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Oggi è l'ultimo giorno intero di vacanza perché domani mattina abbiamo il volo di ritorno.
Alle 9.30 sono con Vittoria a fare colazione mentre i nostri genitori sono già al mare.
<<Cami come ti senti dopo ieri?>> chiede Vittoria mentre stiamo mangiando dei deliziosi pancake.
<<Mi sento bene, però credo di aver un po' esagerato>> dico.
<<Forse?>> mi riprende lei.
<<Alex non la conosco e sono andata a dirle che è una puttana>> dico.
<<Già>> afferma.
<<Non posso neanche dire che è colpa dell'alcol. Non ho bevuto nulla>> aggiungo.
<ahaha in effetti>> ridacchia Vittoria.
<<Anche se alla fine ho fatto bene>> dico.
<<Si è vero, dopo aver parlato con Izan l'ho capito anche io che avevi ragione. Però è sbagliato dare della puttana a una sconosciuta>> afferma Vittoria.
<<Vittoria fatti i cazzi tuoi>> le dico arrabbiata.
Finiamo la colazione in silenzio e poi andiamo in camera a prepararci per il mare.
<<Vitto tu vai io vi raggiungo tra un po'>> e resto in camera da sola immersa tra i miei pensieri.

Quando mi passa la rabbia esco dalla camera e mi dirigo verso la spiaggia. Ma appena arrivo trovo mamma e papà che mi guardano arrabbiati e Vittoria che sghignazza.
<<Io vado a farmi un bagno>> dice Vittoria e si allontana.
Cosa sta succedendo?
<<Camilla ci devi raccontare qualcosa?>> dice papà.
<<Cosa volete sapere?>> sbruffo.
<<Cosa è successo ieri sera con quella Alex?>> chiede.
<<Vittoria cazzo>> dico.
<<Calma signorina>> dice mamma.
<<Allora vuole dirci cosa è successo ieri sera?>> alza il tono papà.
<<Papi non urlare c'è altra gente>>dico.
<<Perfetto andiamo in camera. Tu resta qua con Vittoria>> dice papà indicando mamma.
<<No preferisco restare qua>>
<<Non hai scelta Camilla, seguimi e stai zitta>> dice papà.
Così lo seguo in silenzio e sento già i miei occhi bagnarsi ma trattengo le lacrime. Mi giro e vedo mamma che mi guarda dispiaciuta.
So già cosa sta per succedere e odio quando succede.

Entro in camera e papà continua a guardarmi malissimo. Sbatte la porta e mi indica il divano <<Siediti!>> urla.
Mi siedo.
<<Cosa hai detto a quella sconosciuta eh?>>
<<Ho detto che->> provo a dire.
<<Zittaaa!>> urla.
Sto zitta.
<<Alex è una puttana quindi?>>
<<Posso spie->>
<<Zittaaa, parlo io!>>
Sto zitta.
<<Sei tu una puttana!>>
Non riesco a controllare più le lacrime.
<<Tu sei una puttana, ti ho cresciuta malissimo, sei una delusione di figlia!>>
Piango.
<<Adesso piangi eh>>
Piango.
<<Fai bene e piangerai ancora!>>
Piango.
<<Non ci si comporta così>>
<<Ho capito, mi disp->>
<<Zitta puttana!>>
Sto zitta.
Piango.
<<Mi fai schifo, mi disgusti!>>
<<Addirittura>>
<<Zitta!>>
Sto zitta.
<<Tu sei un fallimento>>
Piango.
<<Hai capito? Un gigante fallimento>>
<<Ho capito bast->>
Mi tira uno schiaffo sul viso fortissimo.
Ecco lo sapevo che lo faceva.
Inizio a piangere ininterrottamente e inizio a singhiozzare.
<<Non singhiozzare!>> urla.
<<Non riesco>>
Mi tira un altro schiaffo ancora più forte.
Inizio a singhiozzare ancora più forte.
<<Devi solo stare zitta e non fare rumore!>>
Piango.
Singhiozzo.
<<Adesso alzati dal divano>>
Mi alzo.
Mi spinge facendomi cadere all'indietro. Sono di nuovo seduta sul divano. Non faccio in tempo a realizzare quanto successo che mi tira un altro schiaffo e prendendomi la guancia sinistra tra le mani la stringe forte facendomi piangere ancora più forte.
<<Vai in camera tua e restaci!>>
Così faccio e lui se ne va.
Sono in un fiume di lacrime.
Da sola.
Nei miei pensieri.
Mi alzo, raggiungo lo specchio e guardo la mia guancia rossa.
Faccio schifo.
Mi fa male.
Piango.
Piango.
Piango.
Piango e mi addormento.





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Nello stesso aereo di Lamine YamalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora