STORIA DI UNA VITA PERFETTA

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La generazione con amore del Figlio dal Padre

In ogni narrazione c'è sempre un prologo dei fatti accaduti precedentemente, senza dei quali non si può capire quel che si sta raccontando. Il mio caso invece è diverso, perché nel raccontarvi la mia storia, il prologo stesso fa parte di questa storia, e prima di esso non c'è nulla, ma proprio nulla, da capire.

Immaginatevi dunque attentamente quando ancora non c'era niente di tutto quello che ora vedete. Prima che ci fossero gli uomini, la natura, le cose; prima ancora che ci fossero l'universo, le dimensioni, lo spazio vuoto; ancor prima degli angeli e di qualsiasi entità vi possa venire in mente; prima ancora del tempo e che si fosse concepito il nulla; esisteva soltanto Dio, solo e unicamente Dio.

Sforzatevi d'immaginarvi l'esistenza di Dio in un contesto di questo genere: uno spirito, un pensiero che esisteva e basta, che non riempiva perché lo spazio non c'era, che non durava perché il tempo ancora non esisteva. Ebbene, se davvero Dio non è una formula matematica, obbligata nella sua costanza, ma un pensiero dotato di personalità totalmente libera, come poteva in quel momento accorgersi di se stesso? Come poteva pronunciare la parola "Io"? Fu così che il primo atto di Dio fuori dal tempo fu proprio quello di accorgersi di se stesso; e fu così che incontrò se stesso e prese coscienza di se stesso, come uno che si guarda allo specchio. Così per la prima volta ci fu una forma di alterità: per la prima volta, pur nell'unicità della sua essenza divina, accadde che Dio si accorse di un altro che era se stesso e che chiamava "Io" e che a sua volta si rivolgeva a lui chiamandolo "Tu".

Dio incontrò se stesso, ma non si spaventò come spesso invece facciamo noi quando ci osserviamo intimamente; poteva disinteressarsene, oppure poteva odiarsi, poteva fare qualsiasi cosa di fronte a se stesso; ma proprio perché poteva fare qualsiasi cosa decise che anche l'altro potesse fare qualsiasi cosa, decise cioè di non limitarsi, di continuare a essere l'Onnipotente che, visto da un altro punto di vista, significa essere pienamente libero. Il "Tu" volle dunque che anche l'"Io" fosse pienamente libero e l'"Io" volle che pure il "Tu" rimanesse pienamente libero, tanto che per non condizionarsi a vicenda s'accorsero che nel loro legame era pure una sorta di "e" che voleva la piena libertà di ognuno di loro, anzi, la sollecitava, e che ognuno di loro voleva la libertà assoluta anche di questa "e", anzi, la sollecitava. "Tu ed Io": questa è l'autocoscienza di Dio.

Fin da piccola sapevo che per definirsi, Dio si era messo come nome "Io sono"; nel meditarlo avevo sempre messo l'attenzione sulla voce del verbo essere; solo in seguito scoprirò stupefatta come quella fosse anche la sua prima espressione della sua intima trinità, visto com'è notevole l'espressione della parola "Io" nella mente dell'unico essere che prende coscienza di sé senza avere bisogno di distinguersi da altro. Invece proprio lì dove essere unici non ha alcun senso, dove non c'è bisogno di distinguersi da altro perché altro non c'è, lì il Tutto senza spazio e senza tempo si domandò: "Chi sono?", e si rispose: "Io! - per poi domandarsi a sua volta - E Tu chi sei?". Così decisero insieme di essere, oltre che di esistere; per farlo ognuno volle essere, e ognuno volle che l'altro fosse; e siccome nessun altro c'era a cui chiedere conto di se stessi, altrimenti Dio non sarebbe Dio l'Onnipotente, ognuno dei due volle in eterno la totale libertà per l'altro, tanto da rivolgersi a sua volta, ognuno di loro, a chi vuole la piena libertà, anzi, la sollecita, sia del "Tu" che dell'"Io", con la possibilità anche per lui della piena libertà di farlo. Sì, in eterno, perché noi umani quando cambiamo idea lo facciamo se irrompe nel nostro orizzonte un fattore nuovo, ma quale fattore nuovo ci può essere per la divinità per farla pentire di ciò che fa o farla cambiare idea, se tutto è racchiuso in quel "Tu"? Se ci fosse, allora Dio non sarebbe più Dio!

Attenzione però: questa trinità non è una sorta di girotondo dove in mezzo non c'è niente, tanto meno un Parlamento dove ogni partito vuole imporre le sue idee, o un gorgo da cui non si può mai deviare o uscire dal centro: ma una famiglia dove si è sempre consapevoli che l'origine di tutto, anche fuori dal tempo e dallo spazio, compreso se stessi, sta sempre e soltanto nel "Tu", che tutto viene dalla libertà del "Tu" e che alla libertà del "Tu" ritorna.

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