0.3 La sua voce

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Alla fine le persone chiamate da mia madre avevano fatto per davvero un ottimo lavoro, tanto che anche Lara si era fatta truccare da loro.

A me avevano fatto un trucco leggero, sull'oro e il verde, mentre la mia amica era truccata di rosso e argento, proprio come l'abito che indossava. Al collo avevo messo una collana di perle che cadeva verso il seno e avevo lasciato i capelli lisci e sciolti, con due trecce attaccate al capo che finivano dietro i capelli e lasciavano libero il mio volto.

«Il segreto per essere la più bella è sentirti tale» mi aveva detto Lara, poco prima di uscire dalla stanza. Ed era quello che stavo cercando di fare mentre camminavo attentamente sui tacchi comodi e raggiungevo mio padre. Indossava uno smoking Armani blu navy e una camicia bianca con una cravatta a righe.

«Sei bellissima» commentò guardandomi. I suoi occhi neri si illuminarono e si inumidirono con dolci lacrime. «Ventuno anni... ieri eri una bambina, la mia bambina. Ora sei una donna.»

«Sarò per sempre la tua bambina» lo rassicurai, abbracciandolo. Lui sorrise, stringendomi tra le sue grandi braccia.

Poi mi spostai verso mio fratello e lo presi in braccio. Indossava un abito simile a quello di mio padre, però nero, e aveva i riccioli sciolti sul capo. «Sei bellissimo anche tu!» Gli baciai il capo e lui si strinse a me.

«Andiamo, gli ospiti sono arrivati» ci interruppe mia madre, la quale mi passò una mano sul braccio.

In tutta la giornata ancora non avevo sentito gli auguri di un buon compleanno, ma era evidentemente ciò che mi meritavo. Riposi Giosuè e gli presi la mano mentre scendemmo le scale. La sala era gremita di persone, perlopiù colleghi e conoscenti di mio padre, e scesi tra la folla per salutare quante più persone potevo.

«Zelda!» Corsi tra le braccia della madre della mia migliore amica, la quale mi abbracciò e mi sorrise.

«Bambina bella! Tanti auguri! Fatti vedere...» mi fece fare una giravolta. «Sei stupenda bimba mia, lo dico per davvero! Quelle sono le mie scarpe?! E pensare che le volevo indossare io, invece mi ritrovo fregata! Però va bene, ti stanno benissimo!»

«Dalle aria mamma!» la prese in giro Lara.

Zelda mi guardò: assomigliava tanto a Lara per certi aspetti. Entrambe avevano gli occhi verdi, entrambe avevano i capelli rossi ed entrambe erano molto magre, ma Lara era alta come il padre John mentre Zelda era una donna bassissima. La famiglia di Lara, in confronto alla mia, non aveva niente. Eppure mi avevano sempre dato tutto quello che potevano.

Tante volte, quando rimanevo a dormire dalla mia amica, Zelda si toglieva il pane dalla bocca per prepararmi i miei piatti preferiti e viziarmi. Non li avevo mai ringraziati abbastanza.

Mia madre non li sopportava: li trovava rozzi e rumorosi. Eppure a me non importava. Loro erano perfetti, la mia seconda famiglia, e non avrei mai voluto che fossero diversi.

«Tieni, ti abbiamo fatto un regalo.»

John mi diede una busta argentata tra le mani ed io lo guardai. «Non dovevate!»

«Sei della famiglia, Midia, te lo meriti.»

John e Zelda mi chiamavano sempre Midia anziché Medea, ma non riuscivo a dare loro una colpa. D'altronde, il mio era un nome italiano antico e loro non conoscevano l'italiano.

Aprii la busta e dentro ci trovai un album di fotografie fatto a mano, con foto di alcuni momenti passati insieme, alcuni pigiama party con Lara e le nostre vecchie amiche. Foto di quando avevamo fatto la pizza in casa, bagni al mare, giri immensi per Londra.

Mi asciugai una lacrima. «È perfetto, grazie» mormorai, stringendoli in un abbraccio.

«Suvvia, non piangere bambina cara. E buon compleanno.»

Family MurderedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora