Entrava in casa, quel benedettissimo giorno, dopo aver litigato col datore di lavoro -che fortunatamente non lo licenziò- e aver fatto cinque rampe di scale con due borse della spesa a piedi perché quel coglione di Biersack aveva rotto l'ascensore, quando un ragno, uno stramaledetto ragno calò giù dallo stipite della porta, poggiandoglisi preciso preciso sul naso -bellissimo naso, preciserei-.
«Fanculo, schifo che non sei altro!» sbottò scacciandolo dal suo viso e facendolo cadere a terra. Il povero animaletto tutto impaurito e acciaccato dalla caduta -rischiosa per un povero piccolo ragno- corse a ripararsi in un angolino buio e inesplorato dell'appartamento, più precisamente, nel minuscolo spazio presente tra la scarpiera -inutilizzata, dal momento che le innumerevoli calzature sono sempre state lasciate sparse in giro- e il muro. E pensare che lui stava così bene sopra alla porta! Era sceso un attimo per esplorare e tac! si era trovato stretto stretto dietro uno stupido mobile.
Mentre il povero ragno stava nella sua fessura a compiangersi, il responsabile della sua tristezza era in bagno, per farsi una bella doccia rilassante. Finalmente a nervi sciolti, uscì dalla stanza con i capelli ancora gocciolanti, un asciugamano intorno alla vita sottile e una nuvola di vapore alle spalle -incredibilmente sexy, insomma-. Passò per l'ingresso con l'intenzione di andare in cucina per mettere via tutta la spesa che aveva comperato neanche un'ora prima. Qualcosa, però, catturò la sua attenzione: un biglietto a terra, vicino alla porta, che quando era entrato non c'era. Decise di non darvi importanza, ma piuttosto di svolgere le mansioni "importanti" che aveva da fare in quel momento. Quando finì di riporre cibo e alimenti in frigo e di lavare i piatti risalenti ancora alla sera prima dovette obbligatoriamente passare di nuovo per l'ingresso, che collegava la cucina alle altre stanze. Notò per terra un secondo biglietto, che prima però non aveva visto! Che fosse una lettera per Hogwarts? Erano anni ormai che l'attendeva! -Sì, lo pensò sul serio, lì per lì, lo sciocco-. Rimase qualche istante titubante, indeciso se leggerli o meno, e alla fine optò per assecondare la sua curiosità.
Il primo foglio recitava:
Caro Sig. Umano,
vorrei scusarmi per la mia irruenta discesa sul suo naso pochi minuti fa. Deve averla sicuramente spaventata, non saprei spiegare altrimenti il motivo della sua reazione alquanto sgarbata. Mi duole infatti informarla che le sue parole mi hanno profondamente offeso e che la caduta, da lei causata, ha provocato qualche danno alle mie preziose zampe. Mi aspetto dunque le sue più sincere scuse.
Firmato: Sig. RagnoIl secondo invece era molto più conciso:
Ps: gradirei inoltre che i miei messaggi non venissero ignorati.Che fosse uno scherzo? Magari di Cal, il suo coinquilino. Ma no, impossibile, lui era in vacanza da una settimana e sarebbe tornato tra altre tre! Ma allora chi...?
Sig. Umano, con una calma, un sangue freddo e un'apertura mentale mai dimostrati fin'ora decise di rispindere alle insolite lettere.
Caro Sig. Ragno,
accetto volentieri le sue scuse e le porgo le mie. La prego di capire la situazione di stress e affaticamento in cui mi trovavo durante l'accaduto e di accettarle di conseguenza. Le auguro una pronta guarigione, e le ricordo che può considerare questa mia abitazione come sua.
Firmato: Sig. Umano
Lasciò il biglietto nello stesso luogo in cui aveva trovato i due da parte di Sig. Ragno, quindi molto vicino alla porta. Passò una buona mezzora in attesa di vederlo sbucare da chissà dove, con in mano -zampa- una penna, pronto a rispindere. Ma ciò non avvenne. Decise dunque che era ora di mangiare qualcosa -era un gran golosone-, ma anche quando tornò dalla cucina a stomaco pieno, la sua lettera era ancora lì. Si vestì e andò a fare una passeggiata. Stette fuori tutto il pomeriggio, comprò vari CD di favolose band rock che tanto gli piacevano e si fermò a cena fuori. Si recò addirittura in un locale, fece svariate conquiste, e ne uscì con una percentuale alcolica nel sangue decisamente elevata e con ogni desiderio sessuale perfettamente appagato. Ma quando rimise piede in casa, a tarda notte, dopo ore dalla stesura del biglietto, non c'era ancora alcuna traccia che Sig. Ragno fosse passato. Sconfortato cadde in un sonno agitato, popolato da ragni parlanti che lo sgridavano, ma neppure l'indomani mattina, quando si alzò di buon'ora per andare al lavoro c'era il benché minimo segno della presenza di Sig. Ragno.