Capitolo 5

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Non avere paura di spezzarti, ci sarà sempre qualcuno pronto  a ricomporti

Le lezioni pomeridiane erano state intense. Ogni tanto la mia mente vagava su tutto quello che era successo quella mattina e soprattutto verso Brian, ma mi costringevo a rimanere concentrata. Non lo vidi per tutto il giorno, il che mi fece sentire un po' sollevata, ma anche stranamente vuota. Senza la sua presenza, potevo seguire meglio il corso, prendere appunti meticolosi e memorizzare ogni dettaglio. Quando l'ultima lezione terminò, mi incamminai al di fuori di queste gigantesche mura che avevano sentito i miei pianti, mi sentivo affamata e decisi di fermarmi nella piccola panetteria vicino all'università. L'odore delle pizzette appena sfornate era irresistibile, un comfort familiare dopo una giornata lunga e faticosa. Presi una pizzetta, ancora calda, e mi sedetti a un tavolino vicino alla finestra. Mentre mangiavo, mi persi a osservare il paesaggio. Rimasi incantata dai colori caldi che avvolgevano ogni cosa. Le foglie degli alberi erano tinte di rosso, arancione e giallo, creando un mosaico naturale di tonalità che sembrava quasi dipinto. Il sole, basso sull'orizzonte, emanava una luce dorata che filtrava attraverso i rami spogli, proiettando ombre danzanti sul terreno. L'aria era fresca, con una lieve brezza che portava con sé l'odore della terra umida e delle foglie cadute, un profumo di casa. Ricordavo un paesaggio estivo al tramonto che avevo visto qualche mese prima, notai le differenze marcate. In estate, il tramonto era più vibrante e vivace, il cielo esplodeva in una gamma di colori che andava dal rosa al viola, mentre il sole calava lentamente dietro l'orizzonte. Gli alberi erano rigogliosi e verdi, e l'aria era calda, spesso carica dell'aroma dei fiori e della vegetazione in pieno rigoglio. La luce del sole estivo era intensa e diretta, avvolgendo ogni cosa in un abbraccio caldo e luminoso. In confronto, il tramonto autunnale che stavo osservando aveva una qualità più intima e riflessiva. La luce era più morbida, quasi malinconica, e il paesaggio sembrava prepararsi per il riposo invernale. Gli alberi, spogli delle loro foglie, lasciavano intravedere la struttura nuda dei loro rami, come scheletri contro il cielo dorato. L'atmosfera era tranquilla, quasi meditativa, molto diversa dall'energia vibrante e festosa dell'estate. Mentre osservavo questo tramonto autunnale, mi resi conto di quanto ogni stagione abbia una bellezza unica e un carattere distintivo, ognuna con il suo modo particolare di colorare il mondo intorno a noi.

Le persone camminavano a passo lento, godendosi il clima mite di fine giornata, come se ogni passo fosse una danza silenziosa con il tempo. Mi chiesi cosa stesse facendo Brian in quel momento e perché pensavo così tanto a lui. Mi scossi dai miei pensieri, cercando di concentrarmi sul panorama e sull'atmosfera tranquilla.

Dopo aver finito la mia pizzetta, mi sentii leggermente più rilassata. Tornai a casa desiderosa di riposare. Appena entrata, mi feci una doccia calda, lavando via la tensione della giornata, cercando di stare attenta a non farmi ancora più male. Mi piaceva sentire l'acqua scorrere sulla pelle, come se potesse portare via anche i miei pensieri inquieti. Indossai il mio pigiama, un comodo completo di cotone che mi dava un senso di comfort e sicurezza, era brutto ma davanti aveva un coniglietto rosa che diceva "calma e rilassati". Mi sedetti sul divano, pronta a godermi una serata tranquilla, lontana da qualsiasi turbamento. Poco dopo, il suono del campanello interruppe la mia pace, quel rumore assordante e odioso. Sorpresa, mi alzai e andai ad aprire la porta. Davanti a me c'era Brian, con un mazzo di margherite miste a tulipani in mano. Il mio cuore iniziò a battere più forte, sorpresa e confusa dalla sua presenza. Perché era qui? Come aveva avuto il mio numero? Come faceva a sapere che quelli sono i miei fiori preferiti? E oddio, ero in pigiama. Iniziai a balbettare ma riuscì a tirare fuori una frase di senso compiuto. "Brian, come hai fatto ad avere il mio indirizzo?" chiesi, sbalordita, sentendo un miscuglio di emozioni dentro di me. "Me l'ha dato la professoressa," rispose con un sorriso misto ai suoi occhi grigi che brillano come stelle. "Volevo assicurarmi che stessi bene dopo quello che è successo oggi." Che cosa carina il fatto che si preoccupi per me, aspetta, perchè si preoccupa così tanto per me? Non stiamo mica insieme?! Lo feci entrare, ancora incredula. "Grazie, Brian. Non dovevi preoccuparti così tanto." Risposi ancora balbettante. quando chiuse la porta mi girai a guardarlo e lo vidi che mi fissava con una risatina sul volto mentre mi guardava la maglia. diventai subito paonazza il pensiero che mi stesse guardando. Posò i fiori sul tavolo e mi guardò con un'espressione dolce. "Era il minimo che potessi fare. Ti va di cenare insieme?" Annuì, sorridendo. La sua presenza, inizialmente inaspettata e destabilizzante, cominciava a diventare rassicurante. Preparammo una cena semplice, ma gustosa, parlando del più e del meno. Tra una chiacchiera e l'altra, la serata si riempì di risate e confidenze. Parlare con Brian si rivelò più facile di quanto avessi immaginato. Mi ritrovai a raccontargli aneddoti della mia vita, delle mie passioni e dei miei sogni, sentendomi sempre più a mio agio. D'altro canto lui fece uguale raccontandomi tutto di lui, il suo colore preferito era il rosso, gli piace leggere e ascoltare musica classica, non amava particolarmente ballare e il suo sogno era quello di diventare uno psicoterapeuta pediatrico. "Sai, non avrei mai pensato che ci saremmo trovati così bene a parlare," dissi, sorprendendomi di quanto fossi aperta con lui. "Sono felice che ti senta a tuo agio con me," rispose Brian, sorridendo. "Anch'io mi trovo molto bene a parlare con te." Dopo aver cenato ci sedemmo sul divano a guardarci una serie di cui non ricordo bene il nome. Il divano del mio appartamento non era molto grande, quindi eravamo praticamente attaccati. Dopo poco mi avvolse un braccio intorno al collo e io per conseguenza appoggiai la testa sulla sua spalla, come segno di arresa, ormai ero intrappolata nel suo profumo di cocco. Sentivo un po' gli occhi cedere e nel mentre iniziai a percepire la mano che aveva intorno al mio collo scendere sulla spalla, e iniziò a farmi le coccole. C'era qualcosa di profondamente confortante nel suo abbraccio, qualcosa che mi faceva sentire al sicuro.

Ricordati che ti ho immaginatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora