2. 𝑷𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒔𝒕𝒆

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Gli occhi,

si baciano molto prima della bocca.

autore sconosciuto



Che vita di merda, che anno di merda.

La scuola è appena iniziata, ed io sono già a casa.

Ieri sera è stata una di quelle serate in cui dovevo rimanere fino a tardi per i miei turni di pulizia e stamattina, quando è suonata la sveglia non riuscivo completamente a muovermi.

Oltre alla mia stanchezza, l'incontro di ieri sera mi ha scosso molto, tanto che sono rimasta sveglia fino all'alba a fissare il soffitto, senza un motivo ben preciso.

Ho ripensato più che altro sulla sua presenza, in ventiquattro ore me lo sono ritrovata davanti tre volte, una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio e tre coincidenze sono una prova.

Mi alzo e la prima cosa che faccio ogni mattina da moltissimi mesi ormai è controllare la stanza di papà, esco dal mio mondo viola e nero ed entro nel mondo bianco di papa. Camera sua ha la vista migliore, la luce filtra ogni mattina attraverso le tende leggere e l'aria fresca riesce a penetrare anche quando l'interno della casa diventa tossico; lui ha la più bella, scelta da lei. Oltre le porte finestre si trova un grandissimo terrazzo, una volta ospitava tantissimi fiori di cui adesso rimane solo la terra e la vecchiaia all'interno della loro memoria, non fruttato più da nessuno.

Apro la porta rigorosamente bianca, come il resto di casa, ed entro nello spazio vitale di mio padre. La stanza è grande, bella ma ormai poco accogliente, il mio sguardo si posa subito su di lui, lo guardo ma continua a dormire senza accorgersi della mia presenza, nonostante ciò però riesco a intravedere le sue emozioni attraverso i tratti facciali ancora dormienti.

Un tempo papà aveva un viso paffuto, sempre senza barba con i capelli neri proprio come i miei, oggi invece si trova per la maggior parte del suo tempo in un letto privo di emozioni, il viso ormai scheletrico ricoperto da una lunga barba bianca ornata dai capelli del medesimo colore.

Mi manca il mio papà sempre allegro, pronto a tirarmi su il morale, imprenditore e innamorato; purtroppo però ripensare ai vecchi tempi continua solo a scavare, sempre più in profondità una ferita aperta da ormai troppi anni.

Il suo viso è segnato dal dolore, ma nello stesso tempo compare un lieve velo di speranza, quella che io persi moltissimi anni fa e che nessuno più sarà in grado di darmi.

Come si fa a sperare in qualcosa che non accadrà mai, dopo quello che è successo?

Papà è sempre stato il mio super eroe, il mio sostegno morale, la mia ancora di salvezza e vederlo così mi fa stare malissimo, mi rende impotente e mi manda fuori di testa.

Con passo leggero entro in stanza dopo esser stata sull'uscio della porta, mi dirigo verso il suo letto, sposto la coperta per coprirlo meglio cosi che non prenda fresco e gli do un bacio in fronte proprio come ha sempre fatto lei con me.


«Adeline si può sapere dove cazzo sei?» mi urla Maddy al telefono.

Dopo essere andata da papà sono stata tutta la mattina a leggere il mio dark romance preferito, scordandomi di avvisarla che non sarei andata a scuola.

«Si scusami sono a casa, ieri sera ho finito di lavorare tardi e stanotte non ho dormito» mi giustifico in modo molto vago senza soffermarmi sul motivo.

«Mh, e per quale motivo non avresti dormito stanotte? Tu sei la classica ragazza che dorme pure se le lanciano un secchio d'acqua ghiacciato in faccia. Mi sono preoccupata appena non ti ho vista a scuola, cosi appena ne ho avuta l'occasione ti ho chiamata.»

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