. Esci.>>

Hai fatto tutto tu stronza.

<<Da quanto troia sei non posso negare.>>

E invece si potevo.

Ma aggredire le persone verbalmente dopo una delusione, anche piccola, era uno dei miei peggior difetti.

Uscii deciso dalla camera e sbattei forte la porta, quasi che mi sembrò di averla sentita sussultare.

Ben le sta.

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