2- Quando i ricordi riaffiorano

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7 anni prima

Mi sto annoiando, non so che fare e non ho nessuno con cui parlare.
I miei coinquilini, nonché i miei migliori amici, hanno proprio oggi deciso di fare una gita, di un giorno a San Pietroburgo.
Dico proprio oggi perché è una giornata terribile: sono sola, mi annoio, sono finite le mie merendine preferite e credo che mi dovrebbero arrivare le mestruazioni, che questo mese non hanno accennato a farsi vedere.
Meglio così però , più tardi arrivano più tardi avrò quei lancinanti crampi allo stomaco.
Decido dunque di guardare uno dei miei film Disney preferiti, in realtà ne guardo più di uno per far passare il tempo.

Ad un certo punto però sento l'esigenza di vomitare.

Io odio vomitare.
Se poi vomito,poi devo vomitare ancora, e ancora, e ancora.

Non so cosa stia succedendo, non vomito da quando ho 8 anni.
Mi precipito in bagno, e butto quello che avevo nello stomaco.
Finita la tortura vado in cucina in modo da farmi un tè alla camomilla, che a quanto scrive Google dovrebbe essere utile contro la nausea.
E per un'attimo ho un pensiero un po' pazzo, ma mi ripeto di no, dato che siamo stati sempre prudenti.

Quindi finisco di bere il mio tè e poi decido il fare un piccolo riposino primo dell'arrivo dei ragazzi.

2 ore dopo

Mi sveglio che c'è  solamente la luce della luna ad illuminare il salotto.
Probabilmente i ragazzi sono già andati a dormire ma mi sembra tutto piuttosto strano.
David mi avrebbe svegliata o almeno si sarebbe addormentato vicino a me.

Mi alzo per cercare il mio cellulare e controllare l'orario.
Ma non lo vedo da nessuna parte, e quindi accendo la luce.
I cappotti non si trovano nell' appendi abiti, anzi non ci sono da nessuna parte.
Probabilmente avrò dormito meno di 10 minuti, ma il cielo buio della sera mi dice il contrario.

Trovo il mio cellulare che mi indica che sono le 00:15 della notte.
Che sarà successo?
Avranno ritardato il volo?
O hanno trovato molto traffico in strada?
O sono andati a cenare fuori?
Ma che penso David mi aveva promesso che saremmo dovuti stare insieme appena rientrato.

Le mille preoccupazioni che mi faccio mi stanno divorando.
Chiamo Val, la zia di David e nostra "tutor", per sapere se li aveva visti o sentiti.
«Ehi cara Eirene che succede?» mi chiede ma sento un pizzico diverso nella sua voce, tipo come se stesse
piangendo.

«Val, hai per caso sentito o visto i ragazzi?»
«Sì tesoro» risponde come se stesse per scoppiare a piangere.
«E dove sono?» chiedo a questo punto, già abbastanza preoccupata
«Sono in ospedale...hanno fatto un'incidente tornando a casa»
E lì il mio cuore perse non uno, non due ma cinque battiti.
No, no, no.
David, Cristian, Michael, London.
No, no.
Chiudo la chiamata, e non mi importa che io sia col pigiama, con le ciabatte e con la paglia al posto dei capelli.
Devo andare da loro.
Da i miei migliori amici e dall'amore della mia vita.

Non posso vivere sapendo che li potrebbe succedere  di tutto, e sono lontani da me.

Sarà difficile trovare un taxi a quest'ora, soprattutto se ti trovi a Mosca, ma se non lo trovo ci andrò correndo.

E infatti non trovandone uno, e non essendoci tempo da perdere, prendo la mia bicicletta e dopo aver chiamato Val ed essendomi fatta dire in quale ospedale si trovassero, anche se aveva insistito molto, corro sulla mia bici, che ormai non usavo da più di due anni.

Nell'ospedale c'era una grande confusione e i medici sembravano esasperati e molto stanchi.
Ma non sono qui per costatare la situazione fisica e psicologica dei medici.

Dopo questa giornata di schifo, vedo un pizzico di luce, o almeno così credevo.

La madre e il padre del mio fidanzato.

La signora ha il viso rigato dalle lacrime e il marito cerca di farla stare tranquilla invano.

Decido di raggiungerli anche se servirebbe a me qualcuno che riesca a consolarmi, ma voglio aiutarli e capire di più.

«Signori Polijakov» li chiamo avvicinandomi
«Tu» mi richiama l'uomo sempre con il suo solito disprezzo nella voce.
Credo che di non essergli mai stata simpatica.
Chissà che avrebbe fatto se avesse scoperto che io e David stavamo insieme da anni senza averglielo mai detto.
«Sei stata la rovina di mio figlio, ma per fortuna adesso ha aperto gli occhi»
Rimango senza parole ma non capisco bene cosa voglia dire.
«C-che significa?» chiedo balbettando con le lacrime agli occhi
«David ti ha lasciato, non vuole più vederti. Ha capito cosa vali e cioè, nulla"
Nulla?
Io lo amo, lui mi ama lo so.
Mi diceva sempre che ero la cosa più preziosa della sua vita.
«Adesso vattene e non complicare le cose più di quanto già non lo siano»
«Ah e dimenticavo... non farti più vedere» mi dice come se fosse una minaccia.
Non riesco a rispondere.
Per un'attimo vedo tutto nero.
Tutti i rumori diventano ovattati.

Devo andarmene da lì dentro, sembra che stia diventando tutto sempre più ristretto.

Scappo fuori dall'ospedale, e per un'attimo prendo in considerazione l'ipotesi di essermi immaginata tutto, o almeno vorrei.

Ma la rabbia prevale nel mio cuore.
Mi ha mentito.
In questi ultimi giorni l'ho visto un po' distante ma credevo fosse colpa dei molti compiti, verifiche ed interrogazioni.

Riprendo la mia bici, e ritorno a casa con delle lacrime, sia di tristezza, sia di rabbia a rigarmi le guance.

Non ha avuto neanche il coraggio di venirmelo a dire lui stesso.
Bambino viziato del cazzo!

Devo tornare a casa mia, dalla mia mamma e dal mio
papà.
Devo tornare in italia.

Almeno per un po'.

E mentre i ricordi di casa mia e della mia famiglia riaffiorano, la nausea ritorna più forte di prima.

E se fosse...?
No, no, no.

𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 𝐀𝐔𝐓𝐑𝐈𝐂𝐄🤍
𝐂𝐢𝐚𝐨𝐨, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐞??
𝐒𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐢 𝐬𝐢𝐚 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐢𝐮𝐭𝐨⭐️
𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐬𝐚𝐫𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝✨
𝐔𝐧 𝐛𝐞𝐬𝐨𝐨💋

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