CAPITOLO 18

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"Kenma mi mancherai" piagnucolò Hinata gettandogli le braccia al collo.

La tanto agognata esperienza estiva era ormai giunta al termine, il piazzale in cui sostavano i pullman era gremito di liceali con i bagagli che schiamazzavano e si salutavano, pronti a rientrare a casa.

"Sembra che tu debba partire per la guerra così" ridacchiò Kenma scompigliandogli i capelli "possiamo vederci quando vuoi, basta organizzarsi."

Il piccolo centrale del Karasuno si strofinò gli occhi prima di rivolgere al suo amico un sorriso a trentadue denti, per poi farsi trascinare sul mezzo di trasporto dal resto della sua squadra, con Kageyama che lo rimproverava in sottofondo di essere un ritardatario.

Kuroo e Bokuto si stavano stringendo in un abbraccio drammatico, come se non avessero programmato di rivedersi la settimana seguente. Akaashi alzò gli occhi al cielo di fronte alla scenetta teatrale.

"È stata una bella estate, rifacciamo delle vacanze insieme qualche volta Keiji" propose l'alzatore della Nekoma, avvicinandosi a lui.

"Volentieri."

Impiegarono ben dieci minuti per separare i loro fidanzati da quell'abbraccio, dopodiché finirono di salutare il resto dei loro amici e ognuno partì per la sua strada.

Kenma si infilò le cuffie e mise il volume al massimo per sovrastare il vociare dei suoi compagni di scuola, anche se gli strepiti di Lev ogni tanto penetravano la sua barriera musicale. Inoltre si chiedeva in che modo Kuroo riuscisse a dormire con tutto quel trambusto, ma sembrava completamente immerso nel mondo dei sogni; la testa appoggiata sulla sua spalla, i muscoli rilassati e la bocca leggermente aperta.
Il biondo si mise ad accarezzargli i capelli mentre si voltava verso il finestrino per osservare le immagini che gli scorrevano davanti agli occhi, quasi fossero la proiezione di una pellicola di un vecchio film e "Paradise" dei Coldplay, riprodotta dalla sua playlist, ne fosse la colonna sonora.
Le figure scorrevano veloci nelle sue pupille, allo stesso modo in cui il pullman scorreva sull'asfalto e così anche gli ultimi giorni di vacanza scivolarono via, rapiti dallo scorrere del tempo, trascinati via come un ramoscello dalla corrente di un fiume.

Il primo giorno di scuola era volato in un batter di ciglia e la squadra di pallavolo Nekoma era riunita in un bar per discutere e lamentarsi dei propri doveri scolastici, seduti su dei divanetti intorno a un tavolino.

"Non ci posso credere che quest'anno ho la maturità, che palle" si lamentò Kuroo girando la cannuccia nel suo frullato, sospirando affranto.

"Guarda che non sei l'unico ad averla, non iniziare già a rompere con l'esame, sennò chi ti sopporta fino a giugno?" lo rimbrottò Yaku, tirandogli uno scappellotto sulla nuca. Kai sorrise divertito, ma preferì non continuare l'argomento maturità, al momento non voleva proprio pensarci.

"Io invece sono disperato per filosofia, non l'ho ancora iniziata e so già che non ci capirò nulla" frignò Lev scuotendo Fukunaga per un braccio, enfatizzando il suo sconforto.

"Vedrai che con un idiota come te saranno clementi" sentenziò Kenma "al massimo chiameranno Socrate per farti partorire la conoscenza che risiede dentro di te e bla bla."

"Nemmeno Socrate in persona riuscirebbe a far fuoriuscire una cosa che non esiste" sghignazzò Yamamoto.

"Come siete cattivi con me" strillò lo spilungone schiaffando la faccia sul tavolino con Fukunaga che cercava di tranquillizzarlo dandogli dei colpetti di conforto sulla schiena.

In quel momento il cellulare di Inuoka suonò, il rumore di una notifica, prese il telefono e alla vista del messaggio si illuminò sorridendo, per poi alzarsi e annunciare:

chimica del misteroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora