Capitolo 3

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Mi era mancato allenarmi ogni giorno. Sentire il sudore scorrere sulla pelle, i muscoli bruciare e il cuore battere forte contro le costole. È come se, dopo tanto tempo, fossi finalmente tornata in sintonia con me stessa. Ogni schiacciata, ogni ricezione, mi riporta alla realtà, mi tiene ancorata a terra. La pallavolo è sempre stata il mio rifugio, il mio modo di sfogare la tensione e di ritrovare un equilibrio, e ora più che mai, ne ho bisogno. Le giornate si stanno riempiendo di una routine che mi dà conforto: pallavolo la mattina, ricerca di lavoro il pomeriggio. È strano, ma in mezzo a tutto questo caos, sto iniziando a trovare una sorta di pace. Ogni volta che la palla vola oltre la rete, è come se stessi lasciando andare un po' delle mie ansie e preoccupazioni. Per la prima volta dopo molto tempo, non sento il peso di tutto ciò che è successo con Kelli, o del mio futuro incerto. Oggi dopo un allenamento particolarmente intenso, mentre sono sdraiata a terra a riprendere fiato, ricevo una chiamata. Il mio cuore fa un balzo, sperando che sia una risposta a uno dei tanti curriculum che ho inviato.

<Pronto?> dico, cercando di nascondere l'ansia nella voce.

<Salve, parlo con Allison Smith?> La voce è calma, professionale.

<Sì, sono io.> rispondo, sentendo un'ondata di speranza crescere dentro di me.

<Sono Julia Martins, del bar "Il Cappellaio Matto". Abbiamo ricevuto il suo curriculum e vorremmo invitarla per un colloquio. È disponibile domani mattina?>

Il mio cuore accelera. Finalmente, un'opportunità concreta. Mi siedo immediatamente, l'adrenalina che ancora scorre dalle vene dell'allenamento si mischia all'eccitazione.

<Certo, sono disponibile. Grazie.> cerco di mantenere la voce calma, ma dentro di me c'è un'esplosione di emozioni.

<L'aspettiamo allora domani alle 10. Buona giornata, Allison.>

Dopo aver riagganciato, rimango lì, seduta sul pavimento della palestra, a sorridere come una stupida. È solo un colloquio, lo so, ma significa che qualcosa sta finalmente iniziando a muoversi nella direzione giusta. Forse, è il segno che tutto questo impegno non è stato vano. Il coach ci chiama tutte per dirci una cosa molto importante così tutte ci alziamo ma io aspetto un pochino così Sophie mi prende in braccio e mi porta lei mettendoci a ridere.

<Allora ragazze gli allenamenti come avesti si fanno più duri e sono molto diversi, perché come sapete le olimpiadi si fanno vicine e vi comunico che in realtà sceglieranno o tutta la squadre aggiungendo altre tre giocatrici perché siamo poche ma non pensate che sia facile, la concorrenza è spietata. Voglio che diate il massimo, non solo per il nostro team, ma anche per voi stesse. Questo è il momento di dimostrare chi siete veramente.>

Le sue parole ci colpiscono come un fulmine. Le Olimpiadi. È il sogno di ogni atleta, il traguardo più ambito. Il pensiero di avere la possibilità di rappresentare il mio paese a un livello così alto mi fa venire i brividi. Tutte noi ci scambiamo sguardi carichi di emozione e tensione. L'atmosfera nella palestra è improvvisamente cambiata: c'è un'energia nuova, palpabile, fatta di determinazione e desiderio. Sophie, che mi ha appena messa giù ridendo, si fa improvvisamente seria, così come noi altre. Siamo tutte consapevoli che questa è un'opportunità unica, ma anche un'enorme responsabilità. In quel momento, mi rendo conto che i prossimi mesi saranno i più difficili della mia vita, ma anche i più eccitanti. Mentre ci riuniamo tutte intorno al coach per ascoltare i dettagli, sento un misto di adrenalina e ansia. L'idea di poter essere scelta per le Olimpiadi è incredibile, ma so anche che ci sarà molto da fare. Le prossime settimane richiederanno tutto da me: concentrazione, disciplina e sacrificio. Non posso permettermi di distrarmi, nemmeno per un secondo.

<Allison,> il coach mi chiama, interrompendo i miei pensieri. Alzo lo sguardo, e lui mi sorride con un'espressione che non riesco a decifrare del tutto.

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