Capitolo VI

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Il giorno seguente

La detective era davanti al negozio del gioielliere, appoggiata alla macchina della polizia. Qualcosa non le tornava. Troppe cose combaciavano in modo sospetto: il sacco che il ladro aveva in mano suggeriva che dentro la cassaforte c'era ben più di mille dollari. Allora, perché rubarne solo mille nella prima rapina? E perché qualcuno ha deciso di completare il lavoro, sapendolo?

Sospirò, cercando di mantenere la calma, e si fece avanti, entrando nella gioielleria. Rimase sorpresa nel trovare un ragazzetto che sembrava appena uscito da scuola.

- Ciao, scusa, il proprietario è in negozio? -

Il ragazzo la guardò con timore — Il proprietario? È... è nel suo ufficio, lo sto sostituendo io. Ha chiesto di non essere disturbato e... —

La detective mostrò il distintivo e, senza aspettare una risposta, camminò decisa verso l'ufficio. Ogni passo era un martello di determinazione. Spalancò la porta e vide un uomo accasciato alla scrivania con entrambe le braccia ingessate. L'odore di alchol le colpì le narici.

— Signor Curtis, ha qualcosa da dichiarare? — chiese, scrutandolo con sospetto.

L'uomo sussultò, una goccia di sudore gli attraversò la tempia.

 — N-no agente... cosa ci fa qui? — Il suo umore cambiò rapidamente da spaventato ad arrabbiato — Il ragazzo non doveva farla entrare! — disse, maledicendo la sua sfortuna.

La detective si appoggiò alla scrivania, avvicinandosi minacciosa. 

— Il ragazzo non può fare nulla contro un distintivo. Ora, ricominciamo da capo, va bene? —

L'uomo la guardò male — Cosa vuole? — Pensava già a come uscirne senza tradire Mason.

La ragazza sospirò, cercando di contenere la frustrazion . — Voglio sapere come mai un gruppo così poco professionale sia riuscito a rubare dalla cassaforte solo mille dollari, mentre il gruppo di ieri, chiaramente diverso, ne ha presi molti di più. Cosa sta succedendo qui, mi pare un po' strano che la cassaforte si sia riempita nell'arco di un giorno no? E glielo sto chiedendo con le buone. —

L'uomo la guardò, deglutendo nervosamente. Valutava se mettersi contro Mason o contro la polizia. Se parlava, Mason lo avrebbe trovato — Io... non posso parlare. —

Valerie alzò un sopracciglio — Ah no? Bene, allora è pregato di seguirmi in centrale. — disse seccamente, estraendo le manette. L'uomo si agitò visibilmente. La detective lo osservò bene, le braccia ingessate, sospirò, mise via le manette e lo prese sottobraccio  — Non faccia resistenza e andrà tutto bene. Deve solo rispondere a delle semplici domande. — disse accompagnandolo fuori dall'ufficio sotto lo sguardo confuso del ragazzo

— S-signor Curtis, dove...? —

— Chiudi il negozio, Ivan. — disse imperativo, vedendo lo sguardo confuso del giovane. Ivan annuì, prendendo le chiavi, poi guardò la detective.

— È nei guai? — chiese Ivan, preoccupato.

La detective guardò il ragazzo con uno sguardo freddo  — Forse. — Poi uscì dal negozio, trascinando Curtis con sé.

Ivan chiuse tutto e abbassò le serrande, poi prese il cellulare e inviò un messaggio a Mason: 

"Lo stanno portando in centrale."

Dopo pochi secondi, Mason rispose:

 "Non preoccuparti, l'uccellino sa che non deve cantare."

Ivan annuì, leggendo il messaggio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 17 ⏰

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