Victor Blackwood si muoveva attraverso i corridoi silenziosi della magione dei Blackwood con una cautela esasperata. Ogni passo sollevava nuvole di polvere che, sospese nell'aria fioca, danzavano alla luce tremolante delle lampade a olio. La casa, un tempo orgoglio della sua famiglia, era ora un labirinto di decadenza e abbandono. Le pareti, ricoperte di tappezzerie sbiadite e strappate, sembravano respirare insieme a lui, trattenendo il loro dolore e la loro storia.
Il salone principale era un regno di ombre e silenzio. I mobili, un tempo sontuosi, erano ora coperti di lenzuola polverose che si drappeggiavano come spettri immobili. La luce che filtrava dalle finestre alte e appuntite proiettava lunghe ombre sulle pareti, creando un gioco di luci e oscurità che sembrava vivo. I ritratti dei predecessori Blackwood, incorniciati in legno intagliato e dorato, scrutavano Victor con occhi severi e accusatori, i loro sguardi penetranti amplificati dalla debole luce.
Victor si rifugiava nella biblioteca, il suo santuario e tormento. Le alte scaffalature di legno, cariche di tomi polverosi e volumi antichi, sembravano sovrastarlo come sentinelle del sapere occulto. Ogni libro era una reliquia di un passato dimenticato, e ogni simbolo scritto su di essi era una chiave per misteri che il tempo aveva quasi sepolto. Victor era immerso nella pergamena antica che aveva trovato, un rotolo di carta ingiallita e fragile, con testi criptici e simboli arcani. Le parole sembravano pulsare di una vita propria, e ogni frase era un pezzo di un puzzle che minacciava di inghiottirlo.
Il sussurro che inizialmente aveva percepito come un'eco lontana si era trasformato in un mormorio insistente, penetrante e sibilante. Il suono era quasi impercettibile, ma si insinuava nei suoi pensieri come un veleno sottile. Sembrava provenire dal cuore della casa, dall'ala ovest che aveva evitato per anni. Victor, con il cuore che accelerava e una sensazione di crescente angoscia, decise di seguire il suono, spinto da una curiosità dolorosa e da una paura crescente.
Attraversò corridoi avvolti in una penombra densa, il legno scricchiolante sotto i suoi piedi come se la casa stessa stesse protestando contro la sua intrusione. Ogni angolo sembrava opporsi al suo cammino, mentre l'aria diventava sempre più fredda e umida. Il marciume e la muffa impregnava l'ambiente, creando un odore di decomposizione che si mescolava con il legno marcio e il sudore di decenni di abbandono.
Finalmente, giunse davanti alla porta della vecchia ala ovest, un'area che aveva giurato di non esplorare mai più. La porta, decorata con intagli di legno ormai consunti e ricoperti di polvere, sembrava resistere al suo tocco. Con un respiro profondo e tremante, Victor la aprì, e il crepitio dei cardini sembrava riecheggiare come un presagio sinistro. La stanza che si rivelò era immersa in un'oscurità palpabile, come se il tempo stesso si fosse fermato al suo interno.
La stanza della madre, chiusa e trascurata, era un reliquiario di ricordi e dolore. I mobili, un tempo eleganti, erano ora coperti di lenzuola bianche, ingiallite e fruste dal tempo. Un grande specchio antico, ornato di un velo nero polveroso, dominava il centro della stanza. La luce fioca proveniente dalla finestra alta proiettava lunghe ombre, creando un'atmosfera di isolamento e decadenza. La stanza era gelida e l'aria, stagnante e umida, sembrava quasi congelare il tempo stesso.
Victor si avvicinò allo specchio, il battito del suo cuore accelerava con ogni passo. Il sussurro che aveva seguito ora si trasformava in un mormorio chiaro e inquietante, un sussurro che sembrava provenire direttamente dallo specchio. Con un gesto tremante, sollevò il velo dallo specchio. La superficie riflettente, inizialmente opaca e velata di polvere, si rivelò gradualmente. Il riflesso che apparve era una distorsione angosciante: il volto di Victor, ma con tratti contorti in un'espressione di puro terrore. Gli occhi nel riflesso erano spalancati, fissi con un'intensità spettrale. La bocca nel riflesso si muoveva, pronunciando parole incomprensibili, come se stesse cercando di comunicare un messaggio oscuro e terribile.
Un'ombra nera, densa e fluida, cominciò a emergere dallo specchio. Era come una nebbia malevola, avvolta in un'aura di freddezza e disperazione. I movimenti erano sinuosi e inquietanti, e l'ombra sembrava desiderosa di afferrarlo, di trascinarlo nell'oscurità. La paura di Victor divenne paralizzante mentre la presenza spettrale si avvicinava a lui, l'atmosfera intorno a lui diventava sempre più oppressiva.
Con un urlo strozzato, Victor indietreggiò bruscamente, il suo corpo tremante mentre cercava di allontanarsi dalla minaccia spettrale. Il freddo lo avvolse, e la casa sembrava prendere vita intorno a lui, le ombre danzanti sulle pareti e i suoni distorti che si mescolavano con il sussurro persistente. Fuggì dalla stanza, il sussurro continuava a riecheggiare nella sua mente come un tormento inestinguibile.
Correndo attraverso la casa, Victor sentiva ogni battito del suo cuore come un tamburo di guerra, ogni passo come una corsa verso un destino ineluttabile. La magione, che una volta era stata un rifugio, era ora un labirinto di ombre e presenze malevoli. Victor capì, con un terrore crescente, che il suo cammino verso la verità e la liberazione dalla maledizione non era solo un viaggio fisico, ma una discesa nelle profondità più oscure della sua anima e della casa che un tempo era stata il suo regno.
STAI LEGGENDO
Il Sussurro dell'Abisso
Mistério / SuspenseIl Sussurro dell'Abisso-narra la storia di Victor Blackwood, l'ultimo erede di una famiglia maledetta, che cerca di spezzare una maledizione secolare con un rituale oscuro. Ambientato nella decadente città di Blackwood, il romanzo esplora temi di po...