Lunedì mattina arriva troppo velocemente. Dopo un weekend passato a disfare i bagagli, cibo spazzatura e risate in compagnia di Izzy, purtroppo è arrivato il momento di affrontare la realtà.
Oggi dovrò passare due ore e mezza in presenza dello scontroso di Jaiden.
Venerdì, alla riunione, non mi ha degnata né di uno sguardo né di un saluto, come se fossimo due estranei. Non che mi lamenti, eh, ma vorrei passare un anno tranquillo.
Evidentemente però Jaiden non è della mia stessa opinione.
Mi vesto in fretta. La sveglia ha deciso di non suonare proprio questa mattina, e sono in ritardo. Non è da me. Sono la persona più puntuale del pianeta. Ma non oggi. Segno che questa sarà una giornata terribile.
Arrivo al palaghiaccio nel momento esatto in cui la squadra esce dagli spogliatoi pronti per cominciare l'allenamento. Prendo la mia macchina fotografica -l'ultimo regalo di mia madre- e mi metto al lavoro. Scatto dei primi piani, delle foto di gruppo e dello staff.
Mentre lavoro però mi rendo conto che manca qualcuno: Jaiden.
<<Buongiorno ragazzi>>, saluta mio padre. <<Oggi inizieremo con qualche esercizio semplice, di conoscenza. Faremo dei test così saprò valutare su cosa dovremmo lavorare durante la stagione>>.
Jaiden, borsone sulla spalla, e la camminata da spavaldo, fa il suo ingresso trionfale con dieci minuti abbondanti di ritardo. Puzza di alcool, lo sento appena mi passa accanto ignorandomi, e indossa quello che credo sia il suo classico abbigliamento da festa: camicia di lino bianca con i primi tre bottoni aperti da cui si intravede la pelle abbronzata e un paio di jeans.
Ha decisamente l'aria di uno che ha passato la notte a spassarsela. I suoi capelli biondi sono sparati in tutte le direzioni, gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie ben pronunciate, i vestiti spiegazzati.
Mio padre è infuriato. Ha i pugni serrati lungo ai fianchi e lo sguardo omicida. <<Oh, signor Price, finalmente ci degna della sua presenza>>.
I ragazzi sghignazzano alle spalle del loro capitano. <<Vado a cambiarmi>>, annuncia lui con aria tranquilla.
Mio padre gli sbarra la strada. Non riesco a non immortalare l'espressione di Jaiden. Merita un bello scatto. In futuro potrebbe servirmi per qualche ricatto. <<Non vai da nessuna parte, Price. Te ne torni a casa tua>>.
Jaiden, ora furioso, lascia cadere il borsone a terra. <<Altrimenti?>>, lo sfida. Vorrei tanto tirargli un pugno in questo momento. E non credo nemmeno di essere l'unica.
<<Altrimenti ti butto fuori dalla squadra. Non mi sfidare, ne sarei capace>>. Sta dicendo sul serio mio padre. Conosco quel tono. L'ha usato parecchie volte anche con me in passato. <<Vai a darti una ripulita che puzzi di distilleria>>.
Jaiden riprende il suo borsone e non dà ascolto a mio padre. Lo sorpassa con una spallata e va in direzione degli spogliatoi. Nolan gli corre dietro. Sono troppo lontana per capire cosa si dicono i due, ma sembrano discutere. Con Jaiden è quasi impossibile avere una normale conversazione. È sempre così aggressivo e sfacciato.
<<Quel ragazzo deve cambiare o lo butto fuori. Non mi interessa se è uno dei migliori, ma così non andiamo d'accordo>>, sta dicendo mio padre al suo secondo.
Prima di perdere coraggio e cambiare idea, abbandono la mia macchina fotografica su una sedia e vado da Jaiden, per dirgli cosa non lo so, ma non può fare ciò che gli pare. Presentarsi ubriaco e dopo non aver dormito, è una pessima idea.
Nolan mi viene incontro scuotendo la testa. <<Ehi, Cassie>>, mi saluta, <<Se stai andando da Jaiden te lo sconsiglio. È incazzato nero e potrebbe dirti qualcosa che in realtà non pensa>>.
Alzo le spalle. <<Non credo possa dire o fare qualcosa di peggio di tutto quello che mi ha fatto passare al liceo. Mi sono costruita una spessa corazza ormai>>.
Solleva le mani. <<Io ti ho avvisata>>.
Faccio un respiro profondo e vado. Mi infilo nello spogliatoio e trovo Jaiden immediatamente. È di spalle, la fronte appoggiata al suo armadietto e i pugni chiusi lungo ai fianchi.
Mi appoggio con la spalla alla fila di armadietti opposta alla sua e mi schiarisco la voce per annunciare la mia presenza.
Lui parla senza voltarsi. <<Nolan, cazzo, ti ho già detto di lasciarmi stare!>>.
<<Non sono Nolan>>.
Si gira in modo talmente rapido che barcolla. È ancora sbronzo. <<Che cazzo ci fai tu qui? Vuoi uno spettacolino privato?>>, chiede in modo cattivo, indicandosi gli addominali. La sua camicia è a terra, ai suoi piedi.
Troppa pelle abbronzata in bella vista. Devo ammettere che non sono totalmente immune ai suoi muscoli tonici e definiti, ma cerco di non guardarlo. Non voglio dargli questa soddisfazione. Soprattutto visto che è in cerca di uno scontro.
Scoppio a ridere. Sono abituata ai suoi modi orribili. Non mi toccano più. <<No, grazie, non sono interessata>>.
<<Allora, perché sei qui?>>, domanda sedendosi sulla panca, dandomi le spalle. Mi aspettavo un Jaiden molto più combattivo onestamente. Sembra, non lo so, arrendevole? Forse è merito dell'alcool.
Resto ferma dove sono. <<Mi assicuro che tu non faccia niente di stupido che possa far incazzare mio padre più di così>>.
<<Sei qui per dirmi di andarmene? Col cazzo>>.
Alzo gli occhi al soffitto. Scontroso imbecille. <<No, fai quello che ti pare. Tanto a me non importa. Anzi, se ti sbattono fuori, io sono solo che felice visto quando ti odio!>>.
Abbassa la testa e non per le mie parole brusche, ma perché credo che stia per sentirsi male. <<L'odio è reciproco>>, risponde sottovoce.
<<Vai a casa e dormi. Stai di merda>>.
Alza il dito medio nella mia direzione. <<Tu lo sei sempre>>.
Ah, però. <<Che dolce!>>, rispondo mandandogli un bacio. Giro su me stessa e torno al mio lavoro. Un'ora dopo, Jaiden esce dal palaghiaccio e non si fa più vedere.
Bell'inizio di settimana.
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SOULFUL -FEARLESS
RomanceCassie è all'ultimo anno di College e il suo sogno nel cassetto è quello di prendere la sua macchinetta fotografica, da cui non si separa mai, e scoprire il mondo. Dopo la morte della madre, suo padre accetta il lavoro di coach alla Boston Universit...