Capitolo 1

55 15 18
                                    

[Nove mesi prima]

<< Ricordami perchè ho accettato di darti una mano >> Cohen mi rivolse uno sguardo contrariato, mi domandai come facesse a lamentarsi mentre eravamo impegnati nel trasportare l'ultima parte della libreria per sei rampe di scale, al mio piano.

<< Pensavi fosse divertente? >> Risposi inarcando leggermente le labbra da un lato, divertito.

Conobbi Cohen qualche mese dopo essere arrivato a Liverpool, faceva il barman in una stradina vicino al Mersey fin quando non gli parlai del progetto di aprire un bar. Qualche settimana dopo l'inaugurazione venne a lavorare per me e Matteo, salito con me dall'Italia.

Cohen ci sapeva fare con le persone, è sempre riuscito ad andare oltre le difficoltà e le ha sempre affrontate con il sorriso, è uno dei motivi per i quali c'è stata subito intesa: un'amicizia che va avanti ormai da cinque anni. Quella stessa capacità riesce a trasmetterla nel lavoro, portando spensieratezza ai clienti che frequentano il bar.

<< è insostenibile >> disse mentre fece uno sforzo ulteriore quando svoltammo dal pianerottolo verso il quarto piano.
<< lo hai già detto >>
<< e non è divertente >> bofonchiò di nuovo
<< hai già detto anche questo >>

A dirla tutta le sue lamentele risuonavano in ogni rampa di scale. Pensai che sarebbe potuto uscire qualcuno di lì a breve per dircene quattro. Erano da poco passate le 15 e nonostante fosse Marzo c'era un sole e un caldo anomalo. Guardai Cohen e, nonostante lo sforzo che stavamo compiendo, risi di nuovo nel vederlo in quello stato ansimante e contrariato.

<< Tu invece ti stai divertendo vedo >>
<< Come faccio a non divertirmi, sei uno spasso >> Ormai al quinto piano decidemmo di fermarci su quel pianerottolo prima dell'ultimo sforzo.
<< Ma invece Matte dove cazzo è finito? Non doveva darci una mano? >> scaricato momentaneamente dal peso di quell'enorme affare, rialzò la schiena e tirò un sospiro di sollievo.
<< Arriverà >> In realtà era già qualche ora che non si faceva vivo, ma quando si trattava di queste faccende cercava sempre un modo per scappottarsela, riuscendoci.

<< A breve >>
<< Lo hai già detto un'ora fa >>
<< Avrà avuto un contrattempo >> Dissi dando un'occhiata all'orologio.
<< Allora non mi sposto da qui e attendiamo che arrivi il puntuale Matteo Gamberini per fargli ultimare il lavoro >> Incrociò le braccia al petto ma, nonostante fosse effettivamente infastidito, non riuscivo a dargli la giusta serietà. Sorrisi di nuovo.

Poco dopo sentii una chiave girare nella porta lì accanto, una mandata, due, tre.
Leggera esitazione, poi la porta si aprì.

Il volto di una ragazza fece capolinea proprio sull'uscio. Rimase interdetta e indietreggiò subito di mezzo passo quando si ritrovò a ridosso di Cohen e di quella lunga scatola ai nostri piedi, comprensibile.

Il suo sguardo viaggiò da Cohen a me in pochi secondi, mi colpì l'azzurro dei suoi occhi, chiarissimi. Ritrasse istintivamente lo sguardo, forse imbarazzata dalla situazione, per tornare su Cohen.

<< Ah non guardare me >> Incalzò Cohen alzando le braccia prima ancora che lei potesse dire qualcosa.
<< Io non c'entro niente, la colpa è sua >> mi fece un cenno con la testa. Era chiaro che non stesse aspettando altro che incastrarmi in qualche modo per farmela pagare. La sconosciuta prese coscienza di ciò che stava accadendo e tornò su di me.

<< Ah, tu sei il nuovo vicino >> Mormorò sistemandosi il blazer beige che indossava.
<< Proprio lui, Rain rompipalle Collins >> Come se non bastasse Cohen ci mise il carico da cento.
<< Si, abito al piano di sopra, scusaci per il disturbo. Ci spostiamo subito >> Abbozzai un sorriso di cortesia che ricambiò, probabilmente anche divertita dal fare di Cohen.
<< Piacere di conoscerti allora, sono Rachel >> Disse con una voce decisa e cristallina, mi concentrai poco sulle parole perchè venni distratto dalle sue mani, nascoste nelle tasche del blazer, che stavano probabilmente giocando con qualcosa.

<< Hai da fare Rachel? Noi aspettiamo una persona >> Lei sorrise alle parole di Cohen
<< Beh dovrei andare in biblioteca >>
<< Dai Cohen, liberiamo l'uscita, abbiamo disturbato abbastanza >> Posizionai le mani sotto quella grande scatola in attesa di un segno da parte sua. Rachel, nel frattempo, sembrò fosse tornata a guardarmi e, proprio quando incrociai di nuovo i suoi occhi, li spostò per concentrarsi sulla scatola.

Forse il problema ero io? No, mi starò facendo un'impressione sbagliata.

<< e.. cosa trasportate? >> Domandò alzando appena il tono di voce per mostrarsi decisa.
<< Una rottu.. >>
<< Una libreria >> Interruppi Cohen e cercai la sua collaborazione facendogli cenno di darsi una mossa.
<< Beh, allora buon lavoro. Non chiamerò le forze dell'ordine per sequestro di persona, per questa volta >> Portò l'indice a contatto con il naso, a coprirsi le labbra che si erano inarcate in un'espressione divertita. Con quel movimento tirò fuori dalle tasche anche una cuffietta bianca e capii che era la stessa con cui stava giocando fino a quel momento . >>

<< Ecco qua, alla fine nessuno ci aiuta e tocca fare tutto a me, come al solito >> Cohen alla fine si decise a tirare su la scatola che pesava fra i sessanta e gli ottanta chili. Con la coda dell'occhio notai Rachel divertita e quel sorriso, raggiante e incredibilmente spontaneo, catturò la mia attenzione.

Mentre sorrideva restò in silenzio, nel suo mondo. Non si accorse, in quei pochi istanti, che la stavo guardando. Elegantemente Infilò la cuffietta nell'orecchio spostando una ciocca di capelli con la stessa mano e subito dopo inserì l'altra. Ero convinto che quella era una routine da cui non si separava mai nei suoi spostamenti.

In quei secondi in cui stavo viaggiando con la mente, puntuale come un orologio svizzero, arrivò un colpo della scatola all'altezza del petto, colpa di Cohen che la spinse contro me. Mi stava fissando e aveva capito che ero distratto da lei.

<< ehi ehi ehi, non dormire. Datti una mossa, o hai cambiato idea? >> Ridacchiò. Era la prima volta in tutto il pomeriggio che lo vidi così, ci guardammo e la sua espressione era come un libro aperto: mi stava chiaramente lanciando segnali.

Faceva così ogni volta che mi trovavo a parlare con qualcuno in sua presenza, lui era fidanzato ormai da dieci anni con Daphne e cercava in tutti i modi di vedermi sistemato con una ragazza. Aveva sopportato abbastanza le lamentele delle mie storie passate ma comunque, nel bene e nel male, c'era sempre.
<< Beh allora buon pomeriggio, vicino >> Ormai libera, aveva mosso i primi passi per scendere le scale passandomi accanto, il suo profumo arrivò come una boccata d'aria fresca, mi ricordava la pesca.

Quando si voltò nuovamente per imboccare la seconda rampa rialzò lo sguardo e incrociai un'ultima volta i suoi occhi, sempre fugaci, prima di sparire sotto di me.

Rachel.
Chissà se ti fermi a fotografare i tramonti,
se quella scintilla che hai negli occhi è così con tutte le persone che incontri

Chissà se sbuffi per tirar via una ciocca di capelli che ti scivola davanti agli occhi
se ti stringi nel tuo cappotto nei giorni peggiori
se ti piace il caffè

però prenditi tutti i silenzi che vuoi, se li usi per sorridere.

RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora