0.2 Mi tormenta i sogni

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MEDEA

Le sue labbra mi stavano possedendo, i suoi occhi mi stavano divorando, le sue mani mi stavano plasmando. Io volevo essere una cosa sola con lui. Lo sognavo, sognavo quello che mi poteva dare Norman Williams.

Appena mi risvegliai, la prima cosa che vidi furono gli occhi marroni di un bambino di sei anni, che mi fissava con un sorriso da un orecchio all'altro. Sorrisi anche io a quel dolce risveglio.

«Buongiorno Giosuè» mormorai.

«Tanti auguri Medea!»

Mi si buttò addosso, allacciando le mani dietro al mio collo e stringendosi a me. «Grazie, piccolo principe.»

«La mamma ti sta preparando i pancakes!»

Accarezzai i suoi capelli neri e gli baciai il capo. «Grazie, piccolo principe.» Sbadigliai, voltandomi verso l'orologio. Erano le nove del mattino, ed io ero stanca morta. Due occhi azzurri mi avevano tormentato per tutta la notte e solo verso le quattro ero riuscita a chiudere occhio. «Vai giù, scendo fra qualche minuto.»

Lui annuì e corse via, mentre io mi alzai dal letto. Infilai le ciabatte e mi buttai in bagno per lavarmi la faccia. Tornai verso il letto e presi il telefono nel comodino.

Lara: Dimmi un po', cosa è successo ieri sera? Perché sei scappata così?

Sospirai. Per tutto il viaggio in macchina non ero riuscita a spiegare a Lara che avevo avuto il ballo più strano della mia vita.

Medea: È difficile da spiegare.
Ti racconto stasera alla festa.
Ho fatto un incontro molto particolare.

Lara: D'accordo, allora a dopo.

Infilai una vestaglia leggera per coprire il pigiama e pettinai i capelli in una coda alta, lasciando qualche ciuffo cadere in avanti, poi scesi al piano di sotto. Raggiunsi la cucina e salutai tutti quanti.

«Buongiorno tesoro, buon compleanno!» esclamò mio padre, poggiando il giornale sul tavolo.

Lo ringraziai, avvicinandomi a lui per lasciargli un bacio nella guancia. Salutai anche mia madre, impegnata a prepararsi un caffè.

Ci sedemmo a tavola e cominciammo a mangiare i pancakes. Per tutta la colazione giocai con Giosuè, e mio padre venne coinvolto diverse volte. Mia madre, invece, rimase taciturna: i suoi occhi grigi non si mossero dal piatto che aveva davanti.

«Stasera gli ospiti arriveranno alle otto, quindi per favore dì a Lara di venire almeno un'ora prima, se si deve preparare con te. Verranno parrucchieri e truccatori» disse d'un tratto, senza alcun tono di voce.

«Possiamo anche evitare i truccatori e parrucchieri. Abbiamo tutto ciò che ci serve a casa. Mi preparerà Lara, ci sa fare con queste cose» mormorai.

«Ti preparerà chi di dovere. I truccatori sapranno fare un lavoro migliore di Lara. È già tanto se sto permettendo a quella ragazzina di entrare in questa casa tutte le volte che desidera e di farti indossare quello stupido vestito.»

«Lucrezia, smettila» la ammonì mio padre.

«Quella ragazzina è la mia migliore amica ed è sempre molto gentile ed educata. Inoltre mi pare che ci saranno più tuoi amici che miei a questa festa di compleanno, perciò mi pare giusto che Lara venga quando vuole e che mi aiuti lei a prepararmi.»

Family MurderedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora