0.1 Dietro la maschera

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MEDEA

Io e Lara ci guardammo un'ultima volta prima di scendere dalla sua macchina rossa. Era fine estate e a Londra c'era un caldo afoso quella notte. Mi ricordavo perfettamente di aver detto più volte a Lara che non avevo alcuna intenzione di mettere piede in quella discoteca del centro, eppure non ricordavo come avesse fatto la mia amica a convincermi. Forse mi aveva preso per sfinimento, conoscendo Lara era la risposta più probabile.

«Ti divertirai.» Lara prese la mia mano e mi fece camminare dietro di lei. Inciampai nel lungo vestito blu che mi aveva obbligato ad indossare. «È una discoteca, tra poche ore compirai finalmente ventuno anni e a mezzanotte avrai il tuo primo drink!»

«Non so, Lara. Non mi sento a mio agio così. È un locale frequentato da tanti adulti e...»

«E? Male che vada ti fai un bellissimo ragazzo che non rivedrai mai più nella tua vita.»

Solo tempo dopo avrei ripensato per bene a quella frase.

Lara mi trascinò dentro la discoteca. Ci fece entrare anche se non eravamo sulla lista e non capivo come riuscisse ad essere sempre così convincente.

«Tieniti stretta la borsa e stai vicino a me. Balliamo un po' e beviamo qualcosa, ok?»

«Signorine! Le vostre maschere!» Un giovane cameriere ci offrì due maschere di pizzo, una bianca ed una nera, poggiate su un vassoio di argento brillante.

«Maschere?» mi voltai spaventata verso Bella, che sembrava più confusa di me.

«È un ballo in maschera! Dovete indossare una di queste, quella che preferite!»

«Oh, perfetto!»

Lara prese le due maschere e mi porse quella bianca, che si intonava con i tacchi che avevo ai piedi. Il cameriere ci lasciò ed io fissai la mia amica. «Lara, non perdiamoci» raccomandai. Ero spaventata: non ero mai scappata di casa per andare ad una discoteca e sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta.

Lara borbottò dei consigli stupidi e mi disse per l'ennesima volta di non preoccuparsi. Lei era solita infiltrarsi alle feste, perciò lo trovava divertente e non sembrava per nulla preoccupata.

La seguii tra la gente mascherata che balla e beveva, si divertiva e sembrava vivere una serata all'insegna della spensieratezza. Mi ci volle un po' per sciogliermi però dovetti ammette che ballare con Lara era divertente, anche se non ero molto brava.

Fu in quel momento che vidi i suoi occhi per la prima volta. Occhi azzurri, glaciali, carichi di un sentimento che non riuscivo nemmeno a comprendere appieno. Era alto, poggiato al muro, e mi fissava incantato, come se fossi la cosa più bella del mondo.

Io incrociai il suo sguardo mentre ballavo e mi pietrificai. Beveva da un flûte pieno di champagne, era mortalmente serio. Forse non guardava me, forse fissava Lara o qualcuno alle mie spalle. Ma mi mossi verso il bancone e il suo sguardo mi seguì. Mi sentivo in imbarazzo, estremo imbarazzo.

«Che succede, Medea?» mi domandò la mia amica.

«Niente, ho solo bisogno dei bagni. Sono un po' accaldata. Aspettami qui.»

«D'accordo tesoro.»

Mi allontanai dalla calca di persone e cercai disperatamente un bagno, o comunque un luogo per prendere aria. Mi fermai in una stanza con tavolini rotondi e un grande biliardo perfettamente intatto. Mi appoggiai ad esso, lì c'era più fresco grazie alle finestre aperte. La luce della luna illuminava gran parte della stanza e la rendeva accogliente.

«Tu sei più bella della luna che stai guardando.»

Sussultai, voltandomi di scatto verso la porta. Era lui, erano gli stessi occhi azzurri che avevo osservato prima. Era alto, molto più alto di me, e muscolo. I capelli castani e le labbra erano carnose, incorniciate da una barba brizzolata e folta.

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