Capitolo 4, Allison

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"Oh cazzo, Dylan, Dylan svegliati!".
La sera precedente ci dobbiamo essere addormentati perché non appena mi sono svegliata il sole splendeva in alto nel cielo.Fortuna che è domenica.
"Ci siamo addormentati eh?"
"Già devo proprio andare ora, mia zia sarà furiosa", un po' mi spiace andarmene.
Anche se non ci conosciamo affatto bene e potrei risultare avventata o illusa, non mi sentivo così a mio agio con qualcuno da molto tempo.
"Si beh, anch'io". È dispiacere quello che sento nella sua voce?
Scesi dall' albero, questa volta senza che nessuno sia caduto, ci salutammo ma nel mentre mi incamminai nella direzione opposta alla sua Dylan mi richiamò a sé, prendendomi il braccio.
"Sai, non sono mai stato un tipo da feste, affatto, però se ti va non sarebbe poi così male andare insieme da Cheryl venerdì sera".
No, in realtà non mi va proprio per niente, però sento che questa volta potrebbe andare meglio.
"Si ci sto"

2 anni prima

"Ahhh, che schifo", dissi tra me e me entrando a casa di Evelyn che questa sera ha organizzato una festa per il suo compleanno. La mia prima volta ad una festa me la immaginavo totalmente diversa: prima di tutto pensavo che Eve si sarebbe limitata ad invitare solo amici stretti, invece qui sembra esserci tutta la scuola.
L' odore poi non mi piace affatto, oltre a quello pungente della birra e del tabacco mi sa che qui qualcuno si sta fumando anche qualcos'altro.
"Ecco la mia ragazza!", esulta Evelyn vedendomi entrare.
"Ciao anche a te".
È troppo tardi per andarmene? Più mi addentro nella folla di persone, più mi viene voglia di tornarmene a casa, mettere il pigiama e riguardarmi per la millesima volta Maze Runner.
Ma no, non posso. Ho pulito casa da cima a fondo per convincere mamma e papà a farmi venire, perciò starò qui almeno fino alle 23.
Ci sedemmo per terra in salotto, insieme a Nancy e Dixie, Cheryl, Tayler, Peter e oddio, non mi ricordo come si chiama lui invece.
È buffo, ha capelli castani che gli ricadono sulla fronte dandogli un'
aria un po' bizzarra.
"Bene miei cari ragazzi, io propongo di giocare ad obbligo o verità, voi che dite?", propose la festeggiata.
"Si perché no?", concordò Nancy con Dixie e Cheryl.
Peter e Tayler, anche se poco convinti alla fine dissero di sì.
" E tu Dylan?", ecco come si chiama, Dylan.
"Sisì ci sto anch'io", disse lui con aria distratta.
Sta pensando ad altro si vede.
Alla fine il gioco non fu affatto male e quando, stremati tutti chiesero di smettere di giocare, anche Eve, pur non sembrando affatto stanca, cedette.
Trascorsi poi una mezz'oretta sul divano con Dixie, gossippando e mangiando schifezze, quando ad un certo punto ciò che non avrei mai pensato potesse succedere ad una festa accadde.
Sentimmo delle urla femminili provenire dal piano di sopra e pochi istanti dopo, le stesse cinque o sei ragazza che stavano urlando, iniziarono a correre disperate giù per le scale.
"Le loro magliette, le loro magliette sono sporche di sangue", l' unica cosa che riuscì a dire balbettando.
Alcuni dei presenti uscirono immediatamente dalla casa mentre altri non si accorsero di nulla.
Io ero paralizzata e anche Nancy.
Restammo in piedi vicino al divano, Evelyn era ormai scoppiata in lacrime da un pezzo.
Solo due giorni dopo, a scuola, scoprì di chi era il sangue, era di Tayler.

Presente

Mi sveglio di soprassalto, agitata e colante di sudore, quasi ogni notte rivivo quella sera.
Mi sembra di poter riprovare sulla mia pelle le stesse sensazioni vissute, come se fosse la prima volta che le sento.
E invece, in realtà sono emozioni che ho già avuto modo di conoscere.
Quando papà è tornato a casa disperato, due giorni dopo il nostro arrivo a Santa Barbara, annunciandoci che mamma aveva appena avuto un arresto cardiaco, mi sono sentita nello stesso modo di quando vidi tutto quel sangue alla festa di compleanno di Evelyn: paralizzata.
Incapace di muovermi, di parlare o di agire in qualsiasi modo.

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