Il prato di villa Balestra è sempre stato terreno fertile per i fiori. Non poteva essere altrimenti, data la dedizione che nonna Virginia ha sempre avuto nel cercare il fertilizzante più adatto, nel piantare i semini, nel bagnarlo con costanza.
Simone è sempre stato un amante dei fiori. È perciò un gran peccato che la casa dove ha sempre vissuto presto non sarà più la sua.
Prima o poi tutti devono lasciare il nido e spiccare il volo. Simone sta solo un poco anticipando i tempi rispetto ai suoi amici, ma diciamo che il senso d'oppressione che sente schiacciargli il petto e le spalle nel vivere a Roma renda più che giustificata la sua partenza anticipata.
Non c'è molto per lui, a Roma.
Non c'è un'occupazione: né studio, fresco di maturità com'è, né tantomeno lavoro. Non ci sono grandi affetti: con suo padre non ha mai avuto un gran rapporto; sua nonna ormai non vive nemmeno più in villa. Non ci sono grandi amici, perché quelli che aveva erano legati a lui dallo stringente vincolo della scuola e, ora che anche quest'ultima è terminata, Simone è abbastanza sicuro che li perderà presto. Non c'è un fidanzato.
C'è amore, quello c'è sempre.
La sua sfortuna è quella di amare sempre tanto, ma di non capire bene come si faccia. E la triste verità è che se non capisci come amare non potrai mai essere amato di conseguenza.
Amare poco sé stessi e donare tutto il proprio amore agli altri non è funzionale.
Simone questo lo sa, ma può fare ben poco per aggiustare la sua indole.
Ha un casino d'amore da dare. Quest'amore gli galleggia nel petto, e ad ogni suo passo rischia di straboccare, di schizzare fuori, di rovesciarsi come un fiume in piena che rompe gli argini e distrugge tutto ciò che ostacola il suo cammino.
Ha un amore infinito, ma nessuno a cui darlo. Nessuno che lo voglia.
È per questo che è deciso nel suo proposito: partire. Non c'è molto che lo leghi ormai a Roma, nulla per cui valga la pena restare.
C'è solo una persona che potrebbe farlo restare per sempre, fino alla fine dei suoi giorni, ma... Simone lo sa, che a lei non interessa di lui.
O meglio, più che saperlo, lo crede soltanto.
Quante volte ha fantasticato che lui lo notasse. Ha provato di tutto, affinché lui lo facesse. Ha tenuto comportamenti che non avrebbe tenuto mai, si è fatto piacere cose che prima gli erano indifferenti o che addirittura odiava, ha compiuto follie solo per il brivido dello stargli accanto. Tutto, solo per scoprire che a lui non era mai interessato. Voleva bene a Simone, quello sì, ma per Simone non era di certo abbastanza: lui voleva di più, voleva tutto, ma quell'altro non sapeva darglielo.
Ma l'estate della maturità è volata via e ora è il momento di tirare le somme e capire cosa voler fare della propria vita. Simone non sa niente: sa solo che lì, a Roma, non ci può più stare. Scapperà via, correrà via, ricomincerà da capo a migliaia di chilometri. È l'unica valida alternativa.
Lo fanno in molti, non è di certo l'unico. Quanta gente decide di scappare dai propri problemi invece che affrontarli. Chiudere tutto in una valigia, sigillarla e spedirla dall'altra parte del globo, dove nessuno parla la tua lingua e nessuno capisce veramente ciò che ti affligge. Non ti capiscono e basta, là. Chissà poi se i problemi ti seguano o se tu ti possa permettere il lusso di lasciarli a marcire a casa tua - quella che è stata casa tua, in una vita passata.
Se nei suoi diciannove anni di vita ha imparato qualcosa di sé stesso, è che gli piace rimuginare sulle cose: elaborare e rielaborare, correggere e ricorreggere. Quindi no, forse no: quello che lo tormenta a Roma, lo tormenterà anche a Glasgow. Chissà poi se è vero quel che si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
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Oggi, domani, sempre
FanfictionOggi, domani, sempre e in ogni universo i Simuel. Raccolta di OS