Capitolo 6

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Il corpo è solo una gabbia                                                                                                                                                   

Tornai a casa con il cuore colmo di emozioni contrastanti. Avevo passato un pomeriggio intenso tra risate e qualche tensione, ma ero grata di avere Bryan e Mike nella mia vita. Una volta entrata nel mio appartamento, mi tolsi le scarpe e mi lasciai cadere sul divano. Sentivo ancora l'eco delle risate condivise con Bryan e Mike risuonare nella mia mente, ma non potevo ignorare la preoccupazione di quest'ultimo. C'era qualcosa di magico nelle risate condivise con gli amici che riecheggiava i miei vecchi ricordi del passato. Era come se ogni risata fosse una scintilla che accendeva una luce calda e familiare, riportandomi indietro a quei momenti che custodivo gelosamente nel cuore. Ricordavo le sere d'estate, quando ero bambina, seduta intorno al tavolo in giardino con la mia famiglia. Le risate riempivano l'aria, mescolandosi con il profumo del gelsomino e il suono dei grilli. Era una risata pura, spontanea, come una melodia che solo noi sapevamo suonare. Ora, quando ridevo con i miei amici, sentivo quella stessa melodia, leggermente cambiata, ma sempre riconoscibile. Era come se le nostre risate fossero note di un'armonia antica, che continuavano a suonare attraverso gli anni. Ogni risata era una pennellata su una tela, una tela che dipingevo con i colori dei ricordi e delle emozioni. Le risate con gli amici erano di un colore vibrante e vivace, come un tramonto che esplodeva in mille sfumature di rosso e arancione. I ricordi del passato, invece, avevano tonalità più tenui, come i colori soffusi dell'alba che si mescolavano con il primo chiarore del giorno. Entrambi erano belli a modo loro, ma le risate con gli amici avevano un'intensità che ravvivava anche i ricordi più antichi. Quando ridevo con loro, sentivo una connessione profonda, come le radici di un albero che si intrecciavano sottoterra, invisibili ma forti. Mi veniva in mente il vecchio albero di quercia nel giardino della mia infanzia, le cui radici erano salde e profonde. Allo stesso modo, le risate di oggi mi facevano sentire radicata, come se le mie esperienze passate e presenti si intrecciassero in un'unica storia di gioia e condivisione. C'era anche una sensazione di leggerezza, un po' come il vento fresco che mi scompigliava i capelli mentre correvo nei campi. Quelle corse spensierate mi riempivano di una felicità pura e semplice, la stessa che provavo ora quando scoppiavo a ridere con gli amici, sentendo che il peso delle preoccupazioni quotidiane si sollevava, anche solo per un momento. Le risate condivise oggi erano come un ponte che collegava il presente con il passato. Ogni sorriso, ogni risata era un mattone che rendeva quel ponte più forte, permettendomi di attraversarlo e di portare con me l'eco di quei ricordi lontani. E così, attraverso le risate degli amici, continuavo a vivere e a rivivere quei momenti preziosi, creando nuovi ricordi che, un giorno, sarebbero diventati altrettanto cari e nostalgici.

Decisi di prendere il telefono e mandare un messaggio a Bryan. "Ciao, sono tornata a casa. Grazie ancora per il pranzo di oggi, è stato davvero bello." Inviai il messaggio e, mentre attendevo una risposta, ripensai al sorriso di Bryan, a come i suoi occhi grigi brillavano ogni volta che mi guardava. Cavolo vorrei proprio tornare a quando mi guardava con quegli occhioni.

Il telefono vibrò quasi immediatamente. "Ciao Dorothea! Anche per me è stato bellissimo." Pochi secondi dopo, arrivò un'immagine di Bryan che sorrideva, con il sole che gli illuminava il volto. Non potei fare a meno di sorridere a mia volta, sentendo una calda sensazione di felicità che mi avvolgeva. Era bellissimo e il suo sorriso di più. Decisi di ricambiare e mandargli una foto molto simile dove il sole che entrava dalla finestra faceva un arcobaleno sulla mia faccia. Reagì con un cuore rosso alla mia foto e il mio cuore esplose.

"Sei proprio bella quando sorridi," rispose, sentendo le guance arrossire leggermente. Continuammo a messaggiare per tutta la serata, scambiandoci battute e confidenze. Mi raccontò di come si fosse appassionato alla musica classica grazie a suo nonno, che gli faceva ascoltare le sinfonie di Beethoven e Mozart da piccolo. Gli raccontai di come la mia passione per i libri fosse nata grazie a mia madre, che mi leggeva storie ogni sera prima di dormire. Sentivo che ogni messaggio ci avvicinava sempre di più, come se ci stessimo scoprendo a vicenda in modi nuovi e profondi. A una certa ora gli diedi la buonanotte perchè ormai ero troppo stanca, lui mi scrisse "buonanotte Giulietta" aggiungendo un cuoricino accanto. Lì il mio petto esplose.

Ricordati che ti ho immaginatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora