#15- troppo tardi

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Ho riaperto un ricordo,
gli occhi ormai disincantati,
e il volto rigato da lacrime stanche,
come se fossi tornato a sfiorarmi nell'ombra.
Quanto, mi chiedo, è stata cieca la mia veglia?

Mi hai vista come Venere,
perché forse intravedevi la mia caduta,
come Persefone, inghiottita dai suoi inverni,
come Euridice, svanita tra spire di tenebra.
Mi hai chiamata luce, amore,
bellezza imprendibile, perfezione.
Ma io, io non so indossare questi nomi.

Non mi sento all'altezza di queste maschere,
né di te, che ora appare chiaro:
la paura ha lasciato il campo alla ragione,
e vedo, finalmente, quanto ho errato.

Forse eri tu la mia direzione,
ma ora, il tempo ha serrato i suoi cancelli.
Non mi scruti più con quegli occhi,
non mi ami più con quel silenzio.
I tormenti che ti ho consegnato
sono il mio calice amaro, ora.
Adesso, io sogno te.

E quel frammento di memoria,
nascosto sotto il cuscino della paura,
dimostra che già allora sapevo.
Io lo serbo un po' d'amore per te,
ma adesso è troppo tardi.

Non so se leggi ancora le mie poesie,
non so nemmeno se sei rimasto
il mio cavaliere.

CENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora