Capitolo 2: Storm

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Catherine aprì la porta della cabina, tirando dietro di sé Yeonjun.

Il ragazzo trattenne il fiato, guardandosi attorno mentre ammirava la stanza personale del comandante della nave. Sapeva che non avrebbe dovuto essere lì, ma ehi, era proprio la moglie che lo aveva portato in quella cabina. Per quale motivo Yeonjun avrebbe dovuto rifiutarsi? Soprattutto perché era da mesi che non vedeva una donna e nessuno degli uomini presenti sulla nave lo attraeva abbastanza.

Catherine sorrise, sedendosi sul letto. "Non mi raggiungi?" domandò, mostrandosi sicura di sé. Tuttavia, Yeonjun colse immediatamente il velo di nervosismo che avvolgeva il corpo della ragazza. "Non sei obbligata se non vuoi" ribatté, appoggiandosi alla parete. Aveva certamente fatto sesso con tante donne, ma non erano mai state costrette.

Catherine sbuffò, incrociando le braccia al petto. "Per quale motivo?- ribatté, infastidita- sono io che te l'ho chiesto, no?". Yeonjun si strinse nelle spalle. Era evidente che la ragazza fosse nervosa, ma probabilmente perché temeva la reazione del marito se li avesse scoperti. Yeonjun non poteva biasimarla, nemmeno lui aveva molta voglia di finire nei guai, ma ormai si erano già spinti troppo oltre.

Il ragazzo si avvicinò a Catherine, accarezzando le sue spalle. "Rilassati, non accadrà nulla" sussurrò, sporgendosi verso le sue labbra. Finalmente la ragazza sorrise, sciogliendo la tensione che provava. Strinse la camicia di Yeonjun tra le dita, tirandolo contro il suo corpo mentre si stendeva piano sul letto. Yeonjun sorrise soddisfatto, sistemando le ginocchia ai lati dei fianchi di Catherine, abbassandosi su di lei e iniziando a baciare lentamente il suo collo, mentre con mani abili slacciava il corpetto indossato dalla ragazza. Nella cabina si potevano udire solo i sospiri soffocati di Catherine.

All'improvviso la porta si spalancò con un forte colpo.

Yeonjun sobbalzò, voltandosi immediatamente. Impallidì, vedendo il comandante della nave insieme agli altri ufficiali. "Beccato!" sibilò l'uomo, avanzando contro Yeonjun in modo minaccioso. Solo in quel momento il ragazzo si rese conto che il comandante stringeva una pistola tra le mani. "Che vuoi fare" mormorò, alzandosi rapidamente dal letto e lasciando libera Catherine. La ragazza si strinse le braccia al petto come per coprirsi. Le sue guance erano in fiamme a causa dell'imbarazzo e della vergogna di essere stata scoperta dal marito durante il tradimento.

"Io sono più fortunato di quel marito tradito da cui sei fuggito- ribatté il comandante, la pistola ancora puntata contro il ragazzo- a differenza sua, io ti ho in trappola. Non puoi scappare, Yeonjun. Game over". "Se mi spari finirai nei guai con la legge- ribatté il ragazzo, fingendosi sicuro di sé mentre invece era letteralmente terrorizzato- ho già avvisato alcuni amici che mi attendono al prossimo porto. Se non mi vedono arrivare ti denunceranno". Ovviamente si trattava di una menzogna, ma Yeonjun era disposto a tutto pur di salvarsi la pelle in quel momento.

Il comandante scosse la testa "Per quanto mi piacerebbe piantarti una pallottola in corpo, non è nel mio stile. Preferisco abbandonarti invece in mezzo al mare, senza acqua né cibo. Lasciarti andare alla deriva al tuo triste destino, incontro ad una morte lenta e atroce. Questo è quello che ti meriti per essere un traditore. E ai tuoi amici dirò che ti hanno mangiato i pesci".

Yeonjun deglutì a fatica. "Non...non potremmo far finta che non sia accaduto nulla?- propose, accennando un piccolo sorriso- del resto non ho nemmeno toccato tua moglie e...". "Stai zitto!" tuonò il comandante, con rabbia. La pistola nella sua mano tremava pericolosamente, segno che stava perdendo il controllo. Yeonjun sapeva bene che non era più il caso di rischiare. Si ammutolì, rimanendo immobile.

"Portatelo fuori, sul ponte" ordinò poi il comandante, abbassando l'arma e infilandola nella cintura. Subito gli ufficiali entrarono nella cabina, afferrando Yeonjun per le braccia e trascinandolo fuori. Il ragazzo non oppose nemmeno resistenza, sapendo che in quel momento sarebbe stato tutto inutile. "Amore..." sussurrò Catherine, ancora seduta sul letto. Il comandante si voltò verso di lei, la rabbia che lampeggiava sul volto. "Tu rimani qui- disse in tono duro- non ti azzardare ad uscire dalla cabina. Risolverò la questione con te dopo essermi liberato di questo vigliacco". Il comandante quindi uscì dalla stanza, chiudendo a chiave la porta.

A kiss from the moon that never sleepsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora