Capitolo 3

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Uscivo dalle lezioni pomeridiane con la mente affollata di nuovi concetti e informazioni, che mi erano oltretutto piaciuti molto. La giornata era stata lunga e intensa per una ragazza di campagna come me, ma anche incredibilmente stimolante e colorata. Mentre percorrevo il corridoio ormai quasi deserto del dipartimento di psicologia, le luci al neon emettevano un ronzio sottile che si mescola con l'eco dei miei passi, chissà che fine aveva fatto Bryan? Oggi non l'avevo più visto. Mi chiedevo se stesse bene e come stesse procedendo la sua giornata, aspetta perché mi interessava della sua giornata? Da quando avevo lui come pensiero fisso? Uscendo dal campus, il sole del tardo pomeriggio gettava lunghe ombre sull'asfalto, e una leggera brezza rinfrescante mi accompagnava lungo il tragitto verso casa. Amavo vedere il piccolo tramonto che piano piano si insinuava nella città, quello autunnale era il piú bello, con i suoi colori tenui tutti tendenti all'arancione. Quanto amavo quei colori. Gli alberi lungo il viale ondeggiavano dolcemente, come faceva il mare quando c'erano i primi soffi di vento, il cielo si stava tingendo di rosa e arancione, un tramonto perfetto che sembrava dipinto, dal mio preferito Van Gogh. I colori vividi del cielo riflettevano sulle finestre degli edifici, creando un'atmosfera quasi magica, che mi riportava a quando passeggiavo insieme a mamma per le vie di campagna con il nostro cane. Arrivata a casa mi sentii subito avvolta da un senso di pace. La casa era decorata con colori caldi e accoglienti: cuscini variopinti, coperte morbide e piante verdi che aggiungevano un tocco di vita a ogni stanza. Posai lo zaino sul divano e mi diressi verso il bagno, presi un pigiama non molto pesante e aprii l'acqua della doccia che piano piano iniziava a scaldarsi. Amavo farmi la doccia super calda così da poter portar via tutti i residui della giornata, o anche i brutti pensieri. Dopo aver fatto un bel bagno caldo mi diressi verso la cucina per iniziare a preparare la cena. Aspettavo Mike a mangiare da me, come facevamo spesso per discutere delle nostre giornate e rilassarci dopo lo studio. Poco prima che arrivasse mi misi a cucinare un po' di poke che a Mike piaceva tanto. Riso, salmone e mais; erano i suoi ingredienti preferiti e anche i miei. Noi eravamo quasi sempre sulla stessa idea. A volte mi mancava stare a casa e cucinare con i miei genitori, però anche l'indipendenza mi donava. Mi piaceva fare le cose da me e potersi rimboccare le maniche quando combinavo un problema. Mentre l'acqua per il riso bolliva, controllavo l'orologio e vedevo che mancava poco all'arrivo di Mike. Sistemai la tavola con cura, disponendo due piatti, bicchieri e posate, e accesi una candela profumata al centro del tavolo per creare un'atmosfera accogliente. Questa candela era una delle mie preferite, vaniglia e cannella. Un ricordo di casa. La fiamma tremolante diffondeva un delicato profumo. Proprio mentre scolavo il riso, sentii il campanello suonare. Andai ad aprire e trovai Mike sull'uscio con il solito sorriso contagioso e una bottiglia di vino in mano, meno male che non aveva più bisogno che glielo ricordassi. Indossava una giacca di pelle e il suo volto era illuminato dall'entusiasmo. "Buonasera Dorothea! Ho portato qualcosa da bere," disse, sollevando la bottiglia. Chissà perché aveva sempre quel sorriso a trentadue denti. Magari aveva una novità da dirmi? O forse era solo felice di vedermi. "Perfetto! Entra, stavo giusto finendo di preparare la cena," risposi, facendolo accomodare. Mike si tolse la giacca e si sedette al tavolo, osservando il cibo con occhi affamati. "Profuma tutto," dissee, versandosi il vino nei bicchieri. "Allora, com'è andato il tuo pomeriggio?". Stancante sarebbe stata la parola perfetta. "C'è stata una lezione interessante su psicologia clinica," risposi, sedendomi di fronte a lui. "Avevamo discusso di vari approcci terapeutici e delle loro applicazioni pratiche. E tu?" Gli porsi il piatto di riso freddo, con il salmone che brillava di un arancione intenso sotto la luce soffusa della candela. Mike raccontava con entusiasmo della sua lezione di metodi di ricerca, descrivendo gli esperimenti comportamentali che avevano analizzato. "Abbiamo parlato delle diverse metodologie e di come progettare esperimenti che possano realmente testare le ipotesi. Era affascinante vedere come ogni dettaglio poteva influenzare i risultati," dice, mentre mangiava un pò di riso. Le sue parole erano piene di passione, e io le ascoltavo con attenzione, apprezzando la sua dedizione allo studio. Non era mai stato un ragazzo a cui piaceva studiare, però dopo aver capito cosa gli piacesse realmente è cambiato lasciandomi sbalordita al massimo. Mentre mangiavamo, parlammo di tutto: delle nostre lezioni, dei professori, dei nuovi compagni di corso. La conversazione fluiva naturalmente, e le risate riempivano la stanza. Mi sentivo fortunata ad avere un amico come Mike, che riusciva sempre a farmi sentire a mio agio e a rendere la giornata migliore. I sapori della cena ci confortavano e il vino rosso, corposo e fruttato, aggiunse un tocco di calore alla serata. Sentivo un po' la testa girare ma con Mike non sentivo alcun dolore se non quello della pancia per via delle troppe risate. Ad un certo punto, il mio telefono iniziò a vibrare per una notifica. Odiavo usare il telefono perché toglieva del tempo a noi, alla nostra amicizia. Presi il cellulare e vidi che avevo ricevuto un'email dalla Professoressa Marini. Ansia, panico terrore. La aprii e lessi attentamente il messaggio. "Ciao, Dorothea" iniziava l'email, "Spero che tu ti stia ambientando bene. Volevo informarti che essendo entrata leggermente in ritardo, ti sei persa delle lezioni che dovresti recuperare. Visto che sei nuova ho pensato che potresti aver bisogno di un po' di supporto, quindi ti passo il numero di un ragazzo molto bravo nella materia che può aiutarti: Bryan Campbell. Ecco il suo numero: 183-436-689." Fissai il telefono, sorpresa e un po' incerta. Mike notò la mia espressione e mi chiese cosa c'era che non andava. Avrei voluto sprofondare piuttosto di chiedere aiuto a un ragazzo che mi aveva distratto durante la lezione. Gli spiegai il contenuto dell'email e il suo volto si illuminò di interesse. "Bryan, il ragazzo che ti ha chiesto la penna? Sembra un'ottima opportunità per conoscerlo meglio e anche per ottenere un aiuto prezioso." Mike era felice di questa cosa, e perché io ero così tanto preoccupata? Annuii, sentendomi divisa tra il desiderio di contattarlo e la timidezza. "Non so, Mike... Mi sento un po' nervosa a scrivergli." nervosa era dire poco. Stavo morendo dentro al pensiero, Mike sorrise incoraggiante. "Non preoccuparti. Mandagli un messaggio. Male che vada, hai provato. E magari troverai un buon amico e un valido aiuto per il resto del corso."Bhe non volevo di sicuro perdermi l'introduzione delle prime lezioni, va bene dovevo farmi aiutare. Presi un respiro profondo e guardai il numero sullo schermo del mio telefono. Con il cuore che batteva un po' più forte, mi chiedevo cosa scrivere e se farlo subito o aspettare. Mike notò la mia ansia e mi disse di scrivergli la mattina seguente quanto sarei stata lucida e un po' più calma, magari riuscissi a calmare quell'ansia. La serata continuò con chiacchiere e risate, ma nella mia mente c'era un pensiero fisso: scriverò a Bryan?

Ricordati che ti ho immaginatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora