5 | If it feels right, it's probably wrong

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Suzuka, Giappone, 2023

Suzuka era da sempre un circuito molto caro sia a Charles che a Max, ovviamente per motivi diversi. il circuito nipponico era il luogo dove alcuni anni prima aveva trovato la morte il patrigno del monegasco, Jules Bianchi, ma era anche il luogo dove l'olandese riuscì a dimostrare il suo saper guidare in maniera impeccabile anche in casi estremi, sfrecciando proprio sotto la pioggia fitta e incessante del Paese del Sol Levante e vincendo la gara, ed era ancora un pilota della Toro Rosso.

Charles si preparò come ogni mattina. Gli anni passavano, ma la sua routine pre-gara non cambiava mai. Nelle qualifiche non era andato malissimo, forse avrebbe voluto essere un pò più in alto rispetto ad una quinta posizione, ma gli andava bene pensando che comunque si trovava davanti agli altri.

La prima persona con cui interagì quella mattina fu Charlotte, la quale gli dava la buonanotte - causa fuso orario - con un messaggio vocale: l'amica aveva ricevuto una promozione che aspettava da tanto tempo e non vedeva l'ora di festeggiare l'evento con lui appena sarebbe tornato a Monaco. Il pilota era fierissimo di lei e un messaggio pieno di affetto da parte sua non tardò ad arrivare, annotandonsi mentalmente di chiamarla verso sera.

Prima di dirigersi al piono inferiore per la colazione, si diresse verso la camera del suo compagno di stanza, già pronto e trovato fuori la porta. Al buffet, i due salutarono i colleghi e membri delle loro squadre, passando del tempo a chiaccherare con alcuni di questi. Dopo i primi allenamenti della giornata, si diressero verso i loro motorhome per cambiarsi e dirigersi poi verso i box.

La pioggia si faceva notare già dalle prime ore del mattino e secondo le previsioni quelle nuvole cupe in cielo si sarebbero fatte vedere per tutta la giornata, segno che avrebbe piovuto fino al calare del sole.

Charles era ormai abituato alla pioggia giapponese, così come tutti gli altri piloti, ma essere lì gli faceva sempre uno strano effetto. Gareggiare sul circuito dove aveva perso la vita il suo migliore amico gli metteva addosso una grande malinconia che cercava di combattere con il desiderio di vincere quel maledetto Gran Premio. Un desiderio ancora mai realizzato, ma nonostante ciò si sentiva fiducioso. Ce l'avrebbe fatta, prima o poi.

Dopo i primi giri di riscaldamento in pista, ognuno si ritirò nel proprio box. La pioggia era davvero fitta e rendeva la vista quasi non visibile all'occhio umano. L'inizio della Gran Premio sarebbe ritardato di un'ora, secondo gli aggiornamenti meteo, ma andava bene. Meglio aspettare che rischiare inutilmente.

Decise allora di fare una passeggiata per il paddock, rimanere nel suo box con le mani in mano lo avrebbe annoiato ancora di più. Prese un un'ombrello e un impermeabile, entrambi con il logo della Scuderia, e uscì a passo spedito dal suo garage. Passò davanti ad altri garage, tra cui quello dell'amico Pierre con cui si fermò a parlare un pò. Dopo averlo salutato, si addentrò all'interno dell'area paddock, arrivando nell'area hospitality.

Camminando per il posto noto per la prima volta, all'interno della stanza, quasi nascosto in un angolo, un pianoforte a muro bianco, molto simile al suo nella casa di Monaco. Il moro sapeva finalmente come distrarsi da quel tempaccio. Non gli importa se qualcuno lo avesse visto o semplicemente sentito, tanto mancava ancora molto all'inizio della gara e aveva tutto il diritto di essere lì.

Iniziò a familiarizzare con lo strumento premendo confusamente alcuni tasti, non sapendo di preciso cosa suonare. Gli tornarono alla mente le prime note suonate improvvisamente qualche sera prima e così la musica che stava cercando di comporre prese di nuovo vita. Suonò la sua personale composizione musicale, la sua musica. Era sua e non credeva possibile che dalla semplice passione stesse riuscendo a creare qualcosa partorito dalla propria mente.

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