Chapter two

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"Dai,ci divertiremo."Luke mi diede una scherzosa pacca sulla spalla mentre ridacchiò.Aveva proposto di passare il fine settimana con lui e Michael,però io ero indecisa se andare a casa sua o meno.Non volevo essere di terzo incomodo,volevo lasciarli..soli.E d'altra parte,volevo passare anche un po' di tempo con il mio migliore amico.

"Non lo so."risposi abbassando la saracinesca del bar.Oramai un'altro giorno era finito e il weekend si stava avvicinando.Il mercoledì era sempre la giornata doverosa,più delle altre poiché i clienti non smettevano di entrare alla Old Cafeteria.Il che significava,più persone più pulizie.

Beh,non potevo dire a loro di non macchiare i tavoli o di non fare questo e quest'altro,era logico.Altrimenti sarebbero successi molti battibecchi tra i clienti e me,e la proprietaria non voleva che il personale litighi con quest'ultimi.Era già successo una volta qualche mese prima,e Sue non aveva esitato prima di buttare fuori a calci in culo la cameriera Lilly.A dirla tutta mi dispiacque per lei,non era colpa sua se i vecchietti che entravano erano impazienti e impulsivi.

"Lia?"mi risvegliai a causa di Luke che continuava a schioccare le dita davanti ai miei occhi per risvegliarmi da questo piccolo 'ricordo'.Scossi leggermente la testa e sciolsi la coda di cavallo ormai disordinata per il fatto che l'avevo fatta qualche ora prima.

"Dimmi Luke."alzai lo sguardo su di lui e sistemai la borsa sulla spalla prima di cominciare a camminare verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe portato all'appartamento,era abbastanza distante dal luogo di lavoro e dunque intuii che era il momento di acquistare un veicolo,non troppo costoso ovviamente.Tutte le macchine sono troppo costose Lia ricordò il mio subconscio.È vero,ma alcune auto costano meno delle altre.

"Accetti o accetti?"mi affiancò non dovendo camminare a passi felpati a causa delle sue gambe lunghe fasciate dai soliti skinny jeans neri strappati sulle ginocchia.Adoravo il suo modo di vestire e molto spesso,imitai i suoi outfit.

Mi mordicchiai l'interno guancia rivolgendo lo sguardo sul cielo pieno di stelle,dove lì mi guardava nonna.Lo abbassai sul marciapiede e feci un piccolo sorriso al ricordo dei brevi momenti passati con lei.Nei momenti di debolezza,di malinconia e soprattutto di felicità.Luke era come mia nonna,non fisicamente.Io e lui avevamo passato moltissimi momenti insieme,e in questi due anni era successo di tutto.Dai litigi agli abbracci,dai pianti ai sorrisi,dalle mille foto buffe fatte insieme alle risate.Di tutto.Lui era l'unica cosa positiva che mi sia mai capitata nella città di New York,e di questo ne sono sempre stata grata.

Feci sì con la testa.Dopotutto avrei trascorso solo una giornata con loro ed io volevo davvero conoscere questo misterioso Michael Clifford di cui Luke non smetteva mai di parlare.Non appena accettai la proposta,fui circondata da due muscolose braccia.Ricambiai l'abbraccio amorevolmente,mettendo le braccia attorno al suo collo.L'odore di menta pervase le mie narici,al che arricciai il naso e sorrisi ampiamente.Adoravo la menta.

Ci staccammo dall'abbraccio e prima che lui sparisse dietro l'angolo mi diede la buonanotte,cosa alquanto insolita.In precedenza,si limitava solamente ad un bacio sulla fronte o sulla guancia,ma non faceva così tanta differenza un semplice abbraccio.

Camminai con frettolosità verso la fermata pensando a cosa sarebbe successo il weekend.Avrei passato una giornata con Luke e con il famoso Mike.Che cosa emozionante,avrei fatto un'altra conoscenza,e sperai che io e Michael diventassimo buoni amici.Salii sull'autobus non appena arrivò e cercai con lo sguardo un posto libero,possibilmente infondo dove almeno avrei avuto un po' di pace.

Appena mi sedetti in uno dei posti all'ultima fila,presi le cuffie collegate al cellulare dalla borsa e scorsi col dito sulle canzoni che avevo salvato sulla playlist dopo aver messo la password.Un po' di musica mi avrebbe aiutata a combattere la noia durante il tragitto fino a casa.Diedi il via a Give Me Love di Ed Sheeran.

Amore,proprio di quello avevo bisogno.A Cambridge facevo parte del gruppo delle Cheerleader,ero il vice capo ed era per questo che tutti i maschi,si avvicinarono a me.E io da povera illusa,lasciai che quest'ultimi si infilassero tra le mie mutandine.Pensavo che volessero una normalissima relazione,che sarebbe almeno durato un bel po'.E invece no,si presero gioco di me.Volevo essere amata,volevo che i ragazzi non guardassero solo il mio corpo ma bensì anche il mio carattere,il mio essere e non essere,volevo che i ragazzi mi cercassero,non per scopare,ma per parlare in modo civile,almeno per una buona volta.

Lasciai che i ricordi del liceo scorressero,dai momenti più brutti a quelli più insignificanti della mia vita.Asciugai prontamente una lacrima che aveva raggiunto il mento.Dopotutto avevo davvero bisogno di sfogarmi e mi tornarono in mente quei giorni in cui ebbi l'intenzione di iscrivermi ad un corso di Boxing,il quale mi avrebbe aiutata a scaricare anche la tensione.

Seguii con lo sguardo una coppietta felice che camminava per il marciapiede fino ad arrivare in un parco.Venti cazzo di anni,e non avevo ancora avuto il primo ragazzo.Che vita avevo?

L'autobus ripartì non appena il rosso variò dal colore verde del semaforo.Tra meno di due minuti sarei arrivata nella mia umile dimora,e non vedevo l'ora da tutto il giorno di mettermi sotto le coperte.Come non detto,dopo che il veicolo svoltò a destra e si fermò alla solita fermata davanti al mio appartamento,mi alzai e uscii velocemente lasciando che le note di How to save a life dei The Fray risuonassero nelle orecchie a rimbomba.Mentre avanzai verso l'entrata principale del grande palazzo,frugai nella borsa per cercare le chiavi.Strinsi i denti cercando di non urlare per il nervoso.Ma dove cazzo erano finite?

Ogni giorno dovevo aspettare circa dieci minuti prima di trovare le chiavi di casa ed era sempre più fastidioso.Finalmente,dopo cinque buoni minuti riuscii ad estrarli dal fondo della tracolla.Infilai quella giusta nella serratura ed entrai a passi felpati fino a raggiungere l'ascensore.Montai su quest'ultimo e pigiai il bottone con scritto su il numero tre,il piano in cui alloggiavo.L'unico aspetto negativo di quell'appartamento,erano le numerose scale in marmo.Le ante dell'ascensore si aprirono,al che mi avventai sulla porta di casa mia e dopo aver aperto quest'ultima buttai la borsa a tracolla sulla poltrona,non volendo raggiungerla per appoggiarla delicatamente,come era il mio solito fare,e mi spogliai del tutto nel mentre camminai fino in camera mia.

Lasciai gli indumenti sul parquet e mi infilai sotto le calde coperte del letto.Non feci in tempo di realizzare il fatto che non avevo mangiato qualcosa per cena che gli occhi mi si chiusero da soli.

*Spazio Autrice.*
Ecco il terzo capitolo!Che ve ne pare?Vi piace?Dal prossimo in poi,ci saranno colpi di scena quindi preparatevi per il peggio.😈
Non vi svelo nulla,adoro tenere le persone sulle spine.Vi lascio.

Baci,Mia.💞

Maid.~{C.H.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora