Capitolo V - Passeggiata Lungo Aber

11 4 0
                                    

«Il cuore di un uomo è molto simile al mare, ha le sue tempesta, le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle.»
- Vincent Van Gogh.

Tornata da quel pranzo mi sono coricata sul letto, le scarpe abbandonate a terra, piedi in aria danzanti e lo sguardo al soffitto.
Dimitri sa essere profondo nel linguaggio, deciso sulle sue ragioni e attento nell'ascoltare. L'idea che mi sono fatta del pranzo e di lui, sono così opposte alla realtà. Certo, rimane il mio unico amico d'infanzia che ho rivisto dopo anni eppure mi è sembrato di conoscerlo da sempre, come se questi anni lontani non ci fossero mai stati. Al ritorno in auto i miei genitori mi hanno informata che li avremmo rivisti. Mia madre mi ha domandato come trovassi Dimitri. Se lo considerassi interessante, se lo trovassi frivolo o ancor stranamente attraente. Penso a questo ora, guardando il soffitto, come se potesse illuminarmi e darmi chissà quale risposta, come se potessero apparire delle lettere, delle parole a caratteri cubitali e nere e mi dicesso cosa dire o pensare. Dimitri è bello certo, nulla da obbiettare, ma è privo di fascino ai miei occhi. Un ragazzo dal volto perfetto, privo di difetti, che possono rendere una persona affascinante. Un ragazzo con cui potrei passare più tempo possibile senza mai annoiarmi e con cui condividere interessi. Pur avendo diciannove anni non ho avuto alcuna relazione, se non un breve incontro con Davide, un ragazzo al servizio di mio padre, lo stesso che è incaricato di seguirmi ogni qual volta che esco di casa. È successo poco meno di un anno fa, avevo 18 anni e lui 22. Credevo mi piacesse e da circa un mese ci fermavamo a parlare in cucina, con una buona tazza di tè. Mi chiese di uscire e ne ero rimasta talmente entusiasta che accettai, uscimmo tre volte e ci baciamo solo all'ultima uscita. Ma nessuno dei due sentì l'eccitazione che si doveva sentire. Quella frenesia che ti scalda l'anima e non ti fa più sentire la terra sotto i piedi, quella voglia di risentire quelle labbra a contatto con le tue. Nulla di ciò che ho letto nei libri, ma poi è davvero così nella realtà? Finché non lo proverò mai non potrò scoprirlo. Di comune accordo siamo rimasti buoni amici, scherziamo alle volte e ora lui è impegnato con una giovinetta bionda e spilungona. Una ragazza bella e che condivide con lui la passione per la moda. Per me, che sono sempre sotto stretta vigilanza e senza una vera vita sociale non è mai stato facile o così immediato conoscere qualcuno in amicizia, figuriamoci in ambito sentimentale. Inoltre sono così pignola e selettiva che forse sarebbe stato complesso anche se fossi stata la ragazza più socievole del liceo, se avessi avuto la possibilità da andarci. Ogni tanto, ancora adesso, immagini come sarebbe stato essere in una vera scuola, con gli armadietti un po' rotti, i banchi scheggiati, le mense piena di vita, gli insegnanti tutti diversi e magari uno o due amici con cui passare gli intervalli o del tempo a fine lezioni. Una volta ci sono entrata in un istituto, qui inz città, per pura curiosità, ma sono scappata a gambe levate perché avevo una brutta sensazione di non appartenenza a quel luogo. Ringrazio Davide per non aver mai detto ai miei genitori di questa piccola gita, non so come l'avrebbero presa se l'avessero saputo.
Mi alzo supina, alla ricerca del mio telefono dalla cover bianca, piena di scritte fatte da me con un pennarello rosso indelebile. Sono solo le 16:00 pm. Mi alzo, poggio il telefono sul letto e apro le ante dell'armadio. Recupero un leggings nero, una t-shirt nera e una felpa grigia con la zip. Comodità è la parola chiave. Indosso le sneakers bianche, zainetto nero con all'interno le cuffie col filo rosse, fazzoletti, portafoglio, il mio fedele diario e una penna. Acciuffo le chiavi di Betty ed esco dalla mia stanza, diretta alle spiagge di Aber. Ma appena sono sul ciglio della porta, intenta ad uscire, incontro mia madre Iris.

«Dove stai andando?» La sua è una semplice domanda, anche se l'ho percepita come un suo modo per indagare. Solitamente non è da lei farlo.

«Vado al mare.» Rispondo semplicemente, guardando insistentemente la maniglia della porta, con il solo desiderio di uscire.

«Pensavo che potevamo parlare un po', io e te. Papà è uscito e siamo da sole oggi.» La guardo con sgomento.

«Scusami mamma, non mi hai mai chiesto di stare insieme una singola volta in diciannove anni e me lo chiedi adesso?» Non posso fare a meno di domandarle, in fondo è una richiesta bizzarra la sua e stento a crederci.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 10 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Lacrime Di BronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora