Marcus

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Mi trovo davanti alla sua porta e sono in anticipo di un’ora, ho pensato che sarebbe meglio partire prima per arrivare puntuali in aeroporto ed evitare il traffico del week-end. Molto probabilmente non sarà ancora pronta, ho preferito non avvisarla per telefono perché devo fare una cosa prima, senza la sua presenza. E infatti, dopo aver suonato, è Kim che viene ad aprire, esattamente come ha fatto la prima volta che io e Lena siamo usciti insieme, solo che stavolta è sorpresa, nemmeno lei si aspettava di vedermi così presto.
«Oh, Marcus, sei già arrivato? Lena non è ancora pronta, vado subito a chiamarla» La interrompo facendole segno con un dito in bocca di stare zitta.
«Lo so, sono in anticipo, volevo parlare con te», mormoro per non farmi sentire da Lena.
«Con me?» Chiede stupita.
Con aria solenne faccio cenno di sì con la testa, Kim capisce subito che si tratta di qualcosa di importante.
«Vieni, andiamo in cucina». Chiude la porta e mi fa cenno di seguirla.
«Kim, chi ha suonato?»
Alziamo entrambi la testa verso le scale trattenendo il fiato, quando sentiamo la voce di Lena provenire dalla sua camera.
«Niente, solo il fattorino di Amazon».
«Okay!» E poi i passi frenetici che corrono per la stanza sopra la nostra testa, ci fa capire che c’ha creduto.
«Posso offrirti un caffè?» Domanda quando finalmente raggiungiamo la cucina.
«No, ti ringrazio. Ne ho già presi tre e sono solo le otto del mattino».
«Nervosetto?» Chiede sorridendo mentre si siede.
«Non per il viaggio». E smette di sorridere.
«Marcus», anche lei come Lena, sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Prima che tu possa dire qualunque cosa, io volevo ringraziarti. Non ho mai visto mia sorella così felice. Quando ha scoperto della malattia ha fatto di tutto per non farcela pesare, ma io so che dentro di lei soffre. È troppo giovane per portare sulle spalle un peso così grande e quando finge di stare bene per non farci soffrire, mi si spezza il cuore. Ma da quando sta con te, è come se fosse rinata, è felice sul serio, a volte mi da l’impressione che inizi a vedere la vita con occhi diversi. È sempre stata una ragazza allegra, piena di energia ed entusiasmo, ma a volte è come se indossasse una maschera, invece ultimamente mi sembra di rivedere la vecchia Lena e io davvero, non so come ringraziarti, perché è tutto merito tuo». Dice tutto d'un fiato.
«C’è un modo ed è proprio il motivo per cui volevo parlarti. Immagino tua madre non sia in casa».
«No, è a lavoro. Da quando papà è morto, si spacca la schiena ogni giorno per permettere a me di studiare e per comprare lo spray di Lena, che essendo sperimentale costa un sacco di soldi. Ma dimmi, di che si tratta? Non lasciarmi sulle spine».
Prendo un respiro e inizio a spiegarle come stanno le cose.
«Ho un amico, un neurochirurgo specializzato in chirurgia toracica, attualmente lavora a Boston, è molto bravo, mi fido di lui».
«Ti prego Marcus, vai al sodo». Mi interrompe, chiaramente in ansia.
«D’accordo. Gli ho sottoposto il caso di Lena per avere una sua opinione e lui ritiene che abbiamo solo una possibilità per salvarla».
«Quale?» Chiede con gli occhi lucidi, pieni di speranza.
«Trapianto di polmoni». Dalla sua faccia capisco che nessuno prima d’ora gliel'abbia proposto, ma che la notizia non le è nuova. «Il medico che attualmente ce l’ha in cura, ve ne ha parlato?»
Kim abbassa la testa osservando le sue mani, poggiate sul tavolo. Dalla sua espressione sento che non sta per darmi una bella notizia.
«Attualmente Lena non ha nessun dottore».
«Che cosa? Stai scherzando?» Urlo sottovoce. Non è possibile.
«Marcus, non è così semplice come sembra. Era solo una bambina quando le è stata diagnosticata la malattia, si è vista crollare il mondo addosso, ma non si è persa d’animo. Ha seguito tutte le cure che gli venivano proposte, ma nessuna dava i risultati pronosticati, così col tempo si è stufata di restare delusa e quando ha compiuto diciotto anni, ha smesso di andare da un medico. Non possiamo più decidere al posto suo, deve essere lei a prendere questa decisione. Parlale Marcus, approfitta di questo viaggio per convincerla, te ne prego».
Istintivamente mi stringe un polso per supplicarmi, ma non occorre, è questa la mia intenzione.
«Ehi, da quanto tempo sei qui? Sentivo parlare e mi sono chiesta se per caso non avessi una storia col fattorino di Amazon».
Kim si alza immediatamente per sfuggire al suo sguardo e nascondere gli occhi lucidi. Finge di armeggiare con la macchina del caffè. Lena la guarda e capisce subito che qualcosa non va.
«In realtà sono appena arrivato». Cerco di attirare la sua attenzione su di me.
«Hai deciso di anticipare?»
«Sì, pensavo ci avrebbe dato un vantaggio in caso di traffico».
«Perché non mi avete chiamata, quando sei arrivato?»
«Stavamo per farlo, Kim nel frattempo mi ha offerto un caffè, ma tu ci hai preceduto».
«D’accordo, farò finta di credervi. Vado a prendere la mia valigia, allora».
«Okay».
La vedo sparire di nuovo alla stessa velocità di com’era arrivata. Kim si gira verso le scale, si sporge per seguirla con lo sguardo fino a quando non scompare. Si lascia andare contro il mobile della cucina e non riesce a trattenere il pianto. Si porta le mani sul viso, poi alza la faccia verso il soffitto per ricacciare indietro le lacrime.
«Amo mia sorella, più di qualsiasi altra cosa al mondo, farei di tutto per salvarle la vita ed è per questo che sto studiando medicina. Quindi sì Marcus, io mi fido di te e ti prego di convincerla in tutti i modi, ma ti avviso che non sarà facile. Lei si è rassegnata ormai, ma forse se le farai tornare la voglia di vivere potrebbe darsi un’altra possibilità».
«Qualcuno viene a darmi una mano con questa?»
Lena urla dalle scale, mi alzo dalla sedia e le corro incontro. La vedo in cima che regge una grossa valigia.
«Staremo via solo due giorni, non dirmi che ti sei portata dietro l’intero armadio?»
«Dici che è troppo? È che non so che tempo faccia a Las Vegas, ho cercato di essere previdente per qualunque eventualità».
Non è molto pesante, ma considerato quanto sia magra, immagino che per lei lo sia.
«Mi raccomando, fate le brave senza di me e prenditi cura della mamma, non farla affaticare troppo. Vi chiamo appena arriviamo».
«Va bene, ma non pensare a noi, pensa solo a divertirti».
Dopo che si sono abbracciate usciamo di casa e ci dirigiamo verso la macchina, Lena si gira per lanciare un altro saluto a sua sorella, mentre io carico la valigia dentro al bagagliaio. Poi aiuto anche lei a salire.
«Allora, sei pronta?»
È visibilmente emozionata, sospira e si porta una mano sul cuore, ma il suo grande sorriso mi dice che va tutto bene.
«Posso farti una domanda?»
«Sì, certo».
«Quando tu sarai al convegno, io cosa farò?»
Preferisco ancora non dirle niente, voglio prima salire sull’aereo in modo che non abbia la possibilità di tornare indietro. Mi sento un po’ in colpa per questo, mi sembra di tradirla, ma lo faccio solo per il suo bene.
«Fidati, a Las Vegas non avrai modo di annoiarti nemmeno volendo, ma io comunque prometto che ti lascerò sola il meno possibile».
«Non voglio invadere i tuoi spazi».
«Non li hai invasi, li hai riempiti».
Il resto del tragitto lo trascorriamo in silenzio, arriviamo al Tweed New Haven Airport che sono quasi le dieci, il nostro volo è alle dieci e venti, ho già fatto il check in online, quindi siamo in perfetto orario.
Lasciamo la macchina nel parcheggio, con una mano trascino le nostre valige, con l’altra prendo la sua. La sento tremare stretta nel mio palmo, posso percepire la sua ansia, la sua tensione e mi chiedo se sia solo per il viaggio o perché l’abbia presa per mano, visto che è la prima volta che lo faccio.
Abbiamo molto da discutere, non solo della sua operazione, ma anche di noi. È successo tutto talmente in fretta, che nemmeno io me ne sono accorto. È stato tutto così spontaneo e naturale. Forse all’inizio poteva avere a che fare con il mio lavoro, qualcuno potrebbe pensare che sia deformazione professionale e all’inizio l’ho pensato anch’io, ma poi ho capito che non era solo quello e non è nemmeno attrazione fisica. O per lo meno non solo quello. Lena mi piace, è bella, solare, intelligente, è una di quelle persone di cui è impossibile non innamorarsi. Ho voglia di proteggerla, di renderla felice, di realizzare tutti i suoi sogni, di vederla ridere e poi, bacia in un modo incredibile. Non lo avrei mai detto, vista la sua giovane età.
Si guarda attorno quando entriamo in aeroporto, lo stupore con cui ammira tutto ciò che la circonda è un altro dei motivi che mi fa pensare di essere proprio innamorato di lei e del suo naso all’insù.
«Dalla tua faccia sembra quasi che sia la prima volta che metti piedi in un aeroporto».
«È, la prima volta che metto piede in un aeroporto».
Ci dirigiamo verso il nostro Gate, le hostess ci salutano con un sorriso radioso, che Lena riesce a eclissare con il suo. Entriamo nell’aereo e cerchiamo il nostro posto. Le cedo volentieri il mio che è vicino al finestrino, sono sicuro che le piacerà un sacco guardare le nuvole e le sarà di aiuto per pensare.
«Oddio, sono così emozionata! Sicuro che questo coso così pesante, riesca a stare sospeso nel cielo?»
Vorrei rispondere con una battuta divertente, ma non mi viene nulla in mente, continuo a pensare solo una cosa.
«Lena». Si gira a guardarmi, ma quando vede che sono serio, lo diventa anche lei. «Ti ho mentito, non c’è nessun convegno a Las Vegas».

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