La Generazione del "Mi Manchi"

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Siamo la generazione del "mi manchi",
quella che si sfiora attraverso uno schermo,
che si cerca nei riflessi di uno specchio digitale,
mentre l'anima vaga tra le ombre della solitudine.

Siamo la generazione del "mi manchi",
connessi ma lontani, legati ma fragili,
in una rete che intreccia i nostri cuori
ma che non riesce a colmare il vuoto degli abbracci.

Siamo la generazione del "mi manchi",
che riempie il silenzio con parole scritte,
mentre il cuore batte più forte per un messaggio
che per un sorriso incontrato per strada.

Siamo la generazione del "mi manchi",
che conosce la nostalgia di un tempo mai vissuto,
di sguardi persi, di mani che non si toccano,
di sogni infranti in una realtà troppo distante.

Siamo la generazione del "mi manchi",
che combatte contro l'assenza con frammenti di memoria,
cercando di trattenere l'illusione di un contatto,
di una presenza che sfugge tra le dita.

Siamo la generazione del "mi manchi",
perché abbiamo imparato a convivere con l'assenza,
a trasformare il desiderio in poesia,
e a sognare un mondo dove non esista più il "mi manchi".

In questo mare di pixel e dati,
le nostre emozioni fluttuano, libere ma incatenate.
Cerchiamo volti familiari in videochiamate,
abbracci virtuali che non possono scaldarci.

Le nostre lacrime, invisibili ai fili digitali,
si mescolano con i sorrisi finti di faccine gialle.
Ogni "mi manchi" digitato con dita tremanti
è un grido silenzioso, un eco di vuoti profondi.

Siamo la generazione del "mi manchi",
che ascolta il ticchettio della tastiera
come una melodia dolce-amara,
che lenisce e punge il cuore nello stesso istante.

Ci aggrappiamo ai ricordi di tempi condivisi,
in un mondo reale che sembra svanire,
mentre il virtuale diventa il nostro rifugio,
un luogo dove l'illusione e la realtà si confondono.

Eppure, in questa danza tra due mondi,
troviamo una forza nuova, una resilienza nascosta.
Trasformiamo la mancanza in arte,
le distanze in versi, le assenze in canzoni.

Siamo la generazione del "mi manchi",
che nonostante tutto, non smette di cercare,
di sperare, di costruire ponti invisibili
che attraversano oceani di solitudine.

Un giorno, forse, ci incontreremo di nuovo,
senza schermi che ci separino,
e il "mi manchi" diventerà un ricordo lontano,
una cicatrice che testimonia la nostra capacità di amare.

Per ora, continuiamo a navigare in questo mare di assenze,
con il cuore aperto, pronti a riscoprire
la bellezza dei veri abbracci,
e a vivere in un mondo dove non esista più il "mi manchi".

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