Il mattino seguente Zora si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva più forte del necessario, come se volesse già preannunciare la giornata che l'attendeva. I primi raggi del sole penetravano debolmente dalla finestra accarezzandoglə i lineamenti del viso ancora indolenziti e addormentati, filtravano tiepidi attraverso le tende di lino grezzo, gettando una luce dorata e tremolante sui muri di pietra. La sua camera era un piccolo santuario, un luogo dove ogni angolo sembrava respirare magia. Le pareti, ricoperte da una morbida tappezzeria color cremisi scuro, erano decorate con intricati motivi dorati che, a un'occhiata più attenta, sembravano muoversi impercettibilmente disegnando rune e simboli arcani che si illuminavano appena al passaggio dei raggi solari. Attaccate sopra di esse c'erano delle mensole stracolme di libri rilegati in pelle con chiusure metalliche e tra di essi si trovavano delle ampolle di vetro soffiato in varie tonalità di verde, blu e oro.
Sospesi in aria invece, vicino al soffitto a cupola, piccoli cristalli fluttuavano lentamente, emanando un'iridescenza soffusa e cangiante che cambiava tonalità come sintonizzata sull'umore della stanza stessa. Al centro si trovava un grande tavolo circolare in legno di quercia che dava subito nell'occhio non appena ci si mettesse piede all'interno, coperto da pergamene scritte con un inchiostro bianco su carta scura. Accanto alla finestra, Zora teneva un telescopio d'argento finemente decorato e puntato sempre verso il cielo. In un angolo invece, si poteva vedere una piccola fiamma blu che bruciava costantemente in un braciere di rame, mantenendo la temperatura della stanza piacevolmente calda. Mentre lateralmente ad essa vi era un albero in miniatura che stava crescendo in un vaso di pietra, dai i suoi rami nascevano fiori che cadendo lasciavano piccole scintille che prima di toccare il pavimento sparivano dissolvendosi.
L'aria era fresca, pungente, odorava di rugiada e terra umida. Amava sentire il profumo dell'atmosfera mattutina alle prime luci dell'alba, il ginguettio intermittente degli uccellini glə scaldava l'animo e adorava vedere come il sole spuntava da dietro le montagne mostrando la sua pelle rossa che mano a mano perdeva colore diventando solo una grossa palla di fuoco ardente.
Si stiracchiò rimanendo sdraiatə sotto le lenzuola, i muscoli erano ancora rigidi per la notte passata, dopodiché si lasciò scivolare fuori dalle coperte, i piedi nudi che toccarono il pavimento freddo glə diedero modo di riconnettersi con la realtà. Sentiva un nodo allo stomaco, una leggera tensione che si mescolava alla sensazione di essere osservatə, anche se sapeva bene che non c'era nessuno lì, tranne il silenzio della stanza. La sua mente voleva ignorare ciò che era successo poche ore fa, egoisticamente stava pensando di non parlarne con nessuno, non voleva che si rovinasse il momento che stava per cominciare. Avrebbe tenuto il segreto solo per sé e non ci avrebbe pensato più, molto probabilmente era stata solo una reazione dovuta alla vista del Doragnum, alcuni racconti delle esperienze precedenti parlavano degli effetti post-traumatici dell'incontro con la creatura quindi quasi sicuramente era capitata la stessa cosa a ləi.
Con movimenti lenti e misurati, si avvicinò al piccolo specchio di forma rettangolare oblunga che teneva appeso al muro con un chiodino. La sua immagine riflessa glə restituiva una cascata di capelli bianchi arruffati, ormai era da prassi svegliarsi così, ancora non aveva trovato una maniera per tenere a bada la chioma color della neve. Si passò una mano tra i ricci cercando di domarli, ma l'ansia da prestazione glə serrava la gola ogni qualvolta i suoi pensieri si andavano a concentrare sulla cerimonia. Oggi tutti gli Hellavian avrebbero festeggiato per ləi e ancora non ci credeva.
Aveva passato anni a rimanere nell'ombra di chiunque vivendo la propria vita nella tranquillità lontanə da qualsiasi fonte di disturbo e poi da un momento all'altro si era ritrovatə ad assistere ad una celebrazione di un intero villaggio tutta incentrata su di sé. Non sapeva neanche come ci si dovesse comportare ad un evento del genere, avrebbe dovuto fare un discorso? Raccontare per filo e per segno ogni cosa che era accaduta? O rimanere semplicemente al centro dell'attenzione per un po' aspettando che poi tutti quanti ripredessero a pensare a sé stessi? Non aveva la minima idea di come si sarebbe svolta ma sapeva che sarebbero venuti in molti e questo creava non poca ansia.
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ALPHA 24
FantasyZora fa parte della generazione degli Hellavian, vive ad Alpha 24 insieme alla sua comunità e al suo piccolo villaggio. Niente sembra andare storto fino a che un giorno, una vocazione cambia l'ordine delle cose portando terrore e disgrazia per il fu...