Ci ritrovammo a fine serata al Motel, seduti su un paio di panche tarlate davanti al patio che si trovava proprio di fronte alle nostre camere, poco lontano dal parcheggio.
I due youtuber si passavano una paglia e guardavano le stelle con aria sognante. Era la prima volta, dal giorno della partenza, che li vedevo senza telecamera in mano e concentrati solo sulle proprie emozioni. Anche se, comunque, poco lucidi. Ethan sorseggiava una birra, immerso nei pensieri che sembravano vagare per diverse miglia, lontani da noi. Per un attimo, mi proiettai dentro di lui e immaginai solo lei, Ava, protagonista delle sue riflessioni. Una morsa di gelosia mi attanagliò lo stomaco, contorcendolo.
«Andiamo?» sentii Louise suggerire a Frank, alzandosi.
«Già a letto?», chiesi.
Mi imbarazzava rimanere sola con Ethan.
«No, ma dobbiamo montare i filmati che abbiamo fatto oggi. Così domani possiamo inserire una storia sul nostro profilo Instagram» mi rispose lei.
«Metterò anche un video su TikTok», le fece eco il ragazzo entusiasta.
«Oh» mi limitai a commentare, mentre li osservavo allontanarsi.
Ethan non si era neanche voltato verso di loro.
«Domattina andiamo a perlustrare la zona in cui sono stati adescati i bambini» annunciai spaccando in due il silenzio che ci avvolgeva.
«Mmm».
«Ho parlato con la signora che gestisce il negozietto all'angolo e mi ha detto che è meglio che non andiamo a parlare con quei due cacciatori. Sono sempre ubriachi e poco gentili con gli stranieri».
«Mmm» ripeté senza degnarmi di uno sguardo.
«Magari, potremo parlare con questi due ragazzini per farci descrivere la signora anziana».
«Mmm».
«Ethan, quando smetterai di muggire?» chiesi infastidita.
«Finita la birra» rispose, bevve il restante del contenuto della bottiglia in un solo sorso e aggiunse: «Ora vado a mungermi e poi a dormire. Buonanotte, Emma».
Si allontanò lasciandomi sola, mentre il cielo si stendeva sopra di me come un tappeto sfavillante di bellissime stelle.
Rimasi ancora una ventina di minuti persa tra quei puntini luminosi poi, alla fine, mi decisi a entrare nella mia modesta camera. La luce fioca del lampadario gettava un'ombra tranquilla su ogni angolo, rendendo tutto familiare e rassicurante. Con un sospiro di sollievo, iniziai a liberare i bottoni della camicia dagli occhielli e a sfilarla via. Era troppo aderente e mi ero sentita stretta in una morsa d'acciaio per tutta la giornata. I pantaloni seguirono la sua stessa fine, cadendo sul pavimento con un lieve fruscio. Senza esitare, afferrai una canotta e un paio di pantaloncini leggeri, creandomi sul momento una sorta di pigiama estivo.
Mi lasciai scivolare tra le lenzuola fresche e pulite del letto che accarezzarono subito la mia pelle, donandole una sensazione di benessere. Lentamente, la stanchezza cominciò a farsi sentire e le palpebre si fecero pesanti. Spensi la luce, immergendo la stanza nell'oscurità, pronta a lasciarmi trasportare nel mondo dei sogni.
Tuttavia, dopo poco, alcuni rumori leggeri e indistinti, come sussurri sfuggiti all'oscurità, iniziarono a distogliermi dal torpore. Mi irrigidii e i sensi entrarono subito in stato d'allerta, mentre il cuore batteva con prepotenza nel petto. La paura iniziò a serpeggiare sinuosa nelle vene, formando un groviglio di ansie oscure. Un'ombra di incertezza si materializzò nella stanza, proiettando un dubbio sinistro sulla mia sicurezza. Il terrore mi paralizzò, ma poi l'istinto di sopravvivenza prese in mano la situazione. Mi alzai di scatto dal letto, afferrando la prima cosa che trovai a portata di mano, un cuscino. Con un movimento rapido e determinato, lo sbattei nel buio fendendo l'aria alla cieca, con tutta la forza e la violenza che possedevo dentro di me. Poi cercai di essere più precisa, puntando verso la figura scura che intravedevo grazie al riflesso della luce artificiale dei lampioni che faceva capolino tra le tende della finestra.
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HANSEL E STREGHEL SUGLI APPALACHI
Мистика**SEQUEL di Alaska Amore e Orsi Mannari** Emma Thompson, diciottenne dal cuore avventuroso e dal trascorso tormentato, non ha mai dimenticato il mistero che ha risolto tre anni prima: la leggenda di un orso mannaro che terrorizzava le terre selvagge...