PASSARE INOSSERVATI

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La fresca brezza serale, carica di salsedine, carezza le sponde del mare. A pochi passi dalla spiaggia, si palesa un abitato di capanne e locali su di un tavolato orizzontale. Pali infissi sostengono la grande pedana. Fra le piattaforme, il vento giocoso scompiglia le bianche fronde di alda nei pressi di una locanda. Dalle strade collegate alle zone di carico e scarico merci, le persone si spostano per raggiungere gli ostelli. Alcune botteghe commerciali rimuovono l'insegna esterna agganciata in alto, riponendola all'interno.

I locali dediti al ristoro si riempiono in breve tempo senza nessuna pattuglia o guardie in vista sui percorsi principali. I presenti dominano un locale in particolare, dopo un altro duro verso di lavoro e di malefatte tra le miniere, il porto e le zone dei mercati di sabbia, dove all'ingresso, un piccolo campanello realizzato con una grande conchiglia a orecchio oscilla incessantemente. Gracile nelle sue catenelle arrugginite, sorregge tre sonagli. Il leggero tintinnio costante fa compagnia agli astanti ormai abituati.

Illuminata da due torce un insegna scolpita logorata dalla salsedine e umidità mostra conchiglie e dei boccali con al centro la scritta RECARO.

Gli sportelli d'ingresso del locale si aprono gradualmente. Il legno marcio si sbriciola sotto i pioli arrugginiti che offrono ogni volta maggiore resistenza per via del sale accumulato e la poca manutenzione. I clienti abituali non fanno caso alle porte cigolanti, appena udibili con le solite grida e chiacchiericcio serale. Diversi gruppi sono seduti nell'atrio dove colonne di legno consumato, sostengono il soffitto e dividono i tavoli. Sul lato opposto del bancone, cinque minatori hanno appena ricevuto il secondo giro di boccali. Parlano sguaiatamente, pronti a brindare a un'altra raccolta di pietre senza morti nelle miniere. Uno di loro non vuole festeggiare. È arrabbiato e sputa sul pavimento, prima di avvicinare la cervogia alle labbra con un generoso sorso.

Coperto dal suo manto con cappuccio, Cisaru si muove all'interno del locale. Si dirige verso il bancone, dove un gestore asciuga alcuni boccali. Non ci sono aiutanti con lui, e dalle cucine nel seminterrato, proviene un forte odore di zuppa di farro in cottura.

«Revok viandante. Se non togliete il cappuccio, l'unica cosa che potrete bere è l'acqua dei maiali.»

Cisaru si ferma, confuso. Le mani si muovono verso il viso, appoggiandole sopra al tessuto.

L'uomo sbuffa.

«Niente cappuccio in nessuno dei locali delle tre isole maggiori.»

«Capisco.» Atono, si avvicina gradualmente. Scansa il cappuccio dal capo continuando a sostenerlo, coprendosi le orecchie. Chi si trova dietro al bancone muove il viso in segno di diniego, intimandolo di rimuoverlo con un rapido movimento delle mani.

Il silvano indugia, osservando intorno a sé. Alcuni dei presenti sono voltati verso di lui. I più sospettosi si sono fermati e lo stanno fissando. Altri discretamente curiosi, alternano lo sguardo su di lui durante una partita a carte; qualcuno già brillo non partecipa, troppo concentrato con dadi e conchiglie, facendo rovinare a terra qualche perhils di rame.

Per tutti i falli di Kyodra.

Il cappuccio viene rimosso controvoglia, ma adagiato sulle spalle con cura. Lo sguardo ancora una volta in direzione del gestore trapela fastidio e tensione. Le orecchie frastagliate e appuntite presentano orecchini dorati che si estendono sulla metà del lobo. Nel rimuovere il cappuccio i capelli si sono arruffati vicino alle basette con la ricrescita che spunta fuori dai nastri; sui lati del viso due treccine lunghe e decorate con intarsi di seta e lega dorata, giocano a nascondino nel mantello.

L'eco della caduta - Hazepyre vol 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora