Capitolo 6

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Duccio fissava il suo riflesso nello specchio, domandandosi se la camicia bianca fosse troppo formale per un museo o se avrebbe dato l'impressione giusta di uno che capisce qualcosa di arte e sa apprezzarla. La realtà era che non era abituato a frequentare luoghi del genere e non voleva fare una brutta impressione su Mia.
Le ante dell'armadio spalancate rivelavano una miriade di indumenti particolari che adorava indossare ai suoi concerti, ma nulla sembrava particolarmente adatto all'occasione.
Gonfió le guance con disappunto provvedendo a sbottonarsi quel capo che non lo rappresentava appieno. Mancavano ancora cinque ore e i palmi delle mani già erano mandidi di sudore. Voleva fare bella figura. Forse giacca e cravatta? Una gonna?
Alla fine optó per un completo grigio che trasudava eleganza e che aveva indossato solo una volta a un matrimonio. Forse era troppo elegante ma non riusciva a scrollarsi di dosso l'idea di dover apparire al meglio. Forse la formalità avrebbe dimostrato quanto ci tenesse all'appuntamento. Mentre abbottonava la giacca avvertì l'ansia stringergli lo stomaco in una morsa, non era mai stato così agitato. Forse era l'idea che quella poteva essere l'ultima occasione per conquistarla davvero e farle capire che era degno della sua fiducia. Insomma c'era troppo in gioco, non intendeva farsela scappare di nuovo.

Duccio raggiunse il museo prima dell'orario stabilito poiché non nutriva molta fiducia nei confronti delle proprie capacità cognitive dunque, onde evitare di fare tardi, aveva giocato d'anticipo con il saggio contributo di Google Maps. Si fermó qualche passo prima dell'ingresso, stringendo tra le dita lo stelo del girasole che aveva comprato lungo la strada. Arrivato a quel punto si sentiva un po' fuori posto, persino la scelta del fiore iniziava a sembrargli inadeguata, pochi avrebbero osato tanto prediligendo forse un mazzo di rose.
Tornó irrequieto a guardare distrattamente le persone che entravano e uscivano dall'edificio, solo allora i suoi occhi la notarono. Camminava verso di lui con un passo leggero, avvolta in un abito sbarazzino con un adorabile fiocco ad asornarle la cima della testa. Le ricordava quasi una bambolina di porcellana.
Quando lo raggiunse un sorriso timido si aprì sul suo volto, ció bastó a far dileguare qualsiasi paranoia.
Con un gesto che tradiva una certa timidezza le allungó il fiore, lo fece senza guardarla negli occhi temendo qualche reazione avversa.

"Per te."

Mugugnó. Voltandosi subito dopo per raggiungere finalmente l'ingresso.

"È bellissimo grazie."

Pur non avendola guardata sapeva che se si fosse voltato avrebbe notato il rossere sul suo volto. Sorrise compiaciuto al solo pensiero.
Le porte scorrevoli si aprirono davanti a loro, accogliendoli in uno spazio ampio e luminoso, con pareti bianche e il pavimento in marmo chiaro. Mia aveva acquistato i biglietti online quindi non ci misero molto a superare i controlli e accedere alla prima sala espositiva. Le luci erano soffuse e i colori caldi, tutto contribuiva a creare un'atmosfera intima, quasi sospesa nel tempo.

"Da dove iniziamo?"

Domandó Duccio, con la voce ridotta a un flebile sussurro quasi avesse paura di rompere l'incanto.

"Da qui."

Rispose lei, indicando un quadro dai colori vibranti. Il dipinto, neanche a farlo a posta, raffigurava una distesa di girasoli con esplosioni di giallo e arancione. Si potevano notare le pennellate decise in un movimento continuo, movimento in grado di catalizzare l'attenzione dello spettatore e portarlo a domandarsi cosa mai lo avesse portato a ritrarre quel campo. Perso nella bellezza di quei colori non si rese conto che Mia aveva continuato a camminare senza di lui, arrancó dunque per raggiungerla.

"Era meraviglioso."

Le riveló senza pensarci. La sentì ridacchiare divertita.

"E non hai visto nulla!"

Camminarono a lungo fianco a fianco, sostando di tanto in tanto per ammirare nel dettaglio qualche quadro che aveva destato la loro attenzione. Duccio era estasiato dalla capacità dell'arte di comunicare senza parole, lui che era abituato a farlo su un palco con un microfono. Era un contrasto inaspettato e piacevole.

"Questa è la mia statua preferita."

Si stanziarono davanti a una statua di medie dimensioni che peró era posta al centro di una stanza completamente vuota. Raffigurava due amanti stretti in un abbraccio struggente, con le labbra quasi accostate nel tentativo di scambiare un bacio. Doveva ammettere che era meravigliosa. La osservarono quasi in un religioso silenzio, ogni dettaglio della statua parlava di amore puro, sentimento che si rifletteva nelle espressioni dei due ragazzi.
Persi nella contemplazione non si resero conto che le loro mani si stavano delicatamente sfiorando. Quasi come si fossero scottati la ritrassero nello stesso momento, per poi guardarsi imbarazzati.

"S-scusa."

Balbettó Mia, tornando immediatamente a guardare la statua impegnandosi in tutti i modi a rimanere impassibile, tentativo fallito a causa del volto in fiamme. Questa volta a ridacchiare fu Duccio il quale, quasi in maniera sfacciata, le si accostó maggiormente.

"Per?"

La sua reazione l'aveva incuriosito, per questo colto da un improvviso moto di coraggio allungó di nuovo la mano, sfiorandole le dita in un tocco lieve. Mia inizialmente trasalì leggermente sorpresa, poi, dopo un attimo di esitazione, ricambió la stretta intrecciando le dita alle sue.
Entrambi rimasero immobili, gli occhi ancora fissi sulla scultura forse troppo imbarazzanti per guardarsi e un silenzio piacevole a circondarli.

Quella stretta di mani non fu sciolta neanche quando, sollecitati dall'avanzare dell'orario di chiusura, raggiunsero l'uscita del museo. Quel contatto sembrava così naturale, come se le loro dita fossero destinate a rimanere intrecciate per sempre. Tutti e due avrebbero voluto poter prolungare quel momento all'inverosimile, ma il tempo, subdolo, si insinuó tra di loro ricordandogli con impietosa puntualità che la giornata stava volgendo al termine.
Mia con un sorriso lieve e un po' impacciato si decise a sciogliere la stretta e Duccio fece lo stesso con molta riluttanza. Il calore sprigionato dalla sua pelle morbida era così confortevole che avrebbe voluto riacciuffarla nuovamente e portarla con sé.

"Bhe grazie per essere venuto... e anche per il girasole!"

Lei fece un altro passo indietro, probabilmente pronta a dileguarsi, poi però sembró ripensarci e si riavvicinò posandogli un bacio sulla sua guancia. Si trattava di un bacio veloce, quasi goffo, ma colmo di affetto e gratitudine per il pomeriggio passato insieme. Duccio assaporó la dolcezza di quel contatto, sorpreso dal fatto che avesse lei preso l'iniziativa.

"Grazie a te. Oh a proposito per le successive due settimane non ci sarò, ho alcune date in programma ma mi piacerebbe molto se potessi venire."

Mia sembró lusingata dall'invito, tuttavia quell'espressione lasció presto il posto allo sconforto segno che non avrebbe accettato l'invito.

"Ho un esame, questa volta vorrei provarci davvero."

Sapeva quanto fosse importante per lei, quindi decise di non insistere ulteriormente nonostante fosse dispiaciuto. Temeva che due settimane potessero allontanarli proprio ora che stavano facendo progressi.

"Capisco. In bocca al lupo allora!"

Duccio la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve tra la folla. Non sapeva se sarebbe riuscito a resistere così tanto senza di lei.

Come cuffie in tasca - Piccolo Bnkr44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora