brothers

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Simon's POVs

«Ti voglio guardare negli occhi, adesso» dissi a Alex, con un tono deciso e serio. «Non distogliere lo sguardo, mi devi guardare negli occhi senza esitare,» insistei, mentre lo fissavo direttamente negli occhi.
Alex esitava per un attimo, lanciando occhiate oltre me, verso Theo. Non sembrava volerci prendere parte, ma con fermezza gli dissi ancora: «Guardami, guarda solo me,» mentre cercavo di mantenere il contatto visivo con i suoi occhi. Alex alla fine si arrese, fissandomi negli occhi e lasciandosi completamente andare.Mantenendo il contatto visivo con me, Alex parla, la voce un po' roca. «Non volevo ubriacarmi e finire a letto con l'ennesima ragazza,» confessò, con una nota di disperazione nella sua espressione. Lo guardo negli occhi, la mia espressione diventa seria e quasi severa. Sento una fiamma ardere dentro di me quando noto la frustrazione e la disperazione nei suoi occhi.«Non voglio più scuse,» dico con tono risoluto, «devi smettere di autocommiserarti e cominciare a controllarti.». Alex fissò entrambi di noi, chiaramente in conflitto con se stesso. Sentivo il suo sguardo passare rapidamente da me a Theo, come se cercasse disperatamente una via d’uscita da questo momento di confronto. Mi morsi leggermente il labbro, resistendo alla tentazione di mollare la presa, sperando che finalmente accettasse di ascoltare le nostre parole.
«Abbiamo cercato di esserti accanto in ogni modo possibile,» continuai, la mia voce diventata più morbida, «ma non possiamo essere sempre lì ad aiutarti se non vuoi aiutarti da solo.»Alex fissò entrambi per qualche momento prima di parlare, con una nota di sfida nella sua voce. «Siamo fratelli, non dimenticarlo,» disse, guardandoci entrambi alternativamente. «È per questo che siete sempre lì per aiutarmi. Per questo io aiuto voi,» aggiunse con convinzione, come se stesse cercando di giustificare i suoi comportamenti.
Mi morsi di nuovo il labbro, combattendo l'impulso di protestare contro le sue parole. Volevo ribattere, spiegargli che aiutare qualcuno non significava permettere loro di autodistruggersi, ma mi fermai, non volendo aggiungere altro alla situazione già tesa. ero consapevole delle abitudini autodistruttive di Alex. Sapevo che spesso si rifugiava nell'alcool e nelle relazioni superficiali per sfogare la frustrazione e mascherare le sue insicurezze. Il night club era il suo luogo preferito per cercare fughe temporanee, ma sapevo anche che le persone con cui finiva a letto erano spesso quelle sbagliate. Guardandogli negli occhi, gli dissi con fermezza: «Niente ubriacature né pazzie, domani c'è la partita di basket. Non voglio trovarti in uno stato pietoso domani mattina, mi hai capito?»Gli dissi anche di fare attenzione a non prendere freddo quando andava in giro con Bonnie, la sua moto. «Stai attento mentre guidi, indossa il casco e non dimenticare la giacca,» aggiungei, preoccupato per la sua sicurezza.Alex non rispose e mi superò a passo deciso. Lo guardai mentre si allontanava, con la mandibola serrata e un'aria cupa. Lo sentivo ancora in conflitto con se stesso, ma non c'era molto altro che potessi fare in quel momento.Theo guarda me per un attimo dopo che Alex se ne va, una nota di frustrazione nei suoi occhi. Sospira leggermente e scuote la testa, forse sentendosi un po' impotente di fronte al comportamento di nostro fratello minore.

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