L'appuntamento.

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"... aspetta. Claudia? Sei... davvero tu?"

Di tutte le reazione che pensavo potesse avere, questa mi colse alla sprovvista. Davvero non mi aveva riconosciuta?

"Si, sono io. Qualcosa non va?"

"No, no tutto ok. È solo che sei..."

Mi squadrò dall'alto in basso. Sorrise.

"Wow"

Io non potevo negare un evidente imbarazzo, ma dovevo controllarmi. Si, certo, era il mio migliore amico, ma non dovevo dimenticare che era anche, in un certo senso, pericoloso. Avevamo 17 anni, eravamo carichi e pieni di energia, come tutti i ragazzi, del resto. Mi avvicinai e lui fece per abbracciarmi. Sulle prime avevo pensato di scostarmi, ma poi mi dissi che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Ero pronta ad affrontare quell'uscita con il mio migliore amico. In fondo, cosa poteva accadere?

~~~

Uscimmo dall'albergo mano nella mano. Fuori c'era il tramonto, uno spettacolo bellissimo. Ne avevo visti tanti in Italia, ma forse era quel nuovo posto, quella nuova vita che rendeva delle semplici cose ancora più belle.

"Vogliamo andare a vedere o no il Tamigi?"

"Ma certo" sorrisi.

Camminammo per un tempo che per me sembrava infinito. Girammo innumerevoli volte e sicuramente senza la guida di Fabio non sarei mai riuscita a tornare indietro. Parlammo per tutto il tempo. Lui mi raccontava di come aveva convinto i suoi per il viaggio. All'inizio non acconsentirono subito, ma bastò chiedercelo altre due volte ed ebbe il loro consenso. Era un ragazzo molto libero. La sera usciva con gli amici e si ritirava spesso verso mezzanotte. Io, invece, uscivo molto di rado. Eravamo completamente di versi. Per questo mi limitavo ad essere solo un'amica per lui. È come se lui fosse il nero ed io il bianco, lui il giorno ed io la notte. Diversi. Eppure eccoci qua a passeggiare insieme per le strade di Londra. Ancora non avevo capito se fosse un' appuntamento o meno.

"Siamo quasi arrivati" disse con entusiasmo.

"Perfetto"

Altri cinque minuti di cammino e lo vidi. Il Tamigi. Agli occhi della gente poteva sembrare un fiume come tutti gli altri, ma per me non lo era. Simbolo concreto che mi facesse capire che ero davvero a Londra era il Tamigi. Ed ora che lo stavo osservando, mi sentii finalmente ripagata di tutti i sacrifici che avevo fatto durante la mia vita. Parte del mio sogno era finalmente completo, ma ora una domanda mi rimbombava nella testa. "Incontrerò mai qualcuno dei One Direction?" E già, anche loro erano compresi nel mio sogno. Era grazie a loro se in quel momento ero a Londra. Era grazie a loro se avevo vinto le mie paure. Portai istintivamente la mano nella borsa e presi il cellulare. Lo sbloccai e guardai lo sfondo. C'erano loro. Ero una delle poche ragazze che non aveva una sua immagine, ma preferivo loro. Fabio sbirciò e si mise a contemplare la foto.

"Ti devono piacere tanto" mi disse

Io distolsi lo sguardo dal display e lo guardai.

"Sono riusciti a farmi credere in qualcosa. Gli devo molto. Per non parlare che sono cantanti fantastici"

"Ma se nemmeno li conosci, come fai a dire che ti hanno aiutata?"

Lo fulminai con lo sguardo.

"Mi trasmettono emozioni. La loro voce mi fa stare bene. I testi delle loro canzoni dicono ciò che vorrei sentirmi dire." ammisi

"E poi hanno la fortuna di essere anche belli!" Dissi ridendo.

"Sono importanti per te, ok. Ma se vogliamo metterla sul piano di bellezza, non sono forse più bello di quelli?" Scherzò.

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