𝑳𝑰𝑷𝑺 𝑶𝑭 𝑺𝑼𝑮𝑨𝑹

29. a dinner full of kisses

Jisung e Minho non si erano visti per le prime due settimane di maggio dato che erano stati molto impegnati tra lezioni extra di sport, studio e lavoro. Per Jisung mancava veramente poco alla fine della scuola, e gli esami lo chiamavano nel sonno, creandogli borse sotto gli occhi. Minho, a differenza sua, era ormai abituato a tenere esami, ma lo stress e la frustrazione rimanevano gli stessi di sempre. Se ci mettevi pure le preparazioni del saggio di fine anno e gli allenamenti intensivi per l'ultima gara, usciva fuori una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Nonostante l'esaurimento, riuscivano a sentirsi di tanto in tanto tramite messaggi oppure in chiamata, raccontandosi a vicenda come era andata la loro giornata.

Jisung sferrò un pugno ben assestato sulla spalla di Changbin che però non si smosse di un centimetro, rimanendo fermo al suo posto con uno sguardo di sfida. Il fatidico incontro a cui si erano preparati entrambi era oramai passato con una sfuriata di Changbin e delle scuse di Jisung perché quest'ultimo non era, purtroppo, riuscito ad arrivare in finale, perdendo invece al terzo round con un colpo micidiale in pieno viso. Ancora portava il livido violaceo sulla sua guancia destra.

Il coach, che osservava fuori dalle corde quella amichevole tra i suoi alunni, urlava ai ragazzi quello che dovevano migliorare, facendo salire il nervoso a Jisung e perdere la concentrazione dato che, quello richiamato di più, era proprio lui. Quel giorno non ci stava con la testa, probabilmente, e la sua ultima sconfitta doveva averlo destabilizzato parecchio dopo tutte quelle ore spese solo ad allenarsi duramente.

Se c'era qualcosa che Han Jisung odiava da impazzire era non vedere alcun risultato fruttare da tutti i suoi sforzi. Erano settimane che passava le sue giornate ad addestrarsi in palestra, a mantenere una dieta ancora più straziante, a sganciare pugni sul sacco da box e combattere corpo a corpo contro il suo allenatore, eppure nulla. Da quell'incontro è uscito perdente, e non ha nemmeno avuto il privilegio di scontrarsi sul ring contro Changbin. Malgrado lo stesse facendo ora sentiva comunque quei sassi pesargli sul petto, perché era consapevole che quello era solo un misero allenamento e non un incontro vero e proprio.

Gocce di sudore facevano a gara a chi arrivava prima sul mento dei due pugili, pronte a cascare poi sul pavimento. Sul quadrato la tensione di Jisung era palpabile, mentre Changbin si stava solo divertendo a placcare gli attacchi dell'amico. Il minore non riusciva proprio a divertirsi, presumibilmente aveva bisogno di una pausa, e questo il coach lo aveva intuito, ma comunque non fermò l'allenamento.

Changbin aggirò Jisung e in un lampo lo mise al tappeto senza che il più giovane avesse il tempo di reagire, di pianificare una strategia per contrattaccare. Jisung cadde a terra urlando dalla frustrazione, e si tolse di fretta e furia i guantoni, slacciando lo strappo con i denti. Le dita erano tutte sudaticce, come il resto del suo corpo d'altronde.

"Ho visto abbastanza per oggi." Emise in un sospiro l'allenatore, che in molti chiamavano Park. "La lezione finisce qui, ci vediamo venerdì. Tranne te Han." Enunciò infine, lasciando il nominato sbigottito.

Il diciottenne si alzò di scatto dal pavimento, lasciando cadere per terra i guantoni rossi. "Cosa? Ma coach-!"

"No Han, venerdì stai a casa a riposarti e basta. Ultimamente hai la testa fra le nuvole, e dato che di mezzo ci sarà anche la scuola è meglio che ti riposi. Non morirai se salterai per un giorno lezione." Sentenziò prima di dirigersi verso gli spogliatoi per non sentire le lamentele del ragazzo.

Dire che Jisung fosse scocciato era un eufemismo. Controvoglia si riprese i guantoni, sbuffando ogni secondo che si muoveva, sopracciglia increspate e labbra chiuse in una smorfia di sconforto. Era stufo, di tutto, e l'unica cosa che voleva fare adesso era tornare a casa e dormire per otto ore consecutive.