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IL RUMORE DI QUEL TRAPANO, AARGH

Jeff scavò con la paletta in plastica nel mucchio di caramelle gommose e ne pescò una manciata abbondante. Passò i dolciumi in un sacchetto, lo pesò e lo consegnò al cliente. Il signore, attempato e dalla schiena ricurva, voleva fare un regalino al suo nipotino per il compleanno e aveva propeso per i colori vivaci e zuccherosi delle caramelle. Jeff lo salutò amichevolmente e, quando la porta si richiuse provocando una lieve corrente d'aria, si prese una pausa. Da qualche giorno lavorava la mattina in quel negozio di snack e dolciumi, situato nella via ventilata che tagliava in due parti la città. Aveva ritenuto una buona cosa rimboccarsi le maniche per guadagnarsi dei soldini. "Per stare a casa a cazzeggiare alla play ho tutto il pomeriggio", aveva pensato. Si era fatto avanti a Chris, il proprietario, rendendosi disponibile per il resto dell'estate ed era stato assunto immediatamente.

Jeff si sedette dietro alla cassa in attesa di nuovi clienti. Chris era nel retrobottega, occupato ad aprire i pacchi portati dal corriere e a controllarne il contenuto. I suoi pensieri vagarono subito su James. Non lo vedeva da alcuni giorni, più precisamente dalla festa presso la sua scuola. Era un aspetto che poteva ancora giudicare come normale, ma ciò che gli risultava più strano era che il suo migliore amico non l'avesse neanche contattato e sentito al telefono. Raramente James si assentava così all'improvviso, senza fargli giungere sue notizie.

"Vorrei sapere dove si sta impelagando", auspicò.

Un grillo nella testa gli ripeté che James stava prendendo una brutta strada. Gli skater che frequentava, a prima vista, non rappresentavano lo stereotipo del ragazzo acqua e sapone, pulito, moralmente composto. Se James aveva assunto della droga alla festa, significava che l'aveva presa da qualcuno. E da chi, se non dai suoi integri e ragguardevoli nuovi amici? Arricciò il naso. Inoltre, James non si sarebbe sballato per sua sola iniziativa. Cattive influenze avevano di certo fatto la loro parte per spingerlo a quel gesto.

Jeff rimuginava tra sé e sé, quando dalla porta apparvero Chloè e Richard, radiosi in viso. L'amica esclamò: «Ehi, Jeff! Sono venuta a trovarti... ed ho portato con me il tuo bambino preferito».

«Uhh, è sempre un piacere vedervi», rispose Jeff. Non si aspettava quella visita, e ne fu piacevolmente stupito. Richard scattò verso di lui e gli schiaffò un cinque, poi si spostò verso il banco e si mise a scorrere col ditino il vasto assortimento di prelibatezze confezionate, sgranando gli occhi per la meraviglia.

Chloè commentò: «Stamattina mi sono resa conto che siamo già a metà luglio... il tempo vola, non trovi?»

Jeff annuì. In effetti restavano altri due mesetti prima di tornare in classe.

«Beh, quindi come va? Ti trovi bene qui?», gli chiese Chloè, cordiale.

«È un ottimo escamotage per ammazzare il tempo... comunque sì, e mi sono reso conto che concretizzare le richieste delle persone umanamente mi appaga molto», rispose con sincerità. Si mise il guanto, acciuffò un paio di soffici caramelle alla fragola e le porse a Richard. «Sshh, questo è un regalo», gli sussurrò strizzandogli l'occhiolino.

Richard masticò il regalo gommoso, assaporandolo ad occhi chiusi. «Eccezionale questa... Chloè, quante ne prendiamo?», le chiese.

«Quante ne bastano per farti venire le carie, mocciosetto», rispose lei sghignazzando. «So che il dentista è il tuo migliore amico... ahh, come fremi dalla voglia di accomodarti sulla sua poltrona reclinata!»

Richard mutò espressione. «Nooo! Lui mi fa troppa paura. Il rumore di quel trapano, aargh... meglio non pensarci.»

Jeff a braccia conserte si godeva divertito il simpatico siparietto familiare. Provava un sincero affetto per Chloè e Richard. Ormai erano parte integrante della sua vita.

Summer 98Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora