Capitolo 2

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"Pronto Thomas."

"Ciao Albi. Ho letto ora la notizia sulla gazzetta dello sport. Mi dispiace molto per quello che è accaduto, non ne sapevo nulla. Come stai?" Gli chiedo preoccupato.

"Grazie di aver chiamato. Io come vuoi che stia, sono molto dispiaciuto ma non posso farci nulla. Anzi, adesso ancora di più, devo dimostrarmi forte per Sara dato che è lei quella che, ovviamente, sta soffrendo di più." Sara dovrebbe essere la figlia, se non ricordo male.

"Ma certo, la capisco. Dover rinunciare alle Olimpiadi per qualcosa di così imprevedibile deve essere un duro colpo per qualsiasi atleta. Non oso nemmeno immaginare quanto tua figlia possa star male in questo momento; al posto suo penso che morirei." Se dovesse capitarmi una sciagura simile, penso che perderei completamente il senso della vita. E' davvero spaventoso tutto questo; pensare al fatto che ho sacrificato anni interi per arrivare dove sono ora. Se dovessi vedermi scivolare via dalle mai tutto quanto senza che si possa fare nulla a riguardo, penso davvero che questo segnerebbe inequivocabilmente la fine della mia esistenza. E' un tipo di dolore immenso che fortunatamente posso solo immaginare e che spero di non dover vivere mai direttamente sulla mia pelle.

"Si esatto, qui a casa la situazione è più o meno quella. Lo sai meglio di me no? Uno si allena per tutta la vita per raggiungere un obiettivo e poi..." Non termina nemmeno la frase, e la sua voce smezzata fa capire il perché. Si percepisce fin troppo bene la sua amarezza, ed è più che comprensibile. Penso di aver fatto davvero bene a chiamarlo, voglio stargli vicino.

"A questo proposito, ti volevo dire che se vuoi prenderti una pausa dall'allenamento lo capisco perfettamente. Dimmi cosa posso fare in vista delle Olimpiadi e lo farò anche senza la tua presenza, sai che puoi fidarti di me." Voglio cercare di farlo stare il più sereno possibile in questo momento, ma allo stesso tempo non voglio rinunciarci per nulla al mondo al mio sogno.

"Grazie di averci provato Thomas, ti conosco, so già che sei formidabile quindi non serve che ti vanti anche con me. Ma adesso me la vedo io su come fare. Anche se in questi giorni sto impazzendo nel cercare un modo per farle tornare il sorriso, con scarsissimi risultati, non posso assolutamente tralasciare il tuo allenamento, non ora che l'evento più importante del mondo sportivo è alle porte. Su questa cosa stai tranquillo, davvero. Troverò un modo per fare tutto." Mi fa piacere sentirgli dire tutte queste cose positive, anche se il tono della voce lo sta ingannando. Mi dispiace molto che lui e la sua famiglia stiano così tanto male. 

"Come vuoi. Lo dicevo perché posso solo immaginare che quella in casa sia una situazione difficile al momento, e non per vantarmi come dici tu. Sai, aspetto le Olimpiadi da tutta la vita e tu sei il mio allenatore, se sono arrivato dove sono è anche grazie a te, perciò se hai bisogno di una mano, per qualunque cosa fammi sapere." Ho bisogno che ora sia il più concentrato possibile se voglio sperare di prendere almeno una medaglia in Giappone. Se questo vuol dire aiutarlo in un brutto momento della sua vita, sarò felice di farlo. Servirebbe ad entrambi.

"Lo apprezzo parecchio Thomas, e dato che hai tirato fuori l'argomento, mi è venuto in mente proprio ora una cosa che potresti fare per aiutarmi. Che ne dici se porto Sara con noi a Tokyo durante questo periodo? Pensaci, così facendo potrei starti sempre accanto in allenamento e allo stesso tempo potrei aiutare anche mia figlia in questo brutto momento. Sarebbe perfetto! Che ne dici, ti potrebbe andare bene? Se mi vuoi dare una mano, allora dimmi di si." Cosa!? Forse non ho capito bene; queste sue parole entusiaste mi hanno colto un attimo alla sprovvista. Non immaginavo realmente che avesse una richiesta da farmi, ma soprattutto non di questa porta! Non ho intenzione di passare l'esperienza più importante della mia carriera, anzi, di tutta la mia vita, appresso ad una ragazzina. Capisco la situazione difficile in cui si trova Albi, ma questo mi sembra estremamente esagerato! Ma d'altro canto non posso tirarmi indietro dopo che sono stato proprio io a propormi di aiutarlo.

"Si, credo di si. Penso che possa andar bene."  Dico con tono titubante. Mi sembra una situazione surreale. Come ho fatto ad incasinarmi così tanto da solo?

"Perfetto allora! Adesso allora ne parlo anche con lei e ti faccio sapere appena posso. Ci vediamo domani in ateneo e grazie ancora di aver chiamato." Che idiota, che idiota che sono stato. Non potevo semplicemente farmi i cavoli miei e stare zitto? Non so davvero come potrò venirne fuori.

"A domani." Fine della chiamata. 

Spero solo di non pentirmene.

Sotto un nuovo punto di vista || vol.2  || Thomas CecconDove le storie prendono vita. Scoprilo ora