May it be di @lexie2990

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May It be
Affido le mie promesse al vento

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Castello di Roch, Pembrokeshire
1189
Albeggiava sulle coste gallesi.
Un sole di fine estate incendiava le alte scogliere e si sollevava dal mare in cerca del suo zenit.
La campagna in quei giorni non era stata mai così arida. Le piogge sembravano un ricordo lontano, e non si vedeva una siccità simile da anni.
Molti dicevano che fosse colpa dell'imminente guerra. Le donne più anziane insinuavano che si trattasse di un cattivo presagio, voluto dal Signore per ammonire contro i peccati che sarebbero stati commessi.

Il castello di Roch era in fermento. Pur nelle sue esigue dimensioni, avrebbe ospitato a distanza di poche ore un gran numero di persone, venute a omaggiare il gruppo di crociati che dall'Inghilterra stavano raggiungendo il Galles, attraverso il canale di San Giorgio. Una nuova serie di guerre stavano per cominciare, portate avanti sotto il vessillo di Dio.

I preparativi giungevano sotto forma di urla e odori ad Aliena, ma lei preferiva godere della bellezza del panorama che le si stagliava davanti, mentre, con i piedi a penzoloni nel vuoto, sedeva sul ciglio di una scogliera a osservare il sole sorgere.
Il profumo della salsedine portata dal vento, il rumore delle onde che risaccavano sulle rocce, il calore timido del primo sole, tutto ciò inebriava la giovane, l'unica a non preoccuparsi affatto dell'imminente evento.

Sapeva di avere ancora del tempo prima che la sua cameriera si presentasse alla porta della stanza per svegliarla.

Suo padre, il conte di Roch, era in ansia da giorni e organizzava spasmodicamente il ricevimento degli ospiti, nella speranza di guadagnarsi il rispetto del re.
Sua madre, invece, pensava a un futuro roseo, intravedendo in questa occasione il momento ideale per trovare il suo sposo.

Nessuno si chiedeva cosa desiderasse Aliena, che tutto voleva, fuorché un fidanzato. Sapeva di essere in età da marito e questo le ricordava quanto si sentisse stretta in una vita che non percepiva come la sua. Una lady certo, con un comodo letto e lenzuola ricamate, e servitori pronti a compiacere ogni suo capriccio. Ma Aliena voleva altro. Desiderava una vita diversa, fatta di libertà e avventure, lontana dai canoni con cui era stata cresciuta e senza i doveri a cui, per nascita, era destinata a sottostare.

Tutto ciò che desiderava era un alito di vita, autentica, pura, magica. Un briciolo di felicità che avrebbe voluto vivere anche solo per un istante nella sua anonima esistenza, ma che avrebbe significato per lei il tutto.

Sospirò, allontanando un ciuffo di capelli che a causa del vento le era finito sul viso. Tolse le turnshoes per godere della piacevole freschezza dell'erba, almeno a quell'ora ancora umida.

Pen le diceva sempre che i suoi erano sogni di una ragazza viziata e spaventata di dover cambiare vita per trasferirsi al palazzo del suo sposo. Ma per Aliena non si trattava di ciò, o, quantomeno non solo.
Sentiva un senso di estraneità e di distacco rispetto a ciò che le sue coetanee vivevano. Aveva idee molto più chiare di quanto potessero credere gli altri, ma sapeva che non avrebbe potuto essere una donna libera in un'epoca storica in cui l'unico obiettivo era fare un accordo favorevole per rafforzare titoli e proprietà.

Sorrise pensando che in fin dei conti, si chiamava così per uno strano scherzo del destino e non solo perché la madre aveva voluto questo nome per ricordare la famosa Aliena d'Aquitania.

Il sole era alto ormai, presto Drusilla avrebbe bussato alla porta.
Non c'era più tempo per sognare, ma solo spazio per vivere di privilegi e doveri.
Aliena sapeva cosa doveva fare. Avrebbe messo il suo abito migliore e indossato la maschera di cui si prendeva cura da sedici anni ormai.
Avrebbe trovato un conte o, se fosse stata fortunata, perfino un duca a una orribile cerimonia che celebrava la guerra.
Ma avrebbe sorriso, sì. Avrebbe mostrato la sua bella presenza per soddisfare ciò che il Fato, la cultura o la storia avevano scelto per lei.

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