Capitolo 7

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La macchina si fermò dolcemente davanti alla casa, e Allison si prese un momento prima di scendere. Il motore smise di vibrare, lasciando spazio al silenzio della sera, rotto solo dal fruscio delle foglie mosse dal vento. Sua madre spense i fari e la strada davanti a loro si immerse in una penombra tranquilla, le luci delle case vicine brillavano debolmente, creando un'atmosfera intima.

< Allison, sei sicura di stare bene?> chiese sua madre con dolcezza, voltandosi verso di lei con un'espressione premurosa.

<Sì, mamma. Sto bene..> rispose Allison con un sorriso che, per la prima volta da giorni, era sincero. <Sono solo un pò confusa e stanca tutto qui>

Sua madre annuì, il volto disteso. Non ci fu bisogno di altre parole. Allison aprì la portiera e scese, sentendo il fresco della sera avvolgerla. Una volta entrata in casa, il profumo familiare di legno e sapone le diede un senso di sicurezza. Si tolse il cappotto e si avviò verso la sua stanza. Mentre percorreva il corridoio, il suo sguardo si fermò su una vecchia foto appesa al muro: lei, Emma e Sophie sorridenti, al lago l'estate scorsa. Avevano passato quella giornata a ridere, a parlare di sogni e di progetti. Le sembrava un ricordo lontano, eppure così vicino nel cuore. Mentre osservava la foto sua sorella Lea la osservò.

<Sai pensando a quella foto vi ho fatto ringraziare 200 volte> disse con il suo tono scherzoso.

<Si sennò saremmo tornate a casa a piedi>

Si sedettero sul bordo del letto, e risero insieme, lasciandosi trasportare dai ricordi di quella giornata spensierata. Lea si distese leggermente sul letto, appoggiandosi ai cuscini, mentre Allison si accoccola accanto a lei, sentendo il calore familiare di sua sorella vicino. Era bello, in quel momento, avere Lea accanto a sé. Nonostante tutto ciò che le frullava in testa, quella connessione semplice e sincera con sua sorella era come un rifugio sicuro.

<Ti ricordi quando ci siamo perse cercando la strada per il lago?> chiese Lea ridendo. <E Sophie insisteva che la colpa fosse del GPS.>

Allison annuì, sorridendo. <Sì, e alla fine abbiamo trovato quel piccolo caffè nascosto nel bosco, che nessuno di noi conosceva.>

<Che giornata!> disse Lea, stiracchiandosi. Poi, abbassando un po' la voce, aggiunse: <Sento che ultimamente sei un po' distante, pensierosa. C'è qualcosa che non va?>

Allison rimase in silenzio per qualche secondo, fissando il soffitto. Non era facile mettere in ordine i suoi pensieri, ma con Lea sentiva di poter essere se stessa, senza filtri.

<Sono solo stressata tra il lavoro e gli allenamenti che ultimamente sono stressanti perché ovviamente a Giugno sapremmo quale delle nostre squadre chi parteciperà alle Olimpiadi e bisogna mettercela tutta per essere noi le scelte. E il lavoro mi mette sotto pressione.>

Lea ascoltò attentamente, poi si girò verso Allison con un'espressione di comprensione.

<Capisco... dev'essere davvero pesante cercare di dare il massimo in entrambe le cose. Ma non ti stai chiedendo troppo?> chiese con dolcezza, preoccupata per sua sorella.

Allison sospirò, incrociando le braccia dietro la testa. <Forse sì, ma non posso farci nulla. Se non do il massimo, rischio di rimanere indietro. Il lavoro richiede tantissimo, e poi ci sono gli allenamenti... sembra che non ci sia mai una pausa. E a volte mi chiedo se ne valga la pena, se sto sacrificando troppo.>

Lea si spostò un po' più vicino e le prese la mano.

<Allison, tu sei una delle persone più determinate che conosca, ma anche tu hai bisogno di respirare. Non puoi fare tutto perfettamente, e soprattutto non puoi fare tutto da sola. A volte bisogna fermarsi e riflettere su ciò che è veramente importante.>

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