Un'ultima volta di @BandBfan93

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Mi guardo attorno, ma vedo solo bianco. E qualcosa che si muove, lentamente. Si solleva verso l'alto, si piega e si gonfia, quindi si sgonfia, come una tenda davanti una finestra lasciata aperta in un giorno di vento. Ma non c'è un filo d'aria.
Dove mi trovo?
Si apre un varco, come se dietro ci fossero mani che non posso vedere che tirano le estremità di questi corpi fluttuanti (sono sempre più convinta siano tendaggi) e qualcosa mi dice di andare al di là.

Lo faccio. Provo un misto di curiosità e di eccitazione con un poco di tensione data dal non saper cosa mi attende.
Pochi passi e sono in un altro luogo non tanto dissimile da quello di prima. La differenza - la sola - la fa la presenza di arredo tipico di una camera da letto. Al centro, un letto a due piazze, accanto, alla mia sinistra, un comodino, poco più in là uno specchio da terra di forma rettangolare, e un cassettone a lato.
Stile minimale e tutto bianco - i mobili, la cornice dello specchio, i cuscini e le lenzuola. Solo il letto, in ferro battuto verniciato di nero.

Sembra che qualcuno sia già stato qui. Le lenzuola sono sfatte e i cuscini stropicciati e non dove dovrebbero essere.
Ha qualcosa di molto famigliare questa stanza, ma per quanto mi stia sforzando non riesco a ricordare di essere già stata qui.
Mi avvicino al letto e mi vedo riflessa nello specchio.
Ciò che vedo mi sorprende.
Da quando ho i capelli corti?
Li ho sempre portati lunghi, ora a coprire la schiena, ora raccolti in uno crocchia, a seconda di cosa voglia risaltare del mio aspetto estetico - l'incarnato chiaro o gli zigomi e l'azzurro degli occhi sfruttando il netto contrasto con il nero pece del capello. Non mi sono mai vista coi capelli corti, però ora mi trovo bella anche con questo taglio ondulato e la frangia da un lato, forse anche più bella.

E questa sottoveste? E la vestaglia?
Non sono mie. D'estate, per via del caldo, tendo a dormire senza nulla addosso, mentre d'inverno con un caldo e comodo pigiama. Non ne ho proprio nel guardaroba, ma sembrano fatte su misura per me.
Se non altro, penso, è un tocco di colore di una stanza davvero monotona. Tutto questo bianco quasi mi accieca.
Mi volto verso il letto e c'è un alto tocco di colore che fa sentire meno solo ciò che ho indosso.

Vicino ai cuscini, ci sono una custodia rossa che ha tutta l'aria di nascondere al suo interno qualcosa di prezioso, forse un anello, e accanto una busta bianca con il bordo nero e due tulipani bianchi e un garofano.
Mi siedo sul letto e, incuriosita, prendo la custodia rossa. L'apro e al suo interno, come sospettavo, c'è un anello. Una trilogy di diamanti, per la precisione, in oro bianco.
Lo indosso, all'anulare sinistro.
È della mia misura, mi sta perfettamente. Ed è bellissimo.

Prendo il garofano, il mio fiore preferito, e lo porto sotto le narici. Inspiro e mi sento subito a casa, seduta al tavolino accanto alla finestra che dà sui cespugli di lavanda frequentati sin dal mattino presto dalle api e dai bombi.
La rimetto sul letto e prendo la busta.
Sopra c'è scritto, in rosso, il mio nome.

Per Melania.
L'apro e ne estraggo un biglietto.
«Ti ho amata, ti amo...»
«...e ti amerò sempre.»
La sua voce.
«Gilberto, sei tu?»
Silenzio.
Sento due mani che si poggiano sulle spalle e, lentamente, scendono lungo le braccia.
«Sei splendida.»
«Trovi?»
«Sempre. Ti piace l'anello?»
«Sì.»
«E i fiori?»
«Sì.»
«E cosa pensi della lettera?»
«Bella.»
«Cosa rispondi?»
«A quale domanda dovrei rispondere?»
«Giralo.»
Lo faccio.
«E tu?» «E tu?»
Mi è già stata fatta questa domanda.
«Lo sai già.»
Non sento più le sue mani sulle mie braccia. Dov'è andato?
«Permetti?»
«Mi hai spaventato.»
Mi prende la mano con la stessa delicatezza che se avesse sulla punta dell'indice una farfalla, pronto a lasciarla volare via, abbassa il capo e poggia delicatamente le labbra sull'anello.
«Scusa, non volevo.»
Sorrido.

Indossa un completo rosso scuro e una camicia color pesca con un farfallino sfatto che penzola ai lati del colletto.
Gli prendo il volto tra le mani.
Anch'io indosso una sottoveste in raso rosso intenso. Ma non era nera? E dov'è finita la vestaglia?
«Tutto bene?»
Che sta succedendo?
«Stai bene - con la barba, dico.» Mi sono sempre piaciuti gli uomini con la barba. «Ti risalta gli occhi.»
Ci scambiano uno sguardo intenso. Sorride.
Chiudo gli occhi - o li chiude lui per primo? Le nostre labbra si toccano. E io mi stendo sul materasso e un attimo dopo sento il suo corpo premere contro il mio e le sue labbra sulle guance, poi sul collo, seguendo la giugulare che sta pulsando.

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