Parte senza titolo 6

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La visione perfetta di Maria della generazione con amore del Figlio dal Padre

Ora lo vedo: sì, vedo Dio! Lo vedo e lo conosco come lui conosce se stesso. Vedo e conosco quello che ogni uomo sulla terra vorrebbe vedere e conoscere, colmandomi di stupore, e mi rende per questo pienamente felice, perché si tratta di uno stupore che si rinnova continuamente di fronte alla libertà senza fine di un Tu che vuole, anzi, sollecita la mia stessa libertà.

È questo infatti l'itinerario dell'esistenza: riempirsi di stupore appena si è coscienti nella vita; poi sperimentare la gioia, anche se è sempre offuscata da qualcosa di spiacevole; incontrare la luce che dà un senso alla propria vita; affrontare poi il dolore, rischiarato proprio da questa lucentezza; e infine arrivare alla piena felicità, in un momento di gloria personale prima, e dopo di nuovo nello stupore, continuamente rinnovato per sempre grazie alla sua libertà.

Per voi è impossibile capire ciò che io vedo adesso: non ne sareste in grado anche se io trovassi le parole più giuste per farvelo comprendere; infatti non vi sono parole che descrivano ciò che è prima delle parole, però posso parlare di me, ora che sono qui assieme a Gesù, mio figlio, che è il Figlio generato con amore dal Padre.

Infatti, quando Dio come sua prima azione pronunciò se stesso chiamandosi "Io", come inevitabile conseguenza, oltre alla presa di coscienza di se stesso, di ciò che era "Io", si ebbe anche il "non Io", cioè il "Nulla", la coscienza di ciò che non è "Io".

Nella sua piena libertà volle quindi Dio, sentendosi chiamato come "Tu" dall'"Io", riappropriarsi di quello spazio che era stato sempre il suo, e chiamò dal Nulla una Creazione che avrebbe avuto come suo culmine delle creature che si concepissero anche loro, ognuno come un "Io" che chiama la realtà come "Tu".

Poteva non farlo, lasciando lontano da sé il Nulla; oppure trarre da essa le sue creature senza porre la sua impronta, derivata dalla sua autocoscienza, per la felicità degli spiriti impuri; invece volle che tutto fosse fatto per mezzo dell'"Io" affinché anche il Nulla fosse espressione della sua autocoscienza. E quando l'"Io" venuto dal Nulla, l'uomo, decise di usare la libertà che gli era stata donata per ribellarsi alla sua sorgente, l'"Io" stesso del "Tu" volle riattraversare il Nulla per farsi uomo, per farsi "Io" che viene dal Nulla, per dare poi all'uomo la capacità di ritornare a essere libero come lo stesso "Io" del "Tu".

Il nome pubblico che l'"Io" del "Tu" si è scelto per porre la sua Presenza fra gli uomini è quello di Gesù di Giuseppe; e per farsi uomo scelse di venire al mondo, come una nuova creazione, da me.

Ecco, io sono il Nulla che prende coscienza di sé come spazio che appartiene al "Tu", e ora sono qui assieme a Gesù, e con i nostri corpi umani usiamo la nostra libertà per volere la libertà di tutti. Io quindi appartengo liberamente al "Tu" fin dalla mia concezione, tanto da avere la capacità di non peccare mai proprio come il Nulla prima che fosse.

Sappiate però che questa capacità non è per merito mio, ma per merito di chi ha offerto la sua vita anticipatamente per me, ancor prima che il tempo fosse. Me ne accorgo ogni volta che penso che Gesù abbia permesso che fosse incoronato il suo capo di spine: quello fu l'unico riconoscimento che ricevette dagli uomini e che gli avrebbe poi permesso di governare tutte le situazioni di dolore e d'ingiustizia, compreso quella a cui vengono soggiogati ogni uomo e ogni donna di tutti i tempi fin dalla nascita, cioè la prospettiva della morte.


La rivelazione perfetta a Maria della realtà dalla creazione dell'uomo e della donna

Se io rappresento il Nulla come realtà che prende coscienza del "Tu", allora adesso posso ben vedere la Creazione come definitivamente è in tutto il suo splendore stupefacente.

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