Prologo - Lena

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Ho sempre avuto un debole per le persone felici.
Fin da piccola mi sentivo attratta dai sorrisi esplosivi, quelli che riuscivano a illuminare non solo gli occhi, ma anche l’intero viso.
Pensavo che le persone che sorridevano in quel modo fossero magiche, perché avevano il potere di trasmettere a chi le guardava lo stesso stato di gioia, anche senza conoscerne il reale motivo.
Crescendo ho imparato che sorridere, soprattutto nei momenti più difficili, è un atto di coraggio verso se stessi e verso chi ci sta accanto e ho imparato che proprio nei momenti più difficili è fondamentale farlo. Credo che sia la cosa più bella mondo sorridere, che oltre a fare bene fisicamente perché rende più belle, faccia bene anche allo spirito e permette di affrontare la vita in tutta le sue sfumature.
Purtroppo non tutti ci riescono, alcuni si prendono troppo sul serio e mantengono un espressione rigida e austera, altri non riescono a vedere il lato positivo delle cose e pensano che il bicchiere sia sempre mezzo vuoto, altri ancora hanno permesso ai problemi di cancellare dal proprio viso perfino la smorfia di un sorriso e poi, ci sono quelli che hanno completamente dimenticato come si fa.
Io invece amo rendere felici le persone a cui voglio bene, cerco sempre di strappargli un sorriso, anche quando in realtà non c’è nessun motivo per ridere, ma forse è proprio questo che rende speciale un sorriso: è come conquistare un tesoro di valore inestimabile.
Anche oggi per esempio, da cinque anni a questa parte mia madre e mia sorella, si ostinano a festeggiare il mio compleanno anche contro la mia volontà. Se potessi ne farei volentieri a meno, ma capisco che per loro sia importante, come portare avanti quelle inutili tradizioni, consapevoli che prima o poi dovranno finire, però in fondo le comprendo, dopo la morte di papà ci sono rimaste poche occasioni per festeggiare e così fingo di divertirmi, mentre tutti gli altri attorno a me si divertono davvero.
Alla fine mi ritrovo a sorridere sul serio, considerando quanto sono fortunata a essere circondata da persone che mi vogliono bene. E mi ritrovo a fare questa considerazione mentre seduta comodamente sulla mia poltrona preferita, Billy e Patrick fingono di litigare. Patrick sta raccontando a tutti quanto sia impossibile vivere insieme a Billy, che la mattina uscire di casa puntuali è un'impresa impossibile, se Billy si sveglia per primo e monopolizza l’unico bagno di casa.
«Ti avevo avvertito che un solo bagno in casa sarebbe stato un problema».
«Il vero problema è che tu non hai considerazione del mio lavoro. Sai che io devo essere in ufficio alle nove in punto, ma non ti importa. Che ti costa lasciare che sia io a fare la doccia per primo, visto che tu inizi a lavorare alle undici? Avresti tutto il tempo dopo».
«Di pure che vorresti farti bello per il tuo nuovo capo. Ammettilo davanti a tutti se hai il coraggio, che quel tizio ti piace».
Billy si porta le mani sui fianchi, mentre Patrick si passa una mano tra i capelli, frustrato.
«Ancora con questa storia. Come devo dirtelo che non mi importa niente di quel tizio scontroso e arrogante, ma che semplicemente non mi piace arrivare in ritardo?»
«Visto? Lo hai ammesso, finalmente. Tutti sono attratti dai tipi scontrosi e arroganti. Ho ragione, Kimberly? Dimmi, ho ragione?»
La faccia di mia sorella che viene tirata in mezzo mi fa scompisciare dalle risate. Lei poverina non sa da che parte stare e spero per lei che decida di schierarsi dalla parte giusta.
«Ehi Lena, buon compleanno».
Sollevo la testa mentre ancora sto sorridendo, quando sento la voce di una ragazza al mio fianco, lasciandomi distrarre per un attimo dalla nuova puntata della mia sitcom preferita e con molto piacere vedo che si tratta di Jessica. Mi alzo in piedi con entusiasmo e le butto le braccia al collo.
«Jessy, ce l’hai fatta!» Esclamo sinceramente felice di vederla.
«Sì, sono riuscita a spostare di un giorno la partenza. Non mi sarei persa il tuo compleanno per nulla al mondo».
Io e Jessy siamo state compagne di collage e tra di noi è rimasta una bellissima amicizia. Non ci vediamo spesso perché lei si è trasferita a Boston per l’internato di medicina, ma quando torna a trovare i suoi genitori facciamo sempre in modo di vederci. Da cinque anni a questa parte, una delle visite ai suoi genitori durante l'anno, cade in prossimità del mio compleanno. Faccio finta di crederle quando dice che si tratta solo di una coincidenza, ma so bene che fa in modo di conciliare le due cose, per potermi vedere e farmi gli auguri di persona, finché può.
«Ho portato un amico, spero non sia un problema».
«Gli amici dei miei amici, sono miei amici, lo sai».
Solo che quando si fa da parte per presentarmi il suo amico, per poco non mi prende un colpo. È evidentemente più grande di noi, mi chiedo dove lo abbia conosciuto e poi, è davvero un uomo molto bello.
«Marcus, ti presento la mia amica Lena, la festeggiata. Lena, lui è Marcus, un vecchio amico di famiglia». Sghignazza quando dice vecchio, come a sottolineare la differenza d’età, ma è crudele da parte sua perché non credo sia così tanto vecchio.
«Piacere Marcus, spero ti troverai bene in mezzo a questo branco di giovani svitati». Sorrido mentre alzo la mano per salutarlo, consapevole di aver enfatizzato sulla parola giovani, ma spero abbia capito che stavo solo scherzando.
Marcus prende la mia mano e la stringe forte, con una presa decisa, mentre i suoi occhi mi scavano dentro. «Fa bene, a volte, fingere di essere ancora giovani».
«Allora sei il benvenuto alla mia festa».
Restiamo qualche secondo a guardarci e lui sembra proprio uno di quei tipi che non è abituato a sorridere molto spesso. O forse ha solo avuto una giornata pesante.
«Ehi, voi due, avete intenzione di presentarci questo bel manzo o volete tenervelo tutto per voi?»
Billy quando vede un bell’uomo non capisce più niente, provocando la gelosia del suo compagno e facendomi distogliere lo sguardo, prima che diventi imbarazzante.
«E poi sarei io quello attratto da un altro, vero?»
«Non cominciare Pat, un conto è apprezzare le cose belle quando le vedi, un altro è fare il cascamorto».
«E quando avrei fatto il cascamorto con Phil, sentiamo?»
«Quindi adesso è Phil. Non più Donovan, ma Phil? Quando siete diventati così intimi, perché io ero rimasto a quando usavi il suo cognome per rivolgerti a “Mr scontroso e arrogante" devo essermi perso qualcosa».
«Se non restassi chiuso in bagno per tutto quel tempo, ti accorgeresti di molte più cose».
«E con questo che vorresti dire?»
Oddio, ci risiamo, adesso iniziano a litigare sul serio.
«Emm, ragazzi?» Provo ad attirare la loro attenzione, ma sono partiti per la tangente e sono costretta ad alzare un po' di più la voce. «Ragazzi, per favore». Quasi urlo e per fortuna mi danno retta. «È il mio compleanno, sapete quanto mamma Julia ci tiene che sia tutto perfetto. Volete davvero dare un dispiacere a mamma Julia?» Uso la carta della pietà, che non mi piace per niente, ma che funziona sempre.
«Oddio, mamy, scusaci». I due smettono all’istante di litigare e dopo aver scovato mia madre con lo sguardo, corrono ad abbracciarla. Lei sorride e il mio cuore si riempie di gioia. “I tuoi amici, sono miei amici" dice sempre lei ed è così che siamo diventati tutti un'unica grande famiglia allargata.
«Vado a salutare gli altri, perché domani non avrò molto tempo per farlo». Mi sussurra Jessy all’orecchio e io faccio cenno di sì con la testa. La vedo allontanarsi insieme al suo amico, lo presenta agli altri e mi chiedo se ci sia qualcosa tra loro, anche se sono sicura che me ne avrebbe parlato se così fosse stato.
«Ehi, pulce, ti stai divertendo?» Solo mia sorella e gli amici più stretti mi chiamano così, quindi non mi sorprendo quando me la ritrovo accanto.
«Come un topo in trappola».
«Dai, non dire così, sai che mamma ci tiene».
«Oh lo so, infatti per questo al momento della torta scatteremo tante belle fotografie, affinché abbia nuovo materiale su cui piangere, dopo».
«Non essere cattiva, sai che per lei non è facile».
«Non è facile per nessuno, Kim, ma sai come la penso. Fingere che non succederà, non impedirà che succeda».
Sospira. «A volte mi chiedo come tu ci riesca. Dopo papà, non è semplice accettare che tu…»
«Andrà tutto bene, andrà come deve andare». Tossisco.
Ti prego, non oggi, non adesso. Tossisco di nuovo e sento un forte dolore al centro del petto. Merda!
«Lena? Cazzo, Lena, va tutto bene?»
«S-sì», rispondo con la voce strozzata perché mi manca il respiro e continuo a tossire. Sta arrivando una crisi e il fatto che stia succedendo adesso, davanti a tutti, mi fa incazzare. Non devono vedermi così, non voglio che mi vedano così. Alzo la testa al soffitto, ma gira tutto e finisco a terra. Sento i muscoli irrigidirsi, annaspo come un pesce fuori dall’acqua, sento mia sorella urlare e chiedere a mia madre di portare il mio spray. Cazzo, non potrebbe essere più umiliante, non può essere questo l’ultimo giorno della mia vita, non oggi. Non voglio morire lo stesso giorno della mia nascita, sarebbe così patetico.
«Lasciatemi passare, sono un dottore».
Probabilmente mia madre avrà già chiamato un’ambulanza. Porta al collo quell’affare che basta premere un bottone per avviare una chiamata di emergenza e invece, attraverso le palpebre abbassate, intravedo Marcus.
Oddio, se la situazione non fosse già così drammatica, potrei scoppiare a piangere per questo.
«Ehi, Lena, mi senti?» Un fascio di luce colpisce i miei occhi. Lo sento, ma non riesco a rispondere.
«Marcus, Lena è affetta da IPF». Lo informa Jessica, che si abbassa sulle ginocchia vicino a noi e mi accarezza i capelli.
«Cosa? Non è possibile, la fibrosi polmonare idiopatica colpisce soggetti a partire dai 65 anni e lei a occhio e croce avrà… diciotto anni».
“Diciannove" penso.
«Diciannove, appena compiuti». Lo informa.
«Presto dottore, questo è lo spray che Lena deve utilizzare quando ha le crisi». Dice mia madre in preda al panico.
«Impiegherebbe troppo tempo a funzionare e non ne abbiamo da perdere».
E poi, la mia bocca è coperta dalla sua, i miei polmoni si riempiono della sua aria.
Forse, tutto sommato, non sarebbe un brutto giorno per morire o comunque, se proprio deve essere oggi, avrò un bel ricordo da custodire per l’eternità.

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