"Non fai altro che bere Edward,guarda in che situazione siamo!"urlò la mamma indicando le luci spente.
"Non mi interessa in che situazione siamo"borbottò papà in risposta mentre buttò la sesta lattina di birra nella pattumiera accanto al frigo mal funzionante.Odiavo le liti che succedevano in famiglia,in precedenza eravamo tutti felici.L'elettricità funzionava alla grande,cibo,acqua..tutto quello che ci serviva per vivere.E si perse tutto da quando papà ebbe iniziato a bere ogni giorno per più di tre volte la stessa marca di birra,quando mamma perse il suo unico lavoro dove ricavava del denaro per i nostri viveri e quando persi il mio posto di lavoro come cameriera nel ristorante all'angolo del quartiere di dove abitavamo noi.Il motivo per cui papà iniziò a bere era a noi sconosciuto,e mamma insistette varie volte per farselo dire ma invano,papà non apriva bocca.Mamma invece perse il lavoro part-time perché il suo datore di lavoro non faceva altro che lamentarsi dei leggeri strati di polvere sui vari comodini nonostante la mamma li abbia puliti.E beh,invece io lo persi per il semplice fatto che la proprietaria era troppo impulsiva e mi dava troppo peso.
"Maledizione David!"sobbalzai quando sentii un rumore abbastanza forte,simile a quello di una mano che si schianta violentemente contro una guancia.Supponevo che la mamma avesse dato uno schiaffo a papà,e io rimasi lì immobile non sapendo che fare o dire ora che avevano passato alle manate.Non riuscii a vedere molto quello che accadde perché era tutto buio e le candele sparse per il piccolo salotto non promettevano buona vista,facevano poca luce.
"Lia vai su in camera tua"mormorò mamma con voce flebile,come se le sue corde vocali non funzionassero,come se fosse stata strozzata.Come se..
"Papà!smettila!"urlai io quella volta ricollegando il tutto e misi le mani davanti a me cercando di avanzare nella loro direzione per separarli.Pur sapendo che non l'avrebbero fatto,ma volevo provare a farlo.
Non era di certo la prima volta che passavano alla violenza,e io avevo provato tante di quelle volte a farli smettere ma inutilmente.Quando passavano al litigio,si aggregava la violenza.Sempre.E a me faceva male sentirli gridare,sentirli feriti.Era come se un coltello mi trapassasse il cuore,non una ma tante volte.
"Papà ti prego"iniziai a piangere non sentendo una qualche reazione né da parte di mamma né da parte di papà.C'era solo un fottuto ma immenso silenzio che dominava su tutta la casa.E oramai erano già le mezzanotte passate,dunque le persone del quartiere erano già nei mondi dei balocchi.Mi dispiaceva dover urlare ma se parlavo con il tono della voce normale,nessuno osava ascoltarmi.Nessuno.
Come nessuno mi voleva bene.Come a nessuno sarebbe importato se avessi avuto la fatidica idea di buttarmi giù dal ponte.Come nessuno mi avrebbe ascoltata quando avrei raccontato i miei problemi privati.Nessuno.
"Lia torna in camera"sospirò mamma con,questa volta,una voce normale.
Liberai un sospiro di sollievo dalla bocca quando capii che papà le aveva lasciato la gola.Annuii distrattamente ma poi mi diedi della stupida quando realizzai che non poteva vedermi a causa di tutte le luci spente e delle candele che non producevano molta luce.Mormorai un 'si' deciso prima di dover rinchiudermi nel mio piccolo e umile rifugio.Mi buttai sul letto pensando che forse non era finita.Sapevo che avrebbero continuato fino a vedere del sangue colare dal naso.Succedeva così ogni volta che litigavano.E io non potevo farci niente,ma volevo fare qualcosa.
Sussultai lievemente quando sentii altri rumori come botte,calci e schiaffi provenire dal piano inferiore.
Scattai in piedi mentre mi asciugai le ultime lacrime che non pensavo fossero cadute e trascinai la valigia vuota e leggera da sotto il letto a sopra di esso.La aprii e torturai il labbro inferiore mordendolo non sapendo che fare.Non puoi fare cose di cui poi dopo ti pentirai di averle fatte.Ma io volevo davvero lasciare tutto quello?O era solo un breve momento di debolezza che poi sarebbe passato?Ero stufa di quella situazione,di dover sentire i miei litigare,urlare a perdifiato e di dover vederli picchiarsi a vicenda.Non pensavo potessero cadere fino a questo bassissimo livello.Li pensavo più maturi,che avrebbero avuto la meglio sul parlarne seriamente anziché prendersi a botte.Quello era decisamente un comportamento bambinesco.
Scoppiai nuovamente in lacrime non riuscendo a trattenermi mentre presi delle maglie a caso dall'armadio e le infilai in modo disordinato nella valigia pur sapendo che così avrei ottenuto delle pieghe,ma avevo fretta.Presi la solita felpa che usavo molto spesso e la indossai.
Presi il contenitore,ben nascosto in un angolino remoto dell'armadio,dove misi i soldi ottenuti dal lavoro.Erano tanti,e pensavo bastassero per arrivare nella grande mela.Presi la mia borsa a tracolla e lo infilai lì.
"Cara mamma,caro papà.
Sappiate solo che vi ho sempre voluto bene.Sempre.Ma non posso e non voglio rimanere.Sto soffrendo molto a causa delle vostre liti,che poi diventano sempre pesanti.Non penso di aver altre forze per vedere altro,anzi non le ho proprio.Vi ho sempre pregato di smetterla,di finirla ma per voi è come se non avessi parlato.Vi amo.Non venitemi a cercare,starò bene.
~Lia. "Lasciai il foglio con scritte queste parole sulla mia scrivania e aprii la finestra.Mi affacciai per vedere l'altezza ed era abbastanza bassa,non sarebbe successo niente.Buttai la valigia sul terreno leggermente fangoso a causa delle continue piogge e poggiai le suole dei miei anfibi su di esso.Anche quelle le avevo comprate a mie spese.
Sistemai la borsa a tracolla,con dentro l'indispensabile,sulla spalla e presi il manico della valigia per poi correre il più veloce possibile diretta verso l'aeroporto.Era come una sensazione di libertà,mi sentivo libera.
Mi sentivo viva.
*Spazio Autrice*
Ecco a voi il prologo della mia seconda fanfiction.Scusate se non ho potuto aggiornare 'Mrs. Styles' dovevo impegnarmi per gli esami.Cercherò di farlo il più presto possibile.Come al solito,commentate le vostre opinioni e votate se il prologo vi piace.Baci,Mia.
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Maid.~{C.H.}
FanfictionLia O'Conner,una ragazza ventenne assunta come barista nella grande mela.Scappò da casa a causa dei litigi che succedevano in famiglia,problemi economici,scarse condizioni di vivere e poco cibo.La sua vita era un incubo a Cambridge ma si trasformò i...