Il vento ululava come un lamento funebre, portando con sé il sussurro delle anime perdute, mentre avvolgeva le strade strette e acciottolate di Blackwood. Una città dimenticata dal tempo e dalla speranza, dove l'oscurità non era solo una condizione naturale, ma una presenza tangibile, quasi viva. Le sue torri gotiche si stagliavano contro un cielo eternamente plumbeo, come artigli che cercavano disperatamente di graffiare la volta celeste in una preghiera silente e disperata.
Il denso manto di nebbia che avvolgeva la città era tanto fisico quanto spirituale, una cortina che celava segreti innominabili e peccati antichi, mai espiati. Tra queste mura, in un tempo che sembrava fermo in un'eterna notte, viveva Victor Blackwood, l'ultimo discendente di una stirpe maledetta. Il suo nome era sinonimo di disgrazia, un sussurro temuto tra le bocche serrate degli abitanti della città, che evitavano il suo sguardo e si ritiravano nelle loro case non appena calava l'oscurità, lasciando le strade deserte, salvo per le ombre e i corvi.
Victor era un uomo pallido, di un pallore malsano che sembrava riflettere la luna stessa, quella luce livida e lontana che a stento penetrava il velo di nuvole sopra la città. Aveva occhi scuri, profondi come abissi, eppure carichi di un'intelligenza fredda, quasi disumana. Non era mai stato giovane, non nel vero senso della parola. Persino da bambino, c'era sempre stata in lui un'aura di decadenza, una rassegnazione innata alla tristezza e alla solitudine che sembravano impregnare ogni pietra della sua dimora, un'antica magione situata all'estremità occidentale della città.
La casa dei Blackwood era una reliquia di tempi passati, un'opera architettonica di pura disperazione. Le sue mura nere, annerite dal tempo e dalla pioggia incessante, si ergevano come un mausoleo al dolore, con finestre alte e strette che ricordavano occhi vuoti, fissi su un orizzonte che non avrebbe mai più visto la luce del giorno. L'interno era un labirinto di corridoi bui e stanze fredde, piene di polvere e ricordi dimenticati. Quadri di antenati dagli sguardi cupi e volti sfregiati adornavano le pareti, le loro espressioni di perpetuo rimprovero rivolte a chiunque avesse osato guardare troppo a lungo.
Victor non era estraneo a quei volti; li conosceva bene, quei tratti simili ai suoi, distorti dal tempo e dalla follia. Ma non provava alcuna empatia per loro, se non un odio sordo, un disprezzo verso coloro che avevano ceduto all'oscurità senza combattere, lasciando che la maledizione dei Blackwood divorasse le loro anime una dopo l'altra.
Era in questa casa che Victor trascorreva le sue notti insonni, cercando nelle antiche biblioteche di famiglia risposte a domande che non avrebbe dovuto nemmeno porsi. Era sempre stato attratto dal mistero, dal proibito, dalle verità nascoste sotto strati di polvere e menzogne. La scienza, la religione, la filosofia... tutte avevano fallito nel fornire risposte adeguate alla sua sete insaziabile di conoscenza. E così, si era rivolto all'arte più oscura di tutte: l'alchimia.
Non l'alchimia dei ciarlatani, dei venditori di falsi elisir e polveri magiche. No, Victor cercava la vera alchimia, quella che prometteva non solo la trasformazione del piombo in oro, ma della morte in vita, del dolore in potere. Il suo studio era un santuario di tale ricerca, un luogo dove la scienza si mescolava alla stregoneria, dove i grimori più antichi riposavano accanto a strumenti di precisione in ottone e vetro. Un luogo in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliava, diventando quasi impercettibile.
Nelle notti più nere, quando la nebbia sembrava stringere la città in una morsa asfissiante, Victor si immergeva nei suoi studi, cercando di decifrare testi antichi e rune dimenticate. Era così che, una sera, mentre il vento ululava fuori dalle finestre come il lamento di uno spettro, scoprì un'antica pergamena nascosta tra le pagine di un manoscritto ingiallito. Il testo era scritto in un linguaggio che pareva cambiarsi sotto i suoi occhi, ma le parole chiave erano chiare: "La Chiave dell'Eternità".
Il cuore di Victor, che raramente mostrava segni di emozione, cominciò a battere più forte. L'aveva trovata. Dopo anni di ricerche, aveva finalmente trovato ciò che cercava: un rituale antico, un potere che avrebbe potuto spezzare la maledizione dei Blackwood e concedergli ciò che nessuno della sua stirpe aveva mai osato sperare: la libertà.
Ma con la conoscenza, veniva la paura. Victor sapeva che nulla in questo mondo, e men che meno nell'altro, era senza prezzo. La pergamena parlava di sacrifici, di un sangue che doveva essere versato, ma non il suo. L'idea di ciò che doveva fare iniziò a germogliare nella sua mente, un seme di follia che trovava terreno fertile nella sua disperazione. Non era il primo della sua famiglia a essere tentato da tali oscuri poteri, ma sarebbe stato l'ultimo. Questo, se non altro, era certo.
Nella quiete soffocante della notte, mentre la pioggia martellava contro le finestre come dita scheletriche, Victor prese la sua decisione. Avrebbe compiuto il rituale, avrebbe spezzato la catena della maledizione, anche se ciò significava immergersi nelle tenebre più profonde. Non vi era altro modo, non vi era altra scelta. La pergamena lo aveva trovato, e non l'avrebbe lasciato andare.
Le prime luci dell'alba, fioche e insignificanti, cominciarono a filtrare attraverso la nebbia quando Victor si alzò dal suo scrittoio. Lo sguardo assente, i lineamenti rigidi come quelli di una statua, si preparò per la notte successiva, quando avrebbe iniziato a raccogliere gli strumenti per il rituale.
Mentre lasciava la biblioteca, la casa sembrò respirare, un gemito sordo che risuonò nei corridoi vuoti. Il passato era stato risvegliato, e con esso, qualcosa di più oscuro di quanto Victor potesse immaginare. La città di Blackwood avrebbe conosciuto nuovi orrori, e le ombre che abitavano le sue strade avrebbero reclamato ciò che era loro dovuto.
Ma Victor non temeva l'oscurità. Era nato in essa, forgiato da essa. E se Blackwood doveva essere il teatro della sua dannazione o della sua redenzione, così sarebbe stato. Con la pergamena stretta tra le mani, uscì dalla biblioteca, diretto verso il cuore pulsante delle tenebre che lo attendevano.
La notte successiva, il primo passo verso l'abisso sarebbe stato compiuto. E nulla sarebbe più stato lo stesso.
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Il Sussurro dell'Abisso
Mystery / ThrillerIl Sussurro dell'Abisso-narra la storia di Victor Blackwood, l'ultimo erede di una famiglia maledetta, che cerca di spezzare una maledizione secolare con un rituale oscuro. Ambientato nella decadente città di Blackwood, il romanzo esplora temi di po...