𝐈𝐈

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˗ˋ ୨୧ ˊ˗
la mattina seguente il mio sonno venne interrotto dalla luce del sole che traspirava
per le tende del soggiorno. controvoglia, aprii gli occhi e li stropicciai, rimanendo a fissare il soffitto.
ero stanca, non riuscii a riposare molto per colpa dei pensieri che mi tormentavano.
sbuffai e mi sedetti, il mio sguardo si posò sull'orologio della parete difronte e mi accorsi che erano ancora le 7 di mattina.
non avevo le forze di alzarmi, figuriamoci di andare a scuola, ma avrei dovuto; soprattutto perché non volevo dare l'impressione di una nullafacente ai kaulitz.
dopo essermi alzata mi diressi verso quello che bill mi aveva detto fosse il bagno,
mi sciacquai il viso e mi lavai,
«cazzo sono inguardabile...» mugolai fissando lo specchio.

una decina di minuti dopo decisi di andare in cucina, ed incontrai bill, intento a farsi una tazza di caffè.
mi avvicinai e lui si girò verso di me, sorridendo «ciao» disse con la voce ancora assonata, «hey...posso averlo anch'io?»
indicai titubante la caffetteria,
«si certo» annuì e prese delle tazzine dalla credenza.
mi appoggiai con la schiena al tavolo e lo guardai « umh...voi vivete da soli?» borbottai.
«si, circa...di solito stanno da noi anche gustav e georg» rispose dopo qualche secondo di silenzio.
quei due dovevano essere loro amici, facevano parte della band, anche se erano più grandi ed avevano già finito le superiori.
«i vostri genitori?» chiesi ancora, senza pensarci.
lui mi porse la tazzina calda
e fece spallucce, «sono separati, non li vediamo quasi mai... a parte nostra madre»

ecco. ora le parole di tom mi erano molto più chiare, anche il modo in cui si erano comportati.
« oh...mi dispiace..seriamente»
bill sorrise «sta tranquilla, a me non interessa tanto...insomma è andata così e basta»
in quel momento avrei voluto abbracciarlo, lo capivo, li capivo perfettamente.

io e bill stavamo discutendo sull'appartamento in affitto mentre tom scesa silenziosamente in cucina, attirando la nostra attenzione.
aveva gli occhi socchiusi e le mani tra i capelli, di sicuro non era una persona mattiniera...
bill ridacchiò «maus stai bene?»
il ragazzo si sedette e gli fece il dito medio,
«ho sonno, dobbiamo per forza andare a scuola?» si lamentò sbadigliando.
io non potei fare a meno che osservarlo, diciamo che lo stavo analizzando.
i suoi lineamenti del viso erano letteralmente perfetti.
ma appena lo notò distolsi subito lo sguardo.
«oh tom smettila di lamentarti
ogni mattina! e poi non ti dovevi vedere con ally?»
«ma quella è ritardata. piuttosto restiamo qui ed occupiamoci di jane, voglio che se ne vada il prima possibile» mi fece un sorrisetto per sfottermi.
«tu sei assurdo! facciamo che resti tu a casa con jane e l'aiuti a comprare l'appartamento!»
«guardate che posso occuparmene da sola»
li interruppi, innervosita.
«ah si? almeno hai i soldi?» disse tom mentre prendeva una bottiglietta d'acqua dal frigo,

all'improvviso un'idea mi venne in mente e mi alzai di scatto «aspettate» corsi in salotto e iniziai a frugare nel mio zaino, in una tasca trovai il portafoglio che avevo rubato a mio padre di nascosto, da un altro taschino riuscii a recuperare dei soldi che stavo 'conservando'.

li sbattei sul tavolo «non so quanti siano...ma è un inizio»
bill corrugò le sopracciglia e prese in mano il portafogli «questo è tuo?»
« umh...si ... in parte» bofonchiai, grattandomi la testa.
«beh allora chiamiamo mark e li parliamo»
«si, si possiamo provarci» confermò bill
guardandosi negli occhi con il fratello.

verso le 7:45 uscimmo di casa per incamminarci a scuola «devo assolutamente comprare nuovi vestiti..» dissi a bill mentre sistemavo i pantaloni stropicciati,
«se vuoi potresti provarti i miei» suggerrì,
«certo come no, tu sarai alto due metri»
scherzai.
«sai dovresti trovare un lavoro» mi affiancò tom, «cosa?»
«dico che se vuoi la casa, i vestiti..e tutto
il resto fai prima a trovarti un lavoro» continuò
e il nostro contatto visivo mi provocò sensazioni stranissime.
«si e me lo trovi tu il lavoro?»
lui alzò le mani in segno di difesa «se ci tieni,
poi ti ho già trovato un posto in cui vivere»
alzai gli occhi al cielo.

la giornata passò piuttosto velocemente e durante la pausa pranzo o l'ora di buca la trascorsi con bill, tom era troppo impegnato a fare colpo su quella ally...e mi dava fastidio,
fino a qualche ora prima non faceva che insultarla.
«che c'è? perché mi guardi cosi?» ridacchiò mentre tornavamo a casa,
io feci spallucce e scossi il capo.
nel frattempo che bill cercava di contattare l'agente immobiliare notai tom che usciva dalla tasca del jeans un accendino e poi un pacco di marlboro, «vuoi fare un tiro?» chiese portandosi la sigaretta alla bocca,
«va bene» me la passò e fumai un po'.
« mh... quindi chi è questa ally?»
bill era ancora occupato al telefono e ne approfittai, «diciamo un'amica, perché?» alzò le sopracciglia e sorrise,
«boh nulla» farfugliai inalando il fumo.
«nulla? sei gelosa?»
«ma che cazzo dici, no» sbuffai.
buttai la sigaretta ormai finita per terra e la calpestai.
bill chiuse la chiamata saltellando «mark dice che può venire domani e farti vedere l'appartamento»
«mh, perfetto» dissi.

arrivati nel nostro quartiere, bill mi indicò con il dito delle case, una di quelle era la loro ed erano separate da un piccolo muretto
«vedi, quella sarà la tua»
«è attaccata alla vostra!» ribattei
«ma tu hai sempre da ridire?» esclamò tom,
«se non ti va bene trovati qualcos'altro» continuò.
«phft, non ho detto questo! sono semplicemente stranita»
«dai non sarà male essere vicini di casa!» concluse bill.

𝐒𝐓𝐀𝐘; tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora